Fiamma Nirenstein Blog

Il Giornale

Un altro Nobel sulla fiducia e uno scivolone su Malala

sabato 12 ottobre 2013 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 12 ottobre 2013

Avevano Malala, la piccola pachistana che ha quasi dato la vita per aprire la strada verso la scuola a tutte le bambine in un mondo di talebani assassini: solo il Cielo sa che cosa può avere trattenuto la sussiegosa, pretestuosa giuria del Premio Nobel dall’assegnarle il Premio per la Pace per appuntarlo ancora una volta sullo smoking della loro stantia correttezza politica, fatta di prevedibili sorrisetti e formalità, riflessa nello specchio delle loro brame. Il Nobel è andato a un’aspirazione condivisibile: stavolta quello che in inglese si chiama wishfull thinking, letteralmente pensiero desideroso, o desiderante, è dedicato all’OPAC, l’Organizzazione per la Proibizione della Armi chimiche nata il 29 aprile del ’97 che lavora con l’ONU, gruppo meritorio che lavora duro, per “promuovere e verificare l’adesione alla convenzione sulle armi chimiche”. La motivazione del Nobel è legata al fatto che l’organizzazione ha 27 ispettori in Siria per smantellare l’arsenale chimico di Assad e distruggere circa 1000 tonnellate di gas nervino in una situazione di guerra molto pericolosa.[...]

Netanyahu all'Onu: Rouhani mente

mercoledì 2 ottobre 2013 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 02 ottobre 2013

Ha camminato sul sottile filo della verità e della diplomazia Benjamin Netanyahu ieri all’ONU: di fronte a lui, un’Assemblea che non aveva voglia di sentire suonare la sveglia del Primo Ministro israeliano preferendo credere nei sorrisi del presidente iraniano Rouhani. Dopo l’incontro con Obama, Netanyahu lo ha assecondato almeno affermando che desidererebbe la strada diplomatica, e anche credere a Rouhani.

Ma poi ha sparato una raffica di ragioni per non credergli affatto, date, attentati terroristici in 26 città site nei cinque continenti, violazioni dei diritti umani, bugie sull’arricchimento dell’uranio e sulle testate balistiche per trasportare l’arma atomica, citazioni di tutte gli inghippi inventati per acquistare tempo, lo stesso obiettivo che ha oggi. Rouhani vuole una situazione di quiete per proseguire il programma atomico e anche che cadano le sanzioni che uccidono la sua economia. Le tre intenzioni di Israele sono scritte nella pietra: pressare l’Iran con le sanzioni finché non si vede qualche risultato concreto (e qui Obama è di opinione diversa), niente piccoli accordi che consentano di arrivare infine alla bomba, o l’eliminazione di tutto il programma nucleare, o niente.
 
Se del caso, Bibi ha scandito, Israele si leverà contro il nucleare iraniano anche con mezzi militari, e lo farà persino da solo perché sa che il fanatismo degli ayatollah è una minaccia reale per tutti. Alla fine ha ricordato come suo nonno, in Europa, fu aggredito, ferito, gettato per terra da un gruppo di antisemiti e disse: “ Che vergogna il figlio dei Maccabei giace nel fango senza la possibilità di difendersi”.Poi, immigrò in Israele.

Netanyahu va all'Onu e avverte il mondo: non fidatevi dell'Iran

lunedì 30 settembre 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 30 settembre 2013

Difficile viaggio all’ONU per Benjamin Netanyahu, sbarcato ieri a New York. E’ suo il compito ingrato, di fronte alla carezzevole cadenza farsi del presidente iraniano Rouhani,di dire all’Assemblea generale dell’ONU quello che nessuno vuole sentire: sveglia, è bello sognare la pace con l’Iran, ma per ora sono solo parole, e le centrifughe girano all’impazzata. Netanyahu oggi incontra Obama, domani parla all’Assemblea. Le rapide contro cui si avventura la sua canoa sono pericolose, Israele rischia l’isolamento. Siamo a fine sessione, tante delegazioni sono tornate a casa, ma il Primo Ministro di Israele sia al Presidente americano sia parlando a una platea che sogna la pace, dirà a voce alta “Il re è nudo”. Ci saranno colpi di tosse, sopracciglia alzate, risatine. Netanyahu sosterrà che la promessa di Rouhani di aprire trattative serie sul nucleare è una menzogna per guadagnare tempo. Lo scopo, dirà, è rimuovere le sanzioni economiche senza cambiare il programma nucleare. Bibi pensa a una grande, ingannevole tela di Penelope. Si tesse di giorno, si disfa di notte. Quale possibilità ha di dimostrarlo?[...]

