Ira dei diplomatici Usa: ambasciate in vendita
Il Giornale, 12 luglio 2013
Obama accusato di nominare i suoi più generosi finanziatori
Non è ancora arrivato e già un tifone diplomatico si abbatte sul nuovo ambasciatore americano a Roma, e proviene dalla sua propria casa, gli Stati Uniti. Una schiera di diplomatici importanti come Thomas Pickering, che ha rappresentato gli USA in Russia, in Israele, in India…ha imbracciato la carabina: Obama sta compiendo un atto di pura simonia, ha detto, vendendo le ambasciate ai suoi più fedeli finanziatori. Con lui ha alzato la voce, fra gli altri, Susan Johnson presidente dell’American Foreign Service Association. Ormai si parla di cartellini del prezzo su ogni ambasciata: se hai dato a Obama circa 1 milione e 800mila dollari per la campagna presidenziale, sei sicuro di ottenere una bella missione all’estero.
No, non si può certo ridurre la personalità del nuovissimo ambasciatore americano in Italia John R. Phillips a quella di un banale fund raiser, ovvero di sostenitore finanziario del Presidente Obama. Ma il fatto che in un giorno solo il Presidente abbia nominato tre nuovi rappresentati all’estero tutti appartenenti alla schiera dei suoi migliori finanziatori ultramilionari e abili strateghi della raccolta fondi, ha cominciato a sollevare onde. Sui giornali americani si fa notare che Obama ha portato ieri a 11 il numero dei diplomatici da lui prescelti nell’ambito dei suoi amici danarosi. Gli ultimi tre sono appunto: l’avvocato John R. Phillips che ha contribuito, si dice, con 500mila dollari; Matthew Barzun, nominato ambasciatore in Gran Bretagna e Irlanda, che nella campagna di Obama, di cui presiedeva la parte finanziaria, ha raccolto fino a 700 milioni di dollari; e infine Crystal Nix Hines che ha raccolto 500mila dollari e che è stata nominata rappresentante permanente degli USA all'Organizzazione educativa, scientifica e culturale delle Nazionini Unite. L’Organizzazione ha sede a Parigi. La signora Nix Hines è un’avvocato di successo che ha fatto anche la producer televisiva e scrittrice. Barzun invece quando Obama lo ha affascinato era già un investitore specializzato nelle compagnie di start up, ed è già stato ambasciatore in Svezia prima di dimettersi nel 2011 per lavorare nella più stretta cerchia organizzativa di Obama.
Il nostro ambasciatore, John Phillips è un personaggio la cui biografia è ben tornita e oltremodo di alta classe come si conviene alla cerchia della nuova borghesia obamiana, colta e liberal, con grande gusto estetico, un po’ europea. Phillips è stato definito “uno dei cento avvocati più influenti d’America” e il suo grande impegno nel campo dei diritti umani, dell’ambientalismo e dei diritti dei poveri gli ha creato una fama indiscutibile. Questa, va a braccetto con quella di innamorato dell’Italia e anche di imprenditore del suo hobby, proprietario com’è di un magnifico residence a cinque stelle nella campagna toscana, una fortuna da dieci milioni dollari. Sua moglie è una delle più quotate strateghe di Obama. Insomma, Phillips fa parte di una classe dorata di persone molto ricche, molto fortunate, molto colte, molto liberal, assurti nella perfezione obamiana come si è disegnata in questi anni.
Il presidente li promuove senza eccessive remore, tanto che un terzo degli ambasciatori da lui nominati sono suoi entusiasti sostenitori: secondo USA Today, sette dei nuovi ambasciatori hanno messo insieme 500mila dollari di contributi, e un ottavo, Rufus Gifford ha diretto la campagna che ha raccolto più di 715 milioni per la campagna del 2012. Poi, è stato inviato come ambasciatore in Danimarca. Anche alleati politici fidati sono stati nominati in posizioni importanti; fra loro Patrick Gaspard, un funzionario della Casa Bianca e direttore esecutivo del Comitato Nazionale del Partito Democratico: ora è ambasciatore in Sud Africa. Sarà anche invidia, ma c’è anche qualche buona ragione che porta alcuni ambienti dello State Department a ribellarsi. USA Today riporta che un diplomatico molto noto, l’anziano Ronald Neumann che è stato ambasciatore in Afghanistan, dice che è diventata “una pratica accettabile quella della pubblica vendita delle ambasciate”. Neumann, dalla sua posizione di presidente dell’Accademia Americana della Diplomazia aveva già suggerito alla Casa Bianca di limitare gli incarichi politici al 10 per cento delle ambasciate.
Ma non gli è andata bene. Ora torna alla carica mettendo in questione i nuovi ambasciatori. Troppo ricchi, troppo importanti, magari anche troppo estranei alla gerarchia del Dipartimento di Stato... è possibile, comunque questa girandola di milioni di dollari che svolazzano nelle ambasciate americane, non è il migliore viatico per il nostro nuovo ospite.
Ciao Fiamma, ci siamo conosciuti in occasione della manifestazione, davanti a Montecitorio.Apprezzo tantissimo il tuo blog per ciò che scrivi cosi come i tuoi libri e i tuoi articoli Shabbt shalom a te e famiglia