Fiamma Nirenstein Blog

Il Giornale

Un’altra vittoria per i terroristi di Al Qaida

domenica 15 agosto 2010 Il Giornale 16 commenti
Il Giornale, 15 agosto 2010

È più forte di lui: il 70% degli americani non vuole la moschea aGround Zero. La sua politica, dopo essere apparsa «foriera di speranze»al 51% degli arabi, è declinata al 16. Tuttavia, Barack Obama non puòfare a meno di sognare la pace universale: sin dalla sua nascita, sipotrebbe dire, sin dai primordi della sua educazione politica e poi deisuoi passi come presidente, con il discorso del Cairo, l’inchino al resaudita, la critica inusitata allo Stato d’Israele, la mano tesa finoai crampi verso un Iran che adesso nonostante le sanzioni, riceverà, il21 di agosto, la benzina nucleare russa per procedere verso la Bomba,ha sempre avuto un disegno, nobile quanto inutile. Essere iscrittonella storia americana come il grande presidente che riuscì a creareun’amicizia, o almeno una tregua, con l’islam. Un Kennedy che invecedella grande conquista dell’integrazione dei neri, realizzi un rapportopositivo con l’islam, in patria e fuori. [...]

Quei ragazzini super tecnologici che proteggono i cieli di Israele

venerdì 13 agosto 2010 Il Giornale 8 commenti

Il Giornale, 13 agosto 2010

Hanno poco più di vent’anni, vivono in un bunker, sorvegliano 24 ore su 24 il Medio Oriente. Da schermi che vedono il futuro.

Biranit (Israele) - La vetta di una montagna dove Israele, Libano, Siria, si toccano senza simpatia. Una piccola passeggiata in mezzo a sassi e cespugli dopo un cancello scorrevole guardato da un ragazzo stanco e bruciato dal sole che controlla bene chi sei. E poi qualche vecchia baracca di legno spellata dal vento, fra i cespugli spinosi e i sassi. «Forza - dice Tzachi, 26 anni, occhi allegri color nocciola - sali su...». Una scala di ferro fra gli alberi appoggiata a una specie di vagone verniciato di nero, e poi una porta con un maniglione. E sei dentro, al buio, in un piccolo antro dove a malapena si sta in piedi. Gli occhi si abituano dopo il sole accecante, e vedi una quantità di stelline verdi in movimento inquadrate negli schermi della più incredibile tecnologia. Due lunghi ragazzini di leva, riccioli e brufoli e voce ancora stonata, controllano seduti al buio nello spazio di un metro tre schermi, quello nel mezzo mostra una mappa di tutti i colori. Il Medio Oriente. Gli altri due scrutano al centimetro, 24 ore al giorno, il cielo del nemico, qualsiasi cosa si muova dalla Siria e nel resto delle vicinanze. Ecco guarda, dice Tzachi, e mostra un punto verde a luce intermittente: «Questo lo conosciamo bene, atterra a Damasco sempre alla stessa ora. Nessun problema. Ma se laggiù si muovesse qualcosa di diverso, di nuovo, un aereo, un missile, non importa quanto piccolo, se venisse verso di noi, allora sentiresti subito una sirena. Centottanta soldati, 90 delle riserve e 90 di leva, si muoverebbero tutti insieme. E ognuno sa esattamente cosa deve fare. Ora ti mostro». [...]

I nemici di Hamas assassinati e gettati in mare

lunedì 9 agosto 2010 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 9 agosto 2010

Sulla spiaggia di Gaza riaffiorano i corpi delle vittime di un acerrimo regolamento di conti tra le fazioni. Il movimento islamista al potere consolida con la violenza la propria posizione: chi si oppone viene eliminato.

La calda, affollata spiaggia di Gaza cinque anni fa, al momento dello sgombero, era per i proprietari degli alberghi e dei ristoranti affacciati sulla sabbia la rappresentazione della vita dopo gli israeliani: turismo in costume da bagno, giornalisti che si abbronzano e fanno la siesta sulle sdraio mentre gli asinelli sospinti dai ragazzini giocano con la schiuma del Mediterraneo. Per i camerieri, pesce fresco da spinare in cambio di buone mance. Il mare, orlato da palme ed edifici moderni per il turismo. Sarebbe dovuto andare così. Ma sin dal primo momento, quando Hamas prese il potere, quella spiaggia è stata percorsa da rivoli di sangue, sovente sangue di fratelli palestinesi invisi al potere assoluto dell’organizzazione integralista. Uscire di metafora è troppo facile: dalle voci dei palestinesi locali, spaventati e confusi, si sa che è molto frequente l’affiorare di corpi riportati dalle onde sulla spiaggia. I giornali riportano spesso un’ecatombe di affogati, ma si sa che non è colpa solo del mare: spesso quei morti hanno anche una pallottola in testa, e fra di loro si trovano personaggi della nomenclatura, burocrati del ministero degli Interni, ufficiali della polizia e degli uffici di sicurezza che Hamas ha piazzato ovunque. [...]

