Fiamma Nirenstein Blog

Il Giornale

Madonna, la Palestina e il sogno di pace "pop". Quel sogno di pace anche nella festa pop

lunedì 20 maggio 2019 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 20 maggio 2019

L'Eurovisione a Tel Aviv è finita. Si smonta, e come sia andata la gara tutto il mondo lo sa: c'erano 200 milioni di telespettatori quando alle 2 di notte ha chiuso i battenti e tutte le tv, le radio, i giornalisti del mondo  erano là a vedere i 26 finalisti.  L'Olanda ha vinto, l'Italia, e siamo contenti, ha preso un meritato secondo posto, Israele aveva fatto una scelta di ripiego su un simpatico, entusiasta tenore naturalista, Kobi Marimi, che ce l'ha fatta con un onorevole posto a metà classifica. Ma è stato un evento astratto, simbolico, mentre paradossalmente fungeva da bandiera del desiderio appassionato di normalità di Israele. Per capirne l'importanza non si può fare a meno di vedere il video (su YouTube, enciclopedia politica, vero testo base di psicoanalisi globale) in cui un attempato Roger Waters, dei mitici Pink Floyd, cantante antisemita professo che ha fatto volare su un suo show dei maiali con la stella di David, appare sgangheratamente infuriato, seminudo, scompigliato e probabilmente sporco mentre urla di rabbia perché il BDS non ha funzionato.
Waters cerca di svegliare la folla al fatto che Israele è come "un alieno" piombato a disturbare l'ordine mondiale. [...]

"Le disobbedienti" che cambiarono i connotati alla storia dell'arte

giovedì 16 maggio 2019 Il Giornale 0 commenti

Le disobbedienti





Il Giornale, 16 maggio 2019

"Le disobbedienti" di Elisabetta Rasy uscito per Mondadori, è un romanzo a anche è un testo di storia dell'arte, un manifesto femminista ma anche una pensosa riflessione per cuila chiave della riscossa femminile è troppo vasta perchè la si possa vedere come una storia politica, una piazza, un volantino, una subitanea affermazione di volontà. Perchè essa, sembra suggerire la Rasy, è il femminile stesso per quello che esprime di poliedrico, di misterioso,di inventivo, in una parola di artistico. Il temerario coraggio della Rasy la conduce ad esplorare le vite di sei pittrici che hanno fatto della loro ispirazione un dono di arte all'umanità e in particolare alle donne: la scrittrice scavalca così i secoli e le latitudini, le più svariate questioni sociali, le correnti e le innovazioni artistiche  fondamentali. Elisabetta racconta la vittoria storica di sei donne contro tutto e tutti, in epoche diverse: si comincia con l'ispirazione caravaggesca di Artemisia Gentileschi, che è nata nel 1593, fino a giungere all'icona ferocemente multicolore di Frida Khalo, nata a Cayocan nel 1907, e nel mezzo incontriamo, molto da vicino, Elisabetta Vigee le Brun , nel 1778 ritrattista ufficiale della viziata quanto disgraziata regina Maria Antonietta, con lei immersa nei godimenti e nelle bizzarie del palazzo fino all'esilio e la lotta per la sopravvivenza; e poi Berthe Morrison,che ha condiviso lo scandalo e la gloria dell'impressionismo; e poiSuzanne Valadon, forse fra tutte la pittrice più palesemente riscattata dalla sua ispirazione, da prostituta "miserable" fino alle vette del denaro e  della genialità espressiva, fra i pennelli e l'amore per un 23enne, la metà della sua età; e  Charlotte Salomon, di cui l' arte e la vita vengono travolte dalla Shoah quando ha 26 anni, che ha lasciato una eroica testimonianza di vitalità artistica, copiosa e freenetica negli ultimi giorni prima della deportazione.[...]