Una telefonata non assicura la pace

domenica 29 settembre 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 29 settembre 2013

Una telefonata storica, dal ’79 non si era visto niente di simile, una svolta, un passo strategico, una vittoria per Obama. I media non si sono risparmiati. Se poi il saluto in farsi di Obama a Rouhani (khodafez, che Dio ti accompagni) e il “have a nice day” di Rouhani a Obama preludano a vere trattative sul nucleare, solo un indovino lo può prevedere, per ora parole gentili sono state aggiunte a parole, il fantasma del perfido Ahmadinejad è fugato, che sollievo, e tutti sperano che la bomba a tempo più paventata ,quella degli Ajatollah destinata a stabilire il califfato mondiale e a distruggere Israele, possa essere stata disinnescata, con i pericoli di guerra. Obama si muove a fin di bene, come ha fatto anche col discorso del Cairo, o quando ha chiamato la Fratellanza Musulmana “una forza prevalentemente laica”. Sbagliava. E oggi? La telefonata di quindici minuti, è stata richiesta dagli iraniani, certo un segno di grande interesse.[...]

Obama l'equilibrista: fa il leone con la Siria e l'agnello con l'Iran

mercoledì 25 settembre 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 25 settembre 2013

Chissà come si dice in inglese cerchiobottista, così il presidente Obama potrebbe ben definire il suo discorso di ieri all’Assemblea generale dell’ ONU. Tutto il mondo lo aspettava, specie da quando Obama aveva annunciato che sarebbe stata una ridefinizione della politica americana in Medio Oriente dopo tanti errori e fraintendimenti. Era un discorso importante perché niente in questo momento è più decisivo degli USA di fronte al terrorismo di massa, e alla cosiddetta “charm offensive” del nuovo sorridentissimo presidente iraniano Rouhani. Ma Obama ha presentato una sola novità quando in varie riprese ha ricordato che egli è deciso a difendere gli interessi americani nel mondo, e ha persino suggerito che sarebbe pronto anche al ricorso alle armi. L’ha detto quattro volte, riferendosi con sufficiente chiarezza agli interessi strategici (contro l’Iran nucleare), umanitari ma anche petroliferi. Questo era il cerchio.[...]

Obama vede Rouhani. Speranza (vana) di un Iran democratico

venerdì 20 settembre 2013 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 20 settembre 2013

Dopo un misterioso scambio di lettere pare che Obama e Rouhani si incontreranno a New York all’ONU già martedì o mercoledì prossimo. Un incontro fatale, piace immaginare. Scoppierà la pace, come dice il Papa? L’Iran dimostrerà un’incredibile apertura nei confronti delle richieste di bloccare l’assemblaggio dell’atomica? Smantellerà le centrifughe? Smetterà di impiccare gli omosessuali? Libererà le donne dall’oppressione? Hassan Rouhani sembra maestro nel suk: si attrae il compratore con una tazza di tè alla menta, ci si siede rilassati, si sorride, la merce diventa così affascinante che non si oserà mai negare il prezzo richiesto. Se l’affare fallisce, è solo colpa tua, lui era così carino.[...]

Putin stravince sulla Siria e torna re del Medio Oriente

lunedì 16 settembre 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 16 settembre 2013

Possiamo persino cercare di prendere sul serio Obama che si vanta di avere evitato la guerra e aver costretto Assad ad ammettere di avere le armi chimiche mentre si avvia a distruggerle, di credergli quando promette che sarà indefettibile altrimenti si torna alle armi, e anche che comunque l'Iran resta nel mirino, come ha detto ieri. Possiamo immaginare che non abbia trattato con Putin quando si è voltato e non ha visto nessuno che lo seguiva. Ma questo non aiuterà il presidente americano ad apparire il vincitore della battaglia sul Medio Oriente, anche se fa piacere l'immediato vantaggio della pace, che comunque durerà solo giorni perché i ribelli sono molto arrabbiati e forse cercheranno di rinfocolare il bracere. Putin è il vincitore in questo momento, e la sua vittoria è storica. Questo terremoto cambia le carte che erano state distribuite addirittura nel 1973, al tempo della guerra del Kippur, quando la Siria e l'Egitto attaccarono Israele di sorpresa per raderlo al suolo: fu allora che gli Stati Uniti, per decisione di Nixon e Kissinger spedirono a Israele 20mila tonnellate di carri armati, artiglieria e rifornimenti vari. Così il mondo arabo dopo la vittoria di Israele che, tuttavia, col disperato valore dei suoi soldati rimase aggrappata sul precipizio del Mare Mediterraneo, imparò che era meglio tener conto della presenza americana in zona, tanto che l'Egitto lasciò l'area sovietica per entrare nella sfera degli Usa.[...]

