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Ecco tutte le bugie che intossicano la piazza amica dell'Islam radicale

sabato 7 giugno 2025 Il Giornale 7 commenti
Ecco tutte le bugie che intossicano la piazza amica dell'Islam radicale

Il Giornale, 07 giugno 2025

La manifestazione di oggi a Roma è un esercizio di perversione, una pericolosa china che porta in sé una ondata di violenza antisemita come sempre basata su menzogne che criminalizzano gli ebrei, il solito sistema inaugurato nei secoli: gli organizzatori e gli sventolatori di bandiere terroriste ne porteranno l’onta e la responsabilità della trasformazione in violenza. Felici quasi tutti i media, sulla carta, dagli schermi, sui social, aumenteranno le fanfare di un’ossessiva e conveniente legittimazione del niente cosmico, delle bugie siderali, dell’ignoranza e dall’opportunismo politico da cui la manifestazione nasce.

Domani ripeteranno felici in coro con gli oratori incapaci ormai di distinguere fra vero e falso, bene e male, i termini “genocidio” e “pulizia etnica”, “occupazione”, “razzismo” etc. Sono quelli che hanno detto che in 24 ore sarebbero morti 14mila bambini palestinesi, e poi non hanno smentito mai la cretinata; che hanno ripetuto senza vergogna che i soldati mirano alla testa dei bambini; che all’ospedale al-Ahli erano state uccise 500 persone; che i soldati hanno violentato e ucciso le donne palestinesi all’ospedale al-Shifa; che sparano su chi va a prendere il cibo… Milioni sono le menzogne, come quella che accusa Israele di affamare a scopo bellico: come si può pensarlo, dato che fino a marzo venivano introdotti 600 camion al giorno? Ma la fame è stata causata dal furto e utilizzo degli aiuti umanitari da parte di Hamas, e quindi il sistema ora è cambiato… Orribile l’indifferenza sulle sofferenze dei rapiti, incredibile come i ragazzi e i padri di famiglia, gli eroi uccisi in guerra dalla parte d’Israele, siano considerati vittime di nessun conto, ignorati, mai nominati dalla stampa italiana. Fra i dimostranti, oggi, chi vorrà essere generoso dirà che non vuole la distruzione di Israele, ma condannerà a morte la politica di Netanyahu, di cui niente sa se non che è “di destra” e anche che è “vendicativo” e che deve accettare una tregua definitiva. Ma non gli importa che Israele insista per evitare semplicemente il prossimo 7 ottobre e altri assalti definitivi. Ogni giorno si insiste che “tanti ebrei” criticano Netanyahu. E perché, non è sempre così nelle democrazie? Menomale. Peccato se poi quegli ebrei diventano complici del nemico. La manifestazione di oggi è parte della strana velenosa fioritura di un nuovo culto della morte nella società occidentale in crisi: vi si moltiplicano i perfetti ignoranti, le menti woke, le pretese islamiste.

E i profittatori politici. Ma ci sono tanti che ricordano, le comunità agricole e la festa di giovani maciullate il 7 di ottobre, si sottraggono al rovesciamento di bene e male che ha buttato Israele dalla parte dei cattivi e ha adottato come eroi i terroristi che odiano la nostra civiltà, quelli che dicono noi amiamo la morte più di quanto voi amiate la vita, uccisori di ebrei cristiani omosessuali e donne, macellai di bambini e famiglie. Molti sanno che in questa manifestazione di ripetono bugie, dal fatto che Israele sia un paese coloniale a che abbia sparato a chi andava a prendere da mangiare ai camion. La gente che rifiuta il culto della morte sa che cosa è Israele, sa che dalla scuola all’esercito si insegna la pace; vuole che sopravviva, combatta, batta il mostro e recuperi gli ostaggi. Un mare di odio armato con miliardi di fake news a pagamento dalla Fratellanza Musulmana, dell’ Iran, del Qatar impone l’idea che sia in corso una strage senza precedenti, ma gli studi condotti sui dati forniti dai palestinesi ci dicono che il bilancio dei morti militari e civili è di uno a uno, il dato più positivo mai visto in una guerra; la grande maggioranza è formata da maschi dai 15 ai 70 anni, quindi combattenti, e non da donne e bambini; sanno che le gallerie, in cui mai si è permesso alla gente di rifugiarsi sboccano quasi sempre in ospedali, camere per bambini, moschee trasformati in retrovie terroriste. La gente è per Hamas uno strumento, l’ha detto più volte. La piazza di oggi è drogata di bugie, ma paradossalmente Israele è lì per difendere anche il suo diritto a esprimersi. A Gaza, chi prova a dire una parola di protesta, viene fatto a pezzi.    