Ora Israele aspetta «l'accordo del secolo». Così Trump cerca la pace con i palestinesi

lunedì 13 maggio 2019 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 13 maggio 2019

Ancora l'eco dei 700 missili di Hamas sul sud di Israele echeggia; i morti sono stati pianti e seppelliti; i feriti sono ancora ricoverati; Natal, l'organizzazione che risponde al telefono alle richieste di aiuto psicologico, ha ricevuto mille telefonate durante i giorni della miniguerra; e adesso Israele incrocia le dita. E' in arrivo oggi a Gaza l'inviato del Qatar con la prima tranche dei 480 milioni di dollari per Hamas, Israele lascia entrare lui e i grandi camion di merci di ogni genere attraverso Kerem Shalom chiuso dal 4 maggio.Passano merci nella misura di 15mila tonnellate al giorno. Il passaggio affogato di sole, di polvere, di misure di sicurezza che tante volte hanno salvato gli addetti da attacchi terroristici adesso è di nuovo aperto per i latticini, la carne, la frutta per la popolazione di Gaza. E' una misura di calma, se non di pace. La zona di pesca è stata allargata, si parla di costruire un ponte di strade che uniscano la Striscia al West Bank di Abu Mazen, ma difficilmente lui sarà contento della prospettiva: nel 2007 quando Hamas fece il colpo di Stato a Gaza, furono almeno 700 i suoi uomini uccisi, l'odio è cocente nonostante i ripetuti tentativi di pace. [...]

La (fragile) tregua in Israele In frantumi il piano dell'Iran

martedì 7 maggio 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 07 maggio 2019

Netanyahu non l'ha chiamata tregua, né "cessate il fuoco". Ha solo ripetuto che gli interessa unicamente la sicurezza della gente. Dopo che la mattina alle 4,30 gli avevano riportato la richiesta di Hamas, perché è stato Ismail Haniyeh  a spedirgli i suoi tramiti,  ha detto solo "la campagna non è finita, abbiamo ancora bisogno di pazienza e giudizio". Poi, ha riassunto mentre le scuole ripristinavano le lezioni e i treni verso il sud riprendevano le corse, che cosa ha fatto l'esercito in questi giorni: distrutti 350 obiettivi, tutti militari (depositi, uffici di Hamas, nidi missilistici), colpiti leader terroristi e i loro attivisti. Una fredda descrizione, senza nessuna retorica, della gelida strategia di contenimento e di deterrenza che ha portato Hamas a chiedere di fermare lo scontro. E' stata una campagna che in tre giorni ha bloccato le rampe di missili, senza introdurre sul terreno di Gaza un soldato, senza toccare la popolazione civile vittima a sua volta di Hamas e certamente oggi poco soddisfatta della sua leadership (vedremo nei prossimi giorni).[...]

Israele si difende Se ne è accorta perfino la Ue. Da Gaza oltre 600 missili Israele risponde coi raid Ucciso un capo di Hamas

lunedì 6 maggio 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 06 maggio 2019

Potrebbe fermarsi la grandine di fuoco sulle case e le strade di Israele: verso sera è stata confermata una richiesta di Hamas, attraverso mediatori probabilmente egiziani, di "cessate il fuoco", anche se è difficile prevederne gli sviluppi. Di certo, Hamas ci ripensa, mentre nella giornata aveva lanciato,causando grande rovina, più o meno 600 missili dopo che dal cielo un proiettile lanciato dagli F15 ha distrutto, con uno di quegli attacchi mirati che non si vedevano da anni, l'auto guidata da Hamed al Khoudari: è finito così il re di denari di Hamas, colui che riciclava per l' organizzazione i milioni iraniani e del Qatar. Così, i capi della Jihad e di Hamas hanno forse capito il messaggio di Netanyahu, ieri in riunione di gabinetto per ore e ore mentre sul suo Paese si abbattevano una serqua di tragedie. Dopo i tre morti israeliani del giorno prima (uno era un 58enne padre di quattro figli), due sono stati uccisi anche ieri, uno mentre lavorava in fabbrica ad Ashkelon e l'altro mentre guidava a Sderot. A pochi minuti l'uno dall'altro Hamas li ha fatti fuori, chi piglia piglia. I feriti, i ricoverati per traumi di ogni genere si contano ormai a centinaia. Scuole chiuse, lavoro bloccato, trasporti fermi. Una scena che ha spezzato il cuore a tutta Israele è quella di una madre che al suono di una sirena ha finalmente ritrovato, impazzita d'ansia, suo figlio di sette anni sull'attenti sul marciapiedi: il bambino pensava che il suono fosse quello che segnalerà, giovedì, l'ingresso della Festa dell'Indipendenza. Israele sta molto attento per ora, mentre ammassa le truppe di terra sul confine, a contenere le operazioni nell'ambito dell'attacco a Hamas e alle sue istituzioni. [..]