Venti di guerra tra Israele e Libano

mercoledì 4 agosto 2010 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 4 agosto 2010

Convocato il Consiglio di sicurezza. Il premier Netanyahu: «Il governo di Beirut è responsabile». Hezbollah minaccia: «La prossima volta spareremo anche noi»

L’incidente più grave che il confine israelo-libanese abbia conosciuto dalla guerra del 2006 e che ha causato un morto israeliano più un ferito grave e quattro morti libanesi, ha qualcosa di surreale: un attacco a fuoco da parte dell’esercito libanese, non di Hezbollah, di cui è difficile vedere le ragioni se non in una crisi d’odio tipica del conflitto arabo-israeliano, o in un piano molto sofisticato che promette guerra. Le guerre qui nascono fra i cespugli delle montagne e la polvere di strade sterrate con spari e rapimenti inaspettati. Così fu il 12 luglio del 2006 vicino a Zarit; stavolta, e speriamo non sia guerra, a metà della caldissima giornata di ieri, l’esercito libanese ha reagito con l’artiglieria alla presenza di una pattuglia israeliana in una delle enclave vicino al kibbutz Misgav haAm, fra la linea blu, il confine stabilito dall’Onu, e la barriera di sicurezza israeliana: nelle enclave Israele ha il permesso di entrare, ma data l’incertezza dell’appartenenza, entrarvi è sempre un rischio, come si è visto in un simile incidente nel 2007. [...]

La Siria impone a Beirut la «stabilità» iraniana

martedì 3 agosto 2010 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 3 agosto 2010

Niente suona più futile della parola «stabilità» usata ad abbondanza dall’inusuale duo saudita siriano mostratosi in visita a Beirut la settimana scorsa: Hezbollah si frega la mani, mentre cadono missili terroristi su Eilat in Israele e su Aqaba in Giordania, mentre su Hamas piomba un missile che fa 24 feriti di probabile provenienza Hezbollah, mentre palestinesi e israeliani si agitano sulla eventuale ripresa di colloqui. E insieme, strana coppia, si presentano a Beirut Abdullah, il re saudita, e Bashar Assad, il presidente siriano, per una perorazione comune che secondo loro dovrebbe salvare il Libano: «Chiediamo di non pubblicizzare le scoperte del tribunale incaricato di scoprire chi è l’assassino di Rafik Hariri, pena uno scontro micidiale che travolgerà il Libano». Insomma: salviamo Hezbollah, principale fonte di instabilità a Beirut. Perché i due vengono insieme a tentare di bloccare le rivelazioni del tribunale di Antonio Cassese, dopo essersi già incontrati giovedì in un altro inconsueto appuntamento a Damasco per parlare fitto fitto prima della mossa libanese? [...]

Ahmadinejad ha fatto il nido al Palazzo di vetro

giovedì 29 luglio 2010 Il Giornale 4 commenti

Il Giornale, 29 luglio 2010

Nonostante le sanzioni più volte votate dal Consiglio di sicurezza, l’Iran è sempre più attivo nelle principali organizzazioni delle Nazioni Unite. I casi limite della Commissione per lo status delle donne e del consiglio sulle armi chimiche.

Dell’Onu, dei suoi paradossi, abbiamo già più volte tentato di ridere per non piangere, e tuttavia non si può fare a meno di soffrire: nata per preservare il mondo da dittature, persecuzioni, guerre, è divenuta spesso la più ipocrita e aggressiva cassa di risonanza antioccidentale e antidemocratica. Causa ne sono le maggioranze automatiche cosiddette “non allineate” e islamiste. Adesso a misurare in maniera intelligente e particolare il danno ci aiuta la giornalista Claudia Rossett su Forbes, e lo diciamo per non derubarla del difficile computo da lei operato sulla presenza dell’Iran dentro le istituzioni dell’Onu. [...]

Per Wikileaks la guerra è un inferno? Sai che scoop

mercoledì 28 luglio 2010 Il Giornale 6 commenti

Il Giornale, 28 luglio 2010

Forse le sole notizie contenute nei 92mila documenti di Julian Assange, il capo di Wikileaks, sono che i talebani hanno missili antiaerei attratti dal calore e anche i particolari di come l’Iran sostiene i talebani e Al Qaida, anche se in generale si sapeva anche questo. Per il resto, quello che si impara è che la guerra è un inferno, grazie tante, e che in Afghanistan tutto è molto difficile. Il buon giornalismo rivela novità, rompe stereotipi, aiuta la verità. L’operazione Wikileaks contro la guerra in Afghanistan non fa niente del genere, al contrario, con questi 92mila documenti classificati (forse si classifica troppa roba) si nutre l’insistenza di chi vuole che gli Stati Uniti e i suoi alleati tornino a casa piuttosto che combattere la guerra mondiale contro il terrorismo. Il capo di Wikileaks l’ha detto chiaro e tondo: è un modo di dire che la guerra in Afghanistan è uno schifo. Insomma è un’operazione prima ideologica che giornalistica. [...]