 

La Sinistra a San Giovanni. Perché quella piazza anti-Israele fomenta l’antisemitismo e l’odio

venerdì 30 maggio 2025 Il Giornale 0 commenti
La Sinistra a San Giovanni. Perché quella piazza anti-Israele fomenta l’antisemitismo e l’odio
Il Giornale, 30 maggio 2025
 
Il lavoro pluridecennale ha finalmente premiato gli odiatori di Israele, detti anche difensori dei palestinesi. La manifestazione del 7 giugno fissata da PD M5S AVS è il seguito di una storia vecchia: le accuse odierne, come quella di genocidio e colonialismo, infiorettano la storia dell’antisemitismo postbellico, e, come sempre i picchi antisemiti, segnalano una crisi esistenziale dell’occidente. Quando una civiltà non sa che fare, da la colpa agli ebrei: il mondo su cui incombe la minaccia di Putin e della Cina, confusa da Trump, presa al collo dal rischio terrorista islamista senza trovare nemmeno il coraggio di sillabarlo, se la rifà con Israele, col sionismo, con Netanyahu… con gli ebrei. Basandosi su una caterva di bugie  che portano all’omicidio, e ignorando i delinquenti che sostengono. Quella piazza, e anche quella di sinistra moderata a favore di un’Israele che rinunci a difendersi, di fatto si renderà responsabile con le sue folli accuse prive di fondamento solo dell’ondata di antisemitismo che ormai sporca il mondo in tutti i suoi angoli.
 
Occupazione è uno stilema preferito, e senza base alcuna. Qui si tratta solo di controllare un territorio finché non rappresenti più lo spaventoso pericolo che Hamas ha dimostrato di essere. La parola sionista è diventata una accusa demenziale, coniugata con colonialismo, come se gli ebrei non fossero l’unico popolo aborigeno che anche da lontano è rimasto legato alla sua terra fino a tornarci secondo tutti i crismi della legalità internazionale, e persino offrendone la metà ai più aggressivi nemici. Nei secoli gli ebrei diventarono assassini di Cristo, oggi ritorna il sudario, secondo il blood libel uccidono i bambini e ci si divertono. I nazisti dicevano che gli ebrei erano biechi capitalisti imperialisti, manipolatori, vermi corruttori, carogne da uccidere. Che lo abbiano detto in piazza non lo ha reso più vero, né ha diminuito la mostruosità della Shoah. Questa piazza ha torto: ricontrolli le cifre, che sono  false, (cfr. Honest Reporting e la Henry Jackson Society) riveda la mostruosità delle azioni di Hamas, ricordi che la gente sarebbe stata protetta facilmente nelle gallerie invece usate solo dai terroristi proprio per fare morti civili, controlli gli aiuti sequestrati per costruire nuovo terrore. Chi va in piazza, va a fomentare un’ondata di antisemitismo catastrofica, esaltata dalla strage del 7 di ottobre. Hamas pensa: “Abbiamo ucciso, stuprato, bruciato, fatto a pezzi una massa di ebrei… lo rifaremo col vostro aiuto in tutto il mondo”. Chi va in piazza aderisce a una manifestazione antisemita. I numeri dei morti forniti da Hamas sono sbagliati, almeno il 75 per cento sono adulti e quindi appartengono a Hamas o a altre formazioni terroriste e ne fanno parte gli uccisi da malattie e da vecchiaia. Israele ha colpito il minimo possibile un mondo nazificato dove lanciamissili e esplosivi e covi assassini erano nascosti nelle case, le scuole, gli ospedali. Il cibo fornito fino a marzo ammonta a 975mila tonnellate di cibo, 50mila di acqua e 25 mila di medicine, unico caso al mondo in cui un Paese  in guerra ha fornito aiuto; ma sin dal primo giorno Hamas lo ha sottratto con le armi in pugno.
 