Hamas alza il tiro: 250 missili su Israele

domenica 5 maggio 2019 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 05 maggio 2019

Estorsione, ricatto: si può chiamare così l'ultimo bombardamento di Hamas, più di duecento missili sparati in una giornata da Gaza sui kibbutz e le cittadine del sud di Israele (Ashkelon, Rehovot, Sderot, Ashdod...), due feriti gravi dentro le case che crollano, tetti perforati e grandi buche per terra mentre la polizia e i giornalisti corrono da un luogo all'altro come in un video game, la popolazione che a ogni sirena salta nei bunker, gli ufficiali del fronte interno che alla tv spiegano che si deve giacere per terra in caso manchi un rifugio nei dintorni: le schegge e i detriti volano, e al suolo la possibilità di essere feriti diminuisce del 90 per cento. Israele ha risposto sin dal mattino quando all’iinizio, dopo due giorni di aggressioni al confine delle folle organizzate da Hamas, due suoi soldati di ronda sul confine sono stati colpiti; da parte palestinese si parla di tre morti nei vari attacchi, ma i numeri per ora sono incerti. Certi sono i missili a raffica. [...]

Scandalo sulle vignette del New York Times. Ora il nuovo antisemitismo arriva da sinistra

mercoledì 1 maggio 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 01 maggio 2019

Giovedì della scorsa settimana è uscita sul New York Times una caricatura. Il New York Times è "un giornale d'onore", appartiene alla gloriosa storia dei democratici che hanno condotto gli USA dalla discriminazione razziale contro neri e minoranze varie, compresi gli ebrei, a essere patria dei diritti umani. E gli ebrei prima ancora che in Israele cercarono infatti rifugio in quel mondo e in quella ideologia fino a diventare la più grande comunità ebraica del mondo. Adesso cominciano invece a scappare. E che c'entra la caricatura?

Giovedì scorso il premio Pulitzer Bret Stephens ha dovuto scrivere sul NYT, il suo stesso giornale, una colonna orrificata: "Ecco qui nella versione on-line un ebreo (Netanyahu ndr) sotto forma di un cane, un ebreo piccolo ma astuto che guida un americano scemo e fiducioso: l'odiato Trump giudaizzato con una kippà. Il servo, in teoria, invece agisce da vero padrone. [...]

Se una partita ci rivela le radici ebraiche d'Europa. Ajax-Tottenham, derby nel segno di David. Quando gli ebrei non sono in minoranza

martedì 23 aprile 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 23 aprile 2019