Israele ora ha uno scudo che lo protegge dai razzi degli amici di Teheran

venerdì 23 luglio 2010 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 23 luglio 2010

Pronto il sofisticato sistema di difesa Iron Dome per difendersi dagli attacchi da Gaza e dal Libano

L’arte della guerra è un’avventura psicologica molto più che tecnica; chi riesce a intraprendere le rivoluzioni necessarie, vince. E in genere, soltanto le democrazie riescono a mettersi in discussione fino a scavalcare tradizioni d’arma e gerarchie militari che impongono vecchi sistemi perdenti. Adesso, siamo di fronte a una rivoluzione strategica di valore globale. Tre giorni or sono su Israele è stata virtualmente eretta una «cupola di acciaio», Iron Dome, un sistema di difesa missilistico le cui due prime batterie saranno pronte a novembre. È la risposta ai missili Kassam, Katiusha, Grad, Fajr e simili lanciati, con un raggio fino a 70 chilometri, da Gaza e da Hezbollah in Libano, ovvero i razzi a breve gittata che tengono i civili di Israele ostaggio ogni giorno dell’anno. È la risposta al nuovo pericolo strategico immediato che si affianca, nel programma dell’Idf, l’esercito israeliano, al Magic Wand contro i missili a medio raggio, e l’Arrow, contro i missili a lungo raggio. [...]

In Libano si prepara la guerra: la farà Hezbollah in nome dell'Iran

giovedì 15 luglio 2010 Il Giornale 11 commenti

Il Giornale, 15 luglio 2010

Al nord: appena accadde, quattro anni fa, noi giornalisti partimmo uno a uno verso il confine settentrionale. Viaggiavamo lenti oltre la valle del Giordano lungo una strada su cui già rollavano in file insuperabili i carri armati e mezzi corazzati di vario genere. Oltre Kiriat Shmone. Nella cittadina di Metulla, dove i carri armati occupavano la parte suburbana che bordeggiava con il Libano, verdeggiante, morbido, ma irto di postazioni di Hezbollah, chi fece in tempo prenotò una stanza nell’albergo locale. Io trovai posto poco lontano in un bed and breakfast senza rifugio, ma con una buona colazione. Era iniziata una guerra che non è mai finita se non nel suo aspetto più evidente, quello dei razzi che piovevano su Israele e che ci scoppiavano fra i piedi, facendo crateri nelle strade di comunicazione, distruggendo case e scuole fino ad Acco e a Haifa, incendiando i boschi di conifere orgoglio di Israele. Un ranger che mi guidò in jeep fra gli alberi in fiamme, bloccò l’auto mentre piovevano i missili per tirare fuori dalla cenere un piccolo camaleonte. A un paio di centinaia di metri da noi, una schiera di soldati delle riserve fu annientata da un solo razzo. [...]

L’Iran è pronto per l’atomica. Ora lo dice anche la Russia

martedì 13 luglio 2010 Il Giornale 4 commenti

Il Giornale, 13 luglio 2010

Medvedev scarica l’ex alleato, reo di aver protestato per il sostegno di Mosca alle sanzioni decise dall’Onu

Adesso, secondo il perverso principio che se lo dice chi fino ad ora aveva mentito o si sbagliava, allora è vero, non ci sarà più nessuno che potrà tirarsi indietro di fronte alla luce rossa sfolgorante che lampeggia dall’Iran. Perché adesso l’ha detto anche Medvedev, il presidente russo, e certo non senza il permesso di Putin: l’Iran sta per arrivare alla conclusione della sua corsa verso la bomba atomica. È, dice, «vicino al possesso del potenziale che in linea di principio potrebbe essere usato per la creazione dell’arma atomica». Linguaggio un po’ più diplomatico, ma chiarissimo. E la Russia, insieme alla Cina, prima che i pasdaran turco e brasiliano si ergessero al Consiglio di sicurezza contro le sanzioni, era stata sempre il principale nemico delle sanzioni stesse e il migliore amico dell’Iran, quello che metteva il bastone fra le ruote degli Usa per non arrivare mai a una chiara definizione del problema. [...]

Iran is ready for nuclear power: now even Russia says so.

Now, according to the perverse principle that says that if one who until now has lied or was mistaken, then it is true, nobody will pull out in front of the blazing red light that flashes from Iran. Because now Medvedev, the Russian president, has also said it, and certainly not without Putin's permission: Iran is arriving at the conclusion of its race towards the atomic bomb. It is, he says, “moving closer to possessing the capability that could in principle be used to build nuclear weapons”. This rhetoric is a bit more diplomatic, but clear. And Russia, together with China, who - before the Turkish and Brazilian Pasdaran rose against the sanctions at the Security Council - had always been the main enemy of those sanctions and Iran's best friend, as well as the one who put the spoke in the wheel of the United States in order to never arrive at a clear definition of the problem. [...]

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