Deporre le armi e restituire i rapiti, è la richiesta di Israele, del terribile Netanyahu. Israele combatte per questo una guerra di sopravvivenza, la spaccatura fra destra e sinistra non ha toccato la democrazia. Israele è imperdonabile perché ha vinto gli Hezbollah, combatte Houty e Iran con buoni risultati, ha causato la destituzione di Assad, Hamas è a pezzi. Guai adesso se vince una guerra che libererebbe il mondo da un’organizzazione terrorista come l’ISIS o come al Qaeda, che ha giurato di distruggere tutto ciò che non è islamico, che uccide gli omosessuali, schiavizza le donne, giustizia gli oppositori, ha conti miliardari, in 750 chilometri di gallerie non ha mai ospitato una donna o un bambino di Gaza. Tortura i rapiti. La piazza del 7 di giugno fiancheggerà la pizzaiola che sbatte fuori i clienti, i negozi e gli alberghi judenraus, i festival che gli escludono, i milioni di post che li minacciano, e alla fine anche chi sparerà come nell’82, quando fu ucciso Stefano Tache; e come pochi giorni fa Yaron and Sarah, i fidanzati uccisi a Washington. Erano ebrei. E ieri è stato sepolto Ravid Chaim Getz: la sua mamma Tzeela era stata uccisa sulla strada da un terrorista palestinese mentre andava a partorire, lui, salvato dai ginecologi, non ce l’ha fatta. Era ebreo anche lui. Tanti soldati hanno diciotto diciannove anni, 1000 ne sono morti combattendo per una democrazia umanitaria che si difende. Non andate alla manifestazione, Israele combatte per vincere i terroristi.

Drappi, odio e bugie che aiutano Hamas

domenica 25 maggio 2025 Il Giornale 4 commenti
Drappi, odio e bugie che aiutano Hamas
Il Giornale, 25 maggio 2025
 
L’antisemitismo delirante dei nazifascisti credeva di avere ragione, i motivi per odiare gli ebrei li sosteneva dottamente con libri, articoli, conferenze; le sue bugie furono la macchina dello sterminio. Si basarono su bugie antiche, l’uccisione di Cristo, la leggenda del sangue dei bambini, gli interessi diabolici che intrappolano il mondo. Oggi, la poco arguta formula del “sudario” allude di nuovo a Gesù, facendone dunque un palestinese, assassinati dai “perfidi ebrei”. Dietro il sudario, una fila di volenterosi costruttori d’odio: fra i tanti, Di Battista, posseduto da una fantasia demoniaca, o con lui la Jebreal, e fra gli israeliani (quanto può l’odio per Netanyahu) Yair Golan, o Ehud Olmert, lanciano sui soldati più morali del mondo accuse pazzesche. Certo, i ragazzi al fronte combattono come leoni per battere i macellai del 7 ottobre, ma solo la mostruosa costruzione di Hamas che da anni ha fatto di ogni angolo di Gaza sopra e sotto terra un deposito o una fortezza li costringe a combattere in mezzo alla gente.
 
Come non si capisce ancora, guardando chi sono, che i macellai portano anche la colpa di aver esposto e affamato fino alla morte la gente? Che se cedessero gli ostaggi e le armi la pena finirebbe in un momento? Ad oggi, il numero dei morti civili è circa pari a quello dei morti terroristi, una proporzione unica nelle guerre conosciute; Israele ha usato mille mezzi, volantini, telefonate, per allontanare la gente dalla battaglia. 
 