Le due squadre che hanno sorpreso il mondo, Ajax e Tottenham, hanno ciascuna una grande Stella di David sulle bandiere che portano allo stadio. Chi scrive non ha alcuna esperienza calcistica, solo un inveterato amore per la Fiorentina e la consapevolezza che negli stadi ci si deve aspettare di sentire urlare «ebreo» come il peggiore insulto, come quando la Lazio mise Anna Frank nella maglia di un romanista. Qui la storia, però, è rovesciata: è fantastico e stupefacente vedere come i fan della squadra di Amsterdam cantino Hava Nagila come canzone di guerra, mentre sarebbe un ballo israeliano, una hora allegra e inoffensiva che diventa nelle voce e nelle facce da falchi tifosi in caccia, una minaccia per gli avversari. I tifosi dell'Ajax vengono chiamati «l'esercito Yid», rovesciando l'uso del termine yiddish usato spesso in senso spregiativo e per offendere i calciatori, e quelli del Tottenham sono invece i «superjews». Adesso che si devono fronteggiare, sarà interessante vedere se finalmente l'incredibile massa di canzoni antisemite e violente che gli si sono rovesciate addosso in questi anni, soprattutto all'Ajax, si ridurranno almeno di un poco in nome del fatto che alla fine sono «ebrei» contro «ebrei», anche se per finta. Ma non ci crediamo: allo stadio piace urlare «ebreo» come insulto, mostrarsi idiota e ignorante. Le origini della storia «ebraica» delle due squadre risalgono all'Europa anteguerra, Amsterdam era «la Gerusalemme dell'Occidente», gli ebrei 120mila, tutti fan dell'Ajax. Sia l'Ajax che il Tottenham contavano campioni ebrei, capitani ebrei, finanziatori ebrei. [...]

La pace è la sfida per fare la storia

giovedì 11 aprile 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 11 aprile 2019

Saranno gli anni del retaggio storico, e Netanyahu starà bene attento a non sbagliare: niente ultradestra, niente sinistra; solo lui, la sua personalità di leader assertivo e pragmatico, il suo realismo saranno invano assediati da ideologie messianiche da una parte e da spinte pacifiste dall'altra, dall'invidia e dalla furiosa quanto ingiustificata  disapprovazione personale rispetto al rapporto coi palestinesi. Niente, Bibi non darà retta a nessuno: adesso che  ce l'ha fatta, coi suoi 65 voti in Parlamento contro i 55 di Gantz e riceverà il mandato per formare un governo con i partiti di destra, quelli religiosi come Shas e quelli di centro destra come Kulanu ("Noi tutti") di Moshe Kahlon, Bibi combatterà per il suo retaggio storico. Non dimenticherà che è stato sull'orlo del precipizio: la vittoria che gli dona il quinto mandato, è come un approdo dopo una tempesta fra gorghi di insulti dei politici e della stampa che hanno cercato di travolgerlo come corrotto, traditore, viziato, guastato da troppo potere, forse un po’ fascista.[...]

Israele nel caos: Netanyahu-Gantz finisce in pari. Bibi il duro prepara l'ultima battaglia

mercoledì 10 aprile 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 10 aprile 2019


E' difficile dire chi ha veramente vinto le elezioni in Israele, anche se Benny Gantz secondo gli exit poll del canale 13 della TV ha quattro punti più di Netanayhu, 37 a 33. Secondo il canale 12 invece sono pari, 36 seggi a testa. Ma la realtà è che il Primo Ministro sarà colui che riesce a formare il governo, per fare il quale occorrono almeno 61 voti in un parlamento formato da 120 membri. Le peggiori paure della sinistra ovvero quelle della sparizione del Partito Laburista e del Meretz sono state fugate: il primo ha 8 e il secondo ha 4 o 5 seggi. Ma il blocco di destra sembra per ora essere più numeroso, e in questo caso Netanyahu sarà primo ministro per la quinta volta: avrebbe 64 seggi secondo il canale 13.  La regola è che il Presidente conferisca il mandato a seconda dei consigli, uno a uno, dei partiti: per ora la maggioranza è pro-Bibi. Certo non è il trionfo che il Primo Ministro che ha portato l'ambasciata USA a Gerusalemme  e il benessere al suo Paese avrebbe desiderato. Il martellamento contro Netanyahu ha avuto il suo risultato, anche se Bibi può farcela.[...]
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