Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

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Mediorientale

venerdì 29 maggio 2020 Generico 0 commenti
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Netanyahu alla sbarra tra proteste e sospetti. E lui: «Un colpo di Stato»

lunedì 25 maggio 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 25 maggio 2020

Infuriato e a testa alta, mentre Gerusalemme prendeva fuoco con manifestazioni, urla, cartelli pro e contro, quando Benjamin Netanyahu si è presentato alle tre del pomeriggio al tribunale come imputato, si è tolto la mascherina, si è posto di fronte al microfono circondato dai suoi Ministri (tutti con le mascherine) e ha sparato: "Lo scopo di questo processo è fare quello che con le elezioni, che da 11 anni mi danno democraticamente ragione, non sono mai riusciti a fare: eliminare un primo ministro forte e il suo governo di destra. Pensavano che mi sarei piegato, che mi sarei accucciato come un cucciolo impaurito, ma io non sono un cucciolo. E questo processo, pieno di impicci e falsificazioni, dovrete trasmetterlo tutto in diretta, da capo a fondo, perché la verità sia ristabilita". No, non è un cucciolo, anzi un "poodle", un barboncino, come ha detto. E' il Primo Ministro che ha battuto con 11 anni di florido potere persino Ben Gurion; che arriva al processo dopo avere guidato il Paese fuori dalla pandemia con misure dure e precoci; che è riuscito ad arrivare al processo da Premier di una impossibile coalizione a rotazione.

L'accusa formale del procuratore generale venne il 21 novembre, il 28 gennaio l'accusa è stata formalizzata, e le tre elezioni (col Likud sempre in crescita nonostante le accuse), il Coronavirus e le trattative di governo hanno allungato i tempi. Netanyahu ieri ha sostenuto che un gruppo elitario e compatto di politici, giornalisti, giudici ne ha decretato la persecuzione, e che per questo il Paese ha sofferto inganni, false testimonianze, prove fasulle e forzate, invenzioni giuridiche inesistenti. Le tre imputazioni, tutte incerte e pericolanti, richiedono per il dibattimento una massa di carte e di testimoni per cui, dopo questa prima seduta di pure formalità, i tre giudici, il procuratore Mandelblit, il Pubblico Ministero Liat Ben Ari si preparano a un processo lunghissimo. Non si porrà probabilmente, quindi, il problema di gestione del Governo fino alla rotazione con Benny Gantz fra 18 mesi.[...]

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "Comincia il processo contro Benjamin Netanyahu"

lunedì 25 maggio 2020 Generico 0 commenti
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Mediorientale

venerdì 22 maggio 2020 Generico 0 commenti
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Abu Mazen minaccia (e bluffa) «Stop a tutti gli accordi di pace»

giovedì 21 maggio 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 21 maggio 2020

Mahmoud Abbas, al secolo Abu Mazen, ha un'ambizione chiara: essere ricordato come Arafat, l'uomo che ha vissuto per trascinare parte del mondo in uno scontro frontale con Israele, con lo scopo di destrutturane le alleanze internazionali, prima fra tutte quella con gli Stati Uniti, e la sua stessa legittimità. Così, con un ennesimo "armiamoci e partite" che ancora, finché scriviamo, non ha effettività pratica, ha giurato con un discorso urlato di voler cancellare ogni tipo di accordo con Israele.

La minaccia investirebbe la vita civile, dall'elettricità all'acqua ai patti di sicurezza (che difendono lui e la West Bank almeno quando difendono Israele), agli accordi Oslo del '93, di Hebron del ‘97, di Wye River del ‘98. Difficile che lo faccia: salterebbe la cornice dell' amministrazione civile e di commercio, la cooperazione, gli accordi per la sanità... La ragione conclamata nella rabbia è la paura che Netanyahu, adesso che è Primo Ministro, si affretti a realizzare il piano Trump che prevede l'annessione del 30 per cento della West Bank e della Valle del Giordano. Non sarà certo questione di pochi giorni, ma certo la proposta di Trump è sul tavolo sia di Netanyahu che per Gantz, che sarà fra 18 mesi Primo Ministro a rotazione. Le elezioni americane di novembre incombono sulla rielezione di Trump: Israele ne tiene certo conto, come i palestinesi che vogliono fare rumore almeno fino ad allora.[...]

Gli USA avvertono Israele della minaccia cinese

lunedì 18 maggio 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 18 maggio 2020

Ci mancava solo la strana morte del 52 enne ambasciatore cinese Du Wei trovato esanime nella sua villa per incrementare i grattacapi sulla questione cinese a Gerusalemme: un energetico personaggio ligio a Xi Jinping, e che d'un tratto, dopo la visita di Pompeo due giorni fa e un seguito di furiose dichiarazioni contro il Segretario di Stato, lascia questa Terra. Un serial di Netflix sul Mossad e la Cina sarà certo già per strada.