Oggi per allontanare Hamas dai civili si cerca di spingere la popolazione lontano dagli armati. Il cibo così arriverà nelle sue mani: è stato mesi sequestrato da Hamas che l’ha usato o per arruolare o per mostrare uno spettacolo di fame al mondo; ora, i camion rientrano cercando di evitare che Hamas rubi tutto. Ma chi vuol sapere la verità? Chi conosce Hamas? Hamas uccide gli omosessuali, i dissidenti, usa i bambini, schiavizza le donne. Lo si sostiene in Europa immaginando di difendere quei diritti umani. La carta di Hamas incita a uccidere un ebreo ovunque lo si trovi: “Dietro un albero o dietro una pietra vieni e uccidilo”. Ma l’antisemitismo è più eccitante. In Italia, farà partire da Marzabotto dove l’eccidio nazista scriveva una delle peggiori pagine di sangue, una manifestazione contro Israele, da cui la Brigata Ebraica venne a combattere i nazisti. Solo una miserabile elaborazione antisemita può portare a tanta ignoranza e a un così plateale sostegno di Hamas. Svegliandosi dal malefico incantesimo si vedrebbe che il popolo ebraico che combatte solo per la sua vita e non vuole fare del male a nessuno, fin dal 1948. E anche che ieri il nazismo poteva vincere, oggi non più.    

Accuse di genocidio e odio per gli ebrei spingono a uccidere: le colpe della sinistra

venerdì 23 maggio 2025 Il Giornale 2 commenti
Accuse di genocidio e odio per gli ebrei spingono a uccidere: le colpe della sinistra
Il Giornale, 23 maggio 2025
 
 
È stato molto interessante sentire come l’ assassino Elias Rodriguez urlava “Free free Palestine”. Aveva appena freddato due  ragazzi ebrei ventenni,Yaron Lischinsky e Sarah Lynn Milgrim, due israeliani di cui lui al lavoro all’ambasciata di Washington. È avvenuto al Museo dell’Ebraismo. Rodriguez scandiva lo slogan a ritmo, un militante disciplinato: il suo doppio omicidio era solo la prosecuzione di una quotidiana, regolare, organizzata attività contro gli ebrei. Del suo antisemitismo ormai anche pasto quotidiano dei politici e dei media. Netanyahu ha spiegato più volte che è pronto alla pace purché si restituiscano gli ostaggi e si consegnino le armi: ma no, “ha un progetto di sterminio”. Hamas sequestra i camion di aiuti, persino quelli entrati per ultimi ma no, “Israele affama la popolazione”, anzi “ne fa un’arma di guerra”. Gli attentati terroristi e i missili cadono sui civili israeliani in uno stillicidio quotidiano. Ma no, è Israele ad essere genocida. Chi lo ripete, è incredibile, detta la mentalità odierna, e spinge a uccidere: come il comunismo weaponizzato al tempo delle Brigate Rosse. Questo sta accadendo. Hannah Arendt avrebbe iscritto il comportamento del parlamento italiano in questi giorni nell’album della “banalità del male”, salvando il governo che ha respinto almeno la banalizzazione totale della menzogna; ma ormai siamo alla dilagante, istituzionale presenza dei “volenterosi carnefici” di ebrei, nell’informazione e nelle istituzioni.
 
Quella “nukba” che durante il massacro del sette ottobre telefonò contento per dire “Mamma guardami ho ammazzato i miei ebrei” ha ora i suoi seguaci ovunque. Gli ebrei però qui sono chiamati variamente sionisti, Netanyahu, coloni, assassini di bambini... hanno aiutato non poco gli ebrei che denigrano i loro fratelli: quelli ci sono sempre stati, non importa. Lo dice anche l’Ha aretz. Importante è capire che ormai c’è un vocabolario intero, che comincia con la b come bambini, e poi continua con la c come crimini di guerra, e poi viene alla f di fame per culminare trionfante nella g di genocidio… e questa malvagità è basata in una vera ignoranza, nel rifiuto ad ascoltare la realtà dei fatti, a ricordare.. e trova una base nelle istituzioni, mentre lo sbocco ovvio è un sostegno criminale a Hamas e al delitto contro gli ebrei. In Italia le sinistre hanno trovato la agognata unità depositando una mozione unitaria contro Israele. In aula Giuseppe Conte ha detto che “a Gaza si compie una pulizia etnica”, e poi ieri, subito dopo che i due giovani israeliani erano stati uccisi, non ha avuto scrupoli nel dire che la colpa è di Netanyahu. Magnifico. Se fossi un antisemita lo voterei alla prima occasione. Ma sarei attratta anche da Schlein che parla di un “disegno di sterminio” esprime “tutto il supporto per i palestinesi”, mentre Angelo Bonelli torna alla “pulizia etnica” e la Boldrini… dopo la solidarietà per la pizzaiola che ha buttato fuori dal negozio una coppia di israeliani (quella che nei suoi video sventola il libro di Pappe! Uno storico furiosamente di parte per cui gli ebrei sono coloni che occupano Israele) ora vuole “collocarsi dalla parte giusta della storia”, con Hamas evidentemente. Intanto l’UE vuole rivedere i rapporti con Israele: una scelta molto volgare dell’opinione pubblica woke-islamista, e menomale che l’Italia la Germania e alcune altre nazioni si siano sottratte.
 
