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Mediorientale

mercoledì 27 aprile 2011 Generico 0 commenti

RIASCOLTA LA CONVERSAZIONE CON MASSIMO BORDIN SULL'ATTUALITA' DAL MEDIORIENTE:

Sintesi degli argomenti:

La situazione in Siria sta diventando sempre più preoccupante. Il significato delle rivolte siriane è diverso da tutte le altre sinora avvenute nella regione mediorientale: sulla scacchiera assume un'importanza maggiore che si muove su linee che vanno dagli Stati Uniti e arrivano fino all'Iran.

Washington ha tentato negli ultimi anni un riavvicinamento con Damasco, dopo il picco di tensione raggiunto con l'assassinio di Rafiq Hariri, l'ex-premier libanese colto in un attentato mortale archittettato presuntamente da elementi dell'intelligence siriana.   

Anche per l'Iran, la Siria ricopre un'importanza nevralgica: i legami militari, politici ed economici tra i due paesi sono fortissimi. Basti pensare al fatto che Damasco offre ospitalità politica e logistica a Khaled Meshal, il leader di Hamas, il movimento islamista palestinese coccolato dagli Ayatollah. E ancora: le due navi che hanno passato lo stretto di Suez per la prima volta nell'Egitto post-Mubarak, hanno trovato rifiugio proprio in un porto siriano.

Non ultimo i legami tra Damasco e Teheran passano anche per il lontano legame religioso esistente tra il regime sciita iraniano e l'elite alauita che governa la Siria. Gli alauiti d'altronde sono pur sempre degli sciiti. La Siria insomma è da sempre l'avamposto dell'Iran.

Le proteste siriane e il fatto che il presidente siriano Assad abbia mandato l'esercito e stia facendo uccidere centinaia di cittadini cambia però lo scenario. Tale la crudeltà in atto che stanno emergendo delle domande sul perché non avvenga per la Siria di Assad quello che sta avvenendo per la Libia di Gheddafi.

Un diplomatico inglese diceva sul medioriente: “Alcuni paesi arabi esportano petrolio. Altri solo datteri. Mentre la Siria esporta solo guai.” Una ragione per cui molti paesi - europei in testa - se ne tengono alla larga.

Ma come reagisce Israele di fronte a questi cambiamenti in Siria? La stampa israeliana è molto concentrata. Le ripercussioni delle rivolte siriane sulla politica di sicurezza di Israele possono essere di grande portata per la sicurezza dello Stato ebraico, alla luce anche della disputa di confine sulle alture del Golan che dal 1967 rimangono sotto controllo israeliano.

Due possibili scenari per la Siria: una destituzione di Assad con una presa di potere da parte dei militari su modello egiziano. Quest'ultimo è uno scenario poco probabile visto che l'esercito siriano non sembra dotato dello stesso livello di autonomia dal potere civile come nel caso dell'esercito egiziano. Il secondo possibile scenario è l'implosione totale del regime alauita autocratico di Assad sotto la pressione delle rivolte. 

La possibile deflagrazione del regime siriano potrebbe riportare alla ribalta la Fratellanza Musulmana in Siria. Sunniti e perseguitati da Assad padre, i Fratelli potrebbero cogliere l'opportunità di ritagliarsi un ruolo nuovo nel futuro del paese.

Oltre alla Siria esiste anche la questione del nuovo corso diplomatico tra l'Egitto nel dopo Mubarak e l'Iran degli Ayatollah. I vertici della diplomazia del Cairo e di Teheran hanno annunciato che presto avverrà lo scambio degli ambasciatori. Si conosce già il nome di quello che l'Iran vorrebbe mandare al Cairo. Non ancora annunciato, invece, il nome della controparte diplomatica egiziana a Teheran. Un temporeggiamento, quello del governo della giunta militare egiziana, che si spiega con la pressione esercitata dall'Arabia Saudita la quale è fortemente preoccupata dal riavvicinamento tra l'Egitto e l'Iran. Al termine di un incontro con il primo ministro egiziano a Riad di pochi giorni fa, i vertici politici dei Saud hanno diramato un comunicato ufficiale alla visita nel quale si ribadiva l'accordo sul principio di non ingerenza negli affari interni egiziani da parte di forze esterne. Un riferimento esplicito al contenimento di quel ruolo politico che l'Iran vorrebbe giocare nel futuro dell'Egitto.

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