Obama nel pallone: va alla guerra, anzi no

mercoledì 11 settembre 2013 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 11 settembre 2013

Obama si agita nelle sabbie mobili. E’ la sorte di chi usa troppi artifici retorici, di chi incarna troppi tipi di personalità insieme: non si può fare la pace e la guerra insieme, affermare il primato morale degli USA e aspettare che te lo voti il Congresso, difendere i bambini siriani e affidarne la sorte al buon cuore di Assad. La proposta del fidatissimo Kerry e dei malfidati russi (non è strano?) che Assad consegni le armi chimiche, e là più volatile e difficile da realizzare che si possa immaginare. Basta immaginare come verrebbero accolti nella Siria che brucia gli eventuali ispettori dell’ONU che dovrebbero ricevere il controllo delle armi chimiche, tutte tutte, sul terreno, e decidere che farne, basta pensare che ci sono più di cinquanta siti nascosti chissà dove. Ma è una proposta abbastanza astuta da bloccare tutto in attesa che si precisi, e abbastanza pacifista da riportare il sorriso sulle labbra di Obama a dispetto del fatto che non c’è oggi presidente più dilaniato. Obama è sollevato dal non dovere correre verso il cannone delle sue navi e sparare, ma non poteva avviarsi al suo “discorso alla nazione” di ieri notte in una situazione di maggiore confusione, da una parte dovendo sostenere la bontà dell’attacco con la foga con cui l’ha sostenuto fino ad ora, e dall’altro piantando una frenata per vedere come va la trattativa sulla consegna delle armi.[...]

Siria, il G20 dà una mano a Obama

sabato 7 settembre 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 07 settembre 2103

Alla fine si sono incontrati. Nonostante Obama avesse orgogliosamente cancellato il bilaterale con Putin nell'ambito del G20 e Putin avesse fatto spallucce, i due ieri, dimostrando la loro basilare fragilità hanno scelto di scambiare qualche idea. Non che questo abbia smorzato lo scontro. Obama però si è accontentato di portare a casa (e davanti al Congresso) la firma incoraggiante della maggioranza dei Paesi (Italia inclusa), che in una dichiarazione congiunta hanno attribuito ad Assad la responsabilità delle violenze e dell'uso di armi chimiche, sostenendo comunque una soluzione non militare. Per entrambi i leader l'incontro è stato «costruttivo», per entrambi restano tutte le «divergenze». Putin, in conferenza stampa, ha rilanciato la sua furiosa campagna di delegittimazione dell'eventuale attacco americano alla Siria dal podio del G20, dimenticando all'improvviso tutta l'agenda economica che aveva propugnato da elegante padrone di casa. Obama triste e deciso ha risposto, fiero e americano come non lo era mai stato, costretto a ribadire la specialità del compito del suo Paese nello stabilire che cosa è morale e cosa non lo è nel mondo contemporaneo. Ha annunciato che martedì parlerà al popolo americano, dalla Casa Bianca, per spiegare al Paese che Assad è una minaccia per la pace e la sicurezza del mondo.[...]

Quei sorrisi di plastica sull'orlo di una guerra

venerdì 6 settembre 2013 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 06 settembre 2013

Il grande freddo fra Obama e Putin indossa le piume della festa. Arrivano nel palazzo Costantino di San Pietroburgo al G20 i boss dei venti Paesi più industrializzati del mondo, sfilano salutando il padrone di casa, Vladimir Putin, sulla porta e spariscono dentro verso una doppia agenda: una falsa, sull’economia mondiale, e una vera, la guerra contro Assad di Siria. I due uomini che si salutano con un sorriso di circostanza e posano per i fotografi, sono due leader incerti sugli esiti di questa riunione, anche se si sorridono alquanto. Obama mostra a Putin e alle tv di tutto il mondo come si balza pieni di energia fuori da una limousine, ma sa che deve convincere il maggior numero possibile dei leader del mondo che in Siria non esiste altra soluzione che quella militare. Ha elaborato una sua ragione morale: non sono stato io, ha detto, a inventarmi la “linea rossa” legata all’uso delle armi di distruzione di massa.[...]
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