La veloce visita di Mike Pompeo a Netanyahu segnala al mondo intero la determinazione americana nell'affrontare la questione cinese. E' vero, il Segretario di Stato alla vigilia dell'insediamento del Governo, è venuto anche per il Piano Trump, che aspetta sul tavolo di Bibi. Ma la Cina è stata il nodo urgente della conversazione: una amicizia essenziale, dopo il virus e fra imprevedibili sviluppi mediorientali, coll'Iran alle porte, non sopporta che il Dragone avvolga qui la coda. E Pompeo ha sparato quello che potrebbe dire a ognuno dei Paesi che intrattengono intensi rapporti commerciali con la Cina, perché con Xi Jinping ogni rapporto commerciale, attraente e grandioso quanto può apparire, contiene un significato binario, soldi e politica, assorbimento in un sistema e controllo, merci e informazioni, Via della Seta e Made in China 2025. [...]

VIDEO Informazione Corretta: "Il commento di Fiamma Nirenstein sul caso di Silvia/Aisha Romano"

giovedì 14 maggio 2020 Generico 2 commenti
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Inchino del governo allo jihad

martedì 12 maggio 2020 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 12 maggio 2020

La libertà di religione e di opinione non c'entrano con la scelta di Silvia: si tratta di accettare, comunque la si travesta, l'opzione di distruggere l'Occidente con le sue libertà dopo un training ideologico di quasi due anni in cui si è ripetuto che si deve scegliere la morte sulla vita. Questo è il  mantra che ripete il mondo in cui la ragazza italiana rapita è stata indottrinata, non risulta che in parallelo abbia frequentato una scuola di Islam moderato.

Proveniente da quell'ambito Silvia dopo 536 giorni di prigionia nelle mani dei terroristi di al Shabaab e un prezzo forse di 4 milioni pagato dal governo italiano, è scesa dal volo da Mogadiscio incartata nel jilbab. Avrebbe potuto giungere almeno vestita come Silvia faceva, dato che l'abito in certe occasioni fa il monaco, e lo si indossa a seconda delle circostanze. Poiché la consideriamo un essere intelligente e volitivo, dobbiamo pensare che abbia usato il suo corpo per  violare l'icona in base alla quale l'Italia ha combattuto una battaglia di servizi segreti italiani e turchi per 18 mesi.

L'icona era quella di Silvia Romano, 23 anni, giovane, sbracciata, abbronzata, scherzosa come lo sono i ragazzi in giro per il mondo per una buona causa, circondata a volte nelle foto da piccoli visi scuri e ridenti. Quella ragazza non c'è più: avanza giù dalla scala dell'aereo Aisha, imbacuccata, reduce da un misterioso rapporto in cui il gruppo terrorista al Shabaab l'ha costretta o ipnotizzata. "Sono diventata islamica" ha detto subito, fiera del suo nuovo nome, aggiungendo come in una reclame che nessuno l'ha costretta a farlo. Anzi, la trattavano bene, ha detto, immemore del fatto che quelli come gli Shabaab delle donne fanno schiave sessuali, le vendono, le picchiano, le lapidano quando le sospettano di tradimenti, le usano per il riposo del guerriero, come fattrici del terrore, o suicide. [...]

Mediorientale

venerdì 8 maggio 2020 Generico 0 commenti
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Israele oltre l'emergenza. Al via negozi, asili, hotel

giovedì 7 maggio 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 07 maggio 2020

Israele, con la maschera e i guanti, si avventura nello sconosciuto mondo della ripresa. Per ora si può dire che abbia attraversato il fuoco alla grande: con circa la stessa popolazione della Svezia, sui 10 milioni, ha avuto 237 morti (su circa 10mila malati) contro 2500; il Belgio, che conta 11 milioni di abitanti, purtroppo ha subito 7500 lutti, 34 volte quelli di Israele. E da questo fine settimana si ricomincia con preoccupazione e speranza, a vivere: ci si può avventurare sui mezzi pubblici lontano da casa e persino fuori città; il lavoro riprende negli uffici, nei negozi,e nelle officine, sempre con numeri chiusi e cautele; così anche le riserve naturali si può andare al mare senza fare il bagno, da un paio di giorni si può andare dai nonni, ma senza abbracciarli; in uno spazio aperto 20 persone possono riunirsi; domani riaprono, oltre i negozi di strada, anche i grandi centri acquisti e gli alberghi. E mentre già le scuole sono tornate domenica scorsa a funzionare per la gran parte, fra due giorni si riaprono persino gli asili. Tutto con restrizioni, distanziamento, igiene e mascherine. E anche con molta confusione, la gente qui come ovunque insiste per aver chiarimenti ulteriori.

E per ricevere il più rapidamente possibile la somma di sostegno che già viene direttamente versata sul conto corrente dei commercianti e lavoratori richiedenti che si autocertificano, e che già in 190mila hanno, secondo il governo, ricevuto il contributo fino a 10mila shekel, 2.750 euro: "Le verifiche le faremo tutte più avanti" ha detto Netanyahu nell'ultima delle sue mille apparizioni. Ha spiegato e risposto a lungo in tv eccitato, preoccupato ma deciso...Tutto insieme, nel riaprire la vita bloccata da due mesi. Israele non si impressiona per le mascherine: al tempo di Saddam Hussein la gente girava per le strade con la maschera antigas, non la mascherina, appesa al braccio, e la sirena spesso annunciava un bombardamento. L'isolamento, per chi conosce, come tutti i rifugi, e le istruzioni del fronte interno, è triste, difficile, ma non spaventoso. Si deve vivere, lo si fa al meglio.[...]
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