Fiamma Nirenstein Blog

Presentazione libro di W. Veltroni "NOI", Castenedolo (Brescia)

sabato 12 dicembre 2009 Generico 0 commenti

Un'iniziativa di

Associazione Culturale “Aldo Moro” di Brescia, ideata e presieduta da Agnese Moro
Comune di Castenedolo


Presentazione del libro dell’On. Walter Veltroni “Noi” recentemente pubblicato da Rizzoli

Venerdì 11 Dicembre 2009 alle ore 20.45
Castenedolo

Interverranno l’autore Walter Veltroni, l'On. Fiamma Nirenstein e l’On. Mino Martinazzoli
Modera: Paolo Mieli, Corriere della Sera


Cari amici, venerdì scorso sono intervenuta alla presentazione dell'ultimo libro di Walter Veltroni, "Noi". Vi ripropongo qui il mio intervento.

Dice Amos Oz che il cattivo lettore si chiede se il romanzo sia autobiografico. Qui almeno non c’è questo problema. Che Walter si riconosca in vaste parti di questo libro, è evidente per chiunque lo conosca da lungo tempo come me. D’altra parte, il carattere del volume è proprio quello di un libro di identificazione, anzi, una saga identitaria, la biografia di tutti noi, in cui TUTTI SI RICONOSCONO.

Veltroni ha raggiunto il suo scopo. Negli eventi, nelle canzoni, nei libri, nei film, questo è un libro italiano.

Identificazione. Parla davvero di noi, quindi dimostra una delle principali questioni poste nel libro ovvero se un NOI esista. C’è una psiche collettiva che si configura, ed essa iscrive tutti gli eventi che Veltroni sceglie come suoi.

Chi non si riconosce, lascio per un attimo da parte la Shoah, nei racconti sul caos del 43, i tedeschi, e del bombardamento di Roma da bambino in carosello, nella memoria offuscata eppure impellente del fascismo e dell’antifascismo.

Molto bene il padre di Giovanni, il maggiordomo del gerarca, la sua metamorfosi. A proposito di questo, una prima notazione: la saga familiare che comprende quattro generazioni, Giovanni nel 43, Andrea nel 63(e noi siamo andrea) Luca negli 8o, della futuribile Nina nel 2025 nella memoria della Shoah (poi ci torno) è tutta costruita su gente normale, non direi umili ma semplici forse sì. Il campo di concentramento era sullo sfondo, per le famiglie ebraiche ma anche la speranza. La nonna la regine Esther la hora, anche noi non si entrava in certi negozi perché ci avevano tradito.

Nella ventata degli anni 60, le case nuove a Firenze il quartiere Barbetta, la nostra casa in costruzione (il babbo, la jewish brigade, Israele e la Shoah sullo sfondo), e  poi nei Beatle nel terremoto nel terrorismo, e per il futuro nella paura del nichilismo.

E soprattutto chi non si riconosce in questa grande mamma italiana che canta sempre una canzone…

ALL YOU NEED IS LOVE.

Baci, abbracci, sguardi… quanto questo è generazionale, nostro, non sesso ma amore, e amore duraturo, anche se può anzi quasi deve incagliarsi svanire…

IL primo merito del libro è il divertimento di specchiarsi di identificarsi di definire quanto è stato importante per ciascuno di noi questo o quell’evento. Dov’ero cosa pensavo.

Prima annotazione: a Veltroni interessano i giovani, come a tutti quelli che hanno figli. C’è sempre un giovane al centro, un bambino che guarda e impara, è contento, si dispera, anche se sullo sfondo appaiono i genitori e gli altri. La famiglia vale in quanto riesce a definire l’educazione dei figli.. si vede un grande sforzo didascalico, pedagogico in Veltroni, ed è un intento di tutto il libro. Credo che a Veltroni interessi il giovane per la sua innocenza,c’è quasi un elemento rousseauiano in questo. Lo sguarda di Veltroni è volto al domani. E’ qui che si incontrano il POLITICO e lo SCRITTORE. E’ il libro di un uomo di sinistra, ce ne sono tutti gli stilemi. Soprattutto c’è la certezza che al fondo ci sia nell’uomo un nocciolo di bontà destinato a prevalere. Anche se però la sua scelta è tutta poi per l’amore.

Persino il terrorista Alberto, il fratello di Luca, ha una luce dentro, ringrazia per la denuncia, ha portato a spasso il bambino, anche se Veltroni non si confonde, lo condanna in toto e con parole davvero durissime.

Però mi ha colpito quando Luca annuncia che Reagan è diventato presidente come una vera disgrazia. Non fu davvero una disgrazia, data la caduta del comunismo. Ci sono anche altri segnali della sua scelta di fondo, l’introduzione del personaggio multiculturale, la bellissima fanciulla che rompe il tedio di un mondo programmato e disinfettato, e ci dice anche che il multiculturalismo non era un problema ma una tecnicality da superare, e menomale che è stata superata.

 

Adesso sulla parte ebraica.

Walter vuol bene agli ebrei, e non è da tutti, ed è certo una bendizione particolare. Per lui la guerra e la Shoah sono stati i due guai a parimerito,lo dice più volte, del secolo XX

 

Giuditta la madre dolente è vinta dal suo dolore, è un argomento un dolore troppo grande…che si ripresenta fatalmente sempre, e voi non sapete quanto sia vero. Io negli anni ne sono sempre più assalita. Mi cura solo il grande bene della mia conservata identità. IO avanzo qui un’ipotesi: Giuditta non ce la fa ad affrontarlo perché i suoi figli non sono ebrei. La memoria ha dei prezzi, non è un empito universalistico.

Questo Walter lo sa, lo discute, in lui la speranza per il domani è molto caratterizzata, è segno di un carattere forte, la sua è una rivincita politica, è il disegno di un domani  che secondo me lui è certo che alla fine debba vincere. E’ il suo grigio una grossa intuizione politica,  una speranza molto comune ai giorni nostri. L’Italia è in uno scontro fatale, e il suo ragazzino che dipinge la memoria in grigio sembra essere l’unica via d’uscita.  

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