Ma l’Inghilterra il parlamento che dal 1215 rinnova la sua invenzione di democrazia, ha dovuto sentire un attacco furioso e pieno di bugie del segretario di Stato David Lammy,l’accusa di genocidio impazza mentre la psicosi e l’ignoranza si danno orami la mano: mentre Israele combatte una battaglia di sopravvivenza Tom Fletcher il capo del settpore umanitario dell’ONU si inventa che forse in 48 ore moriranno di fame 14mila bambini palestinesi,la BBC lo segue, poi deve smentire, e lascia una clip sul sito, una dimenticanza...; il Washington Post viene sbugiardato ieri dall’ambasciatore americano a Gerusalemme Huckabee sulle fake news della distanza fra gli USA e Israele. Israele debole, Netanyahu isolato, gli USA abbandonano, i palestinesi soffrono... e se fosse tutto alla rovescia? Netanyahu regge forte il volante di una guerra molto difficile, in cui non si è mai lasciato che i palestinesi morissero di fame ma si è cercato di non dare i camion in mano a Hamas. Del genocidio ha detto meglio di tutti Sami Abu Zuhri, di Hamas: "I bambini nati durante la guerra sono decine di migliaia, uguale a quelli dei nostri shahid, e ne faremmo moltissimi ancora per ripetere il Sette Ottobre”. Una lezione di genocidio, ma degli ebrei. Pare che molti siano interessati.      

Restituite gli ostaggi, deponete le armi. Lo chiede l'Ue ad Hamas, che ha pianificato la guerra

giovedì 22 maggio 2025 Generico 0 commenti
Restituite  gli ostaggi, deponete le armi. Lo chiede l'Ue ad Hamas, che ha pianificato la guerra
Il Riformista, 22 maggio 2025
 
Le proteste europee contro Israele sono talmente sbagliate, disinformate, moralmente strabiche, che i macellai di Hamas le lodano, e le associano alla loro politica, perché, dicono, esprimono,  il rifiuto della “occupazione fascista” del “genocidio” della politica di carestia certo pianificata del governo israeliano. E l’Europa ci sta, mentre in modo cialtrone e disorganizzato dato che poi su 27 solo in 10 hanno votato la risoluzione che lo chiede, vogliono che Israele cessi dalla guerra, smetta di combattere, mentre devono entrare in massa camion di aiuti umanitari, non importa diretti in quali mani. Lo chiede, mentre peraltro i camion stanno già entrando, più di cento. Della  “carestia” che si imputa a Israele più volte è stata verificata l’irrealtà, ma si ripete l’accusa di “genocidio”, mentre Sami Abu Zuhri leader di Hamas vanta la nascita di almeno 50mila bambini dall’inizio della guerra e promette che dieci prenderanno il posto di ogni loro uomo, per distruggere lo Stato di Israele.
 
Il genocidio non funziona quando si deve ammazzare gli ebrei. Questo vuole l’UE, ormai un impersonificazione estrema dell’ONU più viscidamente nemico di Israele. La risoluzione si votava mentre entravano nella striscia 103 camion, cercando forse invano di evitare quello che tutti sanno: che Hamas li sequestra se non lo si impedisce. Per questo fu bloccato l’ingresso dei 600 al giorno che Israele consentì fino a marzo: i terroristi di Hamas armati di kalashnikov li sequestravano e col contenuto compravano nuovi armati mentre affamavano la loro gente per arruolare l’opinione pubblica internazionale. Ci sono riusciti benissimo. Adesso se il marchingegno internazionale messo in moto da Israele e dagli USA non riesce a distribuire il cibo in proprio, Hamas seguiterà a fare quello che vuole mentre sull’indispensabile guerra per fermarne la ferocia si fantasizza immaