Il Giornale
La vittoria di Malala: i talebani le chiedono scusa
Il leader degli estremisti pakistani è costretto a piegarsi. E in una lettera si dice sconvolto per l'"incidente" e la invita a "frequentare una madrasa"
Che gran furbastro, il leader talebano che chiede scusa a Malala e così riesce a ottenere titoli in tutto il mondo. La notizia è di ieri: Malala Yousufzai fra tanti messaggi di affetto e di congratulazioni giunti dopo il 12 luglio giorno del suo 16simo compleanno, ne ha ricevuto uno davvero speciale. Malala aveva svolto all'Onu un discorso commovente e di grande impatto, ricordando come i talebani le avessero sparato perché, nonostante la discriminazione che imperversa in Pakistan, voleva andare a scuola e istruirsi. La ragazzina, che ha incitato tutti i bambini a non accettare il divieto all'istruzione e a non farsi prendere dalla paura, ha ricevuto grandi applausi (forse l'Onu ha dimenticato per una volta che si tratta di una critica al mondo islamista) e incoraggiamenti. Ed ecco che, con copia consegnata anche al Channel Four News in Inghilterra, arriva una lettera strana: è scritta proprio dal leader dell'organizzazione pakistana che ha rivendicato l'attacco a Malala, «Tehriru Taliban».[...]
L'Europa taglia fuori Israele e allontana ancora la pace
Finalmente tutto l'irragionevole livore dell'Europa contro Israele ha superato i confini delle solite condanne, e si è rovesciata in un documento bilioso, degno di una Ong di attivisti filopalestinesi, e che porterà grandi danni economici e morali: li porterà a Israele perché ne delegittima la politica e infine la stessa capacità di decidere che cosa sia necessario alla sua sopravvivenza; all'Ue perché la rende un corpo squilibrato e quindi escluso da eventuali colloqui di pace cui invece John Kerry, alla sua quinta visita in Medio Oriente, sembra avvicinarsi; ai palestinesi perché il numero di coloro che hanno interessi primari nella convivenza con gli ebrei anche nei territori oltre la Linea Verde è certo molto maggiore di quello dei loro politici.[...]
Così l'Egitto sconvolge il Medio Oriente
L'addio forzato di Morsi al potere assesta un duro colpo all'ambizioso Qatar e rilancia Arabia ed Emirati
Abbiamo esaurito le esclamazioni di stupore. Quello che (a quanto sembra) è successo il 5 luglio, quando notizie non confermate ci dicono che Israele abbia attaccato un deposito siriano di armi, trascende le sorprese cui ormai il Medio Oriente ci ha abituato. Non solo Israele avrebbe eliminato a Latakia, sulla costa siriana, missili Yakhont di fabbricazione russa che, se in mano di Assad o degli Hezbollah, cambierebbero l'equilibrio strategico della zona. Il fatto è che, secondo il Sunday Times, gli aerei israeliani, e qui possiamo spalancare la bocca, sarebbero decollati da una base turca. Questo significherebbe che l'inimicizia della Turchia verso la Siria e anche il suo distacco dalla Russia, sono più forti dello scontro micidiale con Israele di cui Erdogan ha fatto una bandiera. La Turchia nega e Netanyahu, come sempre gli israeliani, non parla: questo non cambia l'impressione che un Medio Oriente davvero nuovo e contrario a ogni aspettativa stia emergendo con la guerra siriana e la rivoluzione egiziana. La mappa oggi ci mostra un Medio Oriente fatto di vincitori e vinti tutti nuovi, e persino la consueta divisione tra sunniti e sciiti non funziona più. La danza è aperta.[...]
Israele non è un mostro che arresta i bimbi
Sofri, indignato per il piccolo fermato dai soldati, ignora le vittime dei palestinesi
Ieri è stata dimessa per il fine settimana dall’ospedale Adel Biton, una bambina israeliana di 3 anni, dopo 4 mesi di ospedale in condizioni gravissime: la macchina guidata dalla mamma era stata colpita da pietre lanciate da palestinesi, e Adel ha subito ferite alla testa che ancora creano conseguenze critiche. E’ un puro scandalo morale e intellettuale trovare in prima pagina di Repubblica la virtuosa requisitoria di Adriano Sofri sul bambino palestinese fermato dall’esercito israeliano.[...]
Ira dei diplomatici Usa: ambasciate in vendita
Obama accusato di nominare i suoi più generosi finanziatori
Non è ancora arrivato e già un tifone diplomatico si abbatte sul nuovo ambasciatore americano a Roma, e proviene dalla sua propria casa, gli Stati Uniti. Una schiera di diplomatici importanti come Thomas Pickering, che ha rappresentato gli USA in Russia, in Israele, in India…ha imbracciato la carabina: Obama sta compiendo un atto di pura simonia, ha detto, vendendo le ambasciate ai suoi più fedeli finanziatori. Con lui ha alzato la voce, fra gli altri, Susan Johnson presidente dell’American Foreign Service Association. Ormai si parla di cartellini del prezzo su ogni ambasciata: se hai dato a Obama circa 1 milione e 800mila dollari per la campagna presidenziale, sei sicuro di ottenere una bella missione all’estero.[...]
Colto e ricco, a Roma un obamiano di ferro
Il nuovo ambasciatore Usa ama l'Italia e ha un resort in Toscana. Che ha hatto ritardare la nomina
Si può definire un bel signore il nuovo ambasciatore americano John Phillips. Porta la sua mezza età con eleganza sportiva, ed ha una quantità di doti del nostro tempo, l’educazione e la laurea in legge californiana, cioè colta ma libertaria, poi completata dalla serietà composta di un grande studio a Washington, “Phillips e Cohen” da cui si è dimesso solo quest’anno per dedicarsi interamente alla nuova professione dopo un lavoro eccellente. Chi ci troveremo di fronte dunque a Villa Taverna dopo David Thorne, gioviale cognato di Kerry, impegnato ultimamente a sciogliere gli impicci creatigli dalle attività di spionaggio americane all’Unione Europea che investono anche l’Italia, per la quale la ministra degli Esteri Emma Bonino, come ha detto, di fare chiarezza assoluta? Innanzitutto ci troveremo di fronte un obamiano a tutto tondo[...]
Ma ci può essere un colpo di stato senza stato?
Dunque, è un colpo di stato militare? Obama tace, prolungando la spaventevole assenza americana nel tumulto internazionale, e lasciando ai suoi di biasimare l’esercito egiziano con la virtuosa richiesta di restituire il potere alla società civile. I vedovi delle primavere arabe mettono l’accento sulla richiesta di democrazia delle folle egiziane, chiedono all’esercito di tirarsi indietro e scansano l’idea del colpo di Stato militare. Ci si scorda che militare era Nasser, militare era Sadat, militare il governo, per cinquemila anni, dell’unico Paese arabo vero in un mondo fatto a matita dall’accordo Sykes Picot nel 1916, quando si spartì l’impero Ottomano.[...]
La nuova illusione della piazza araba
La folla che si è ribellata a Mursi è la stessa che lo sosteneva. Inutile sperare nel “lieto fine" democratico
L’esercito ha dunque estratto Mursi dal palazzo, ha messo “sotto protezione” anche gli altri membri importanti della Fratellanza Musulmana, ha occupato la comunicazione radiotelevisiva. Fa un effetto terribile vedere l’Egitto, culla, col grande Nilo, di una parte fondamentale della civiltà del genere umano il cui stereotipo è dentro ciascuno di noi, andare a pezzi. Perché proprio questo accade sotto i nostri in occhi in queste ore, e nessuno si illuda: per ora non c’è in vista nessuna soluzione democratica. Le magnifiche sorti e progressive sono rimandate. L’esercito si farà da parte in favore del Consiglio Popolare ad interim che ha annunciato, ma è chiaro che il governo di Morsi, più ancora che dalla folla rivoluzionaria, è stato spodestato dai generali, che hanno agito con senso di necessità per evitare stragi inutili. Tuttavia mentre le mayadin (le piazze) ondeggiano d’odio e si scontrano, mentre l’esercito cerca di controllare la situazione, noi ci inventiamo una storia a lieto fine, con i buoni, cioè i laici, che prendono il potere e cacciano i cattivi, cioè Mursi e i suoi islamisti.[...]
Caro Letta, dì la verità a Netanyahu e Abu Mazen
Il nostro Primo Ministro Enrico Letta, in visita in Medio Oriente e all’Autorità Palestinese, ha una grande chance: dire la verità. Probabilmente la ragione per cui Kerry se ne è tornato a casa ieri senza l’impegno per nuove trattative è stata la timidezza dell’amministrazione Obama, che accarezza i Fratelli Musulmani fino alla tomba politica dell’Egitto, ignora il disastro in Siria fino 100mila morti e il terrorismo in Libia finché gli uccidono l’ambasciatore, seguita nell’idea che Erdogan sia un mediatore ideale. Dunque, ecco cosa dovrebbe dire Letta ai due leader Benjamin Netanyahu e Abu Mazen se volesse aiutarli. [...]
Armare i ribelli è una follia
Ancora non si sa con certezza se le vittime dell’esecuzione mostruosa cui ci tocca assistere su YouTube siano frati francescani oppure no. Pare che la notizia, smentita dal Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa nasca da una sovrapposizione con un’altra brutta notizia: Halim Noujaim, ministro regionale della Chiesa, aveva infatti comunicato che il giorno prima un gruppo di ribelli era entrato nel convento di Ghassaniye che avevano distrutto dopo averlo razziato, e dopo, secondo il comunicato, aver ucciso un eremita cattolico, padre Francois. Come consolazione ci dicono che il corpo di padre Francois è integro, e degli altri non si sa. Se siano frati non è dunque certo, di sicuro ipotesi della Custodia di Terra Franca che il video sia fatto per terrorizzare i cristiani non è peregrina: certo, di nuovo gente innocente macellata in nome di Allah, stavolta perché erano al “ soldo del regime”, nell’agenda di uno di loro compariva il numero di un militare dell’esercito siriano. I tre erano anche accusati, dice il comunicato, di avere fornito armi a Bashar Assad. Per nove minuti abbiamo modo, guardando l’inguardabile, di prendere nota del fatto che: il miliziano “ribelle”, l’assassino, parla con accento ceceno. I ribelli fanno ormai parte di brigate internazionali, proprio come la parte avversa che conta iraniani e Hezbollah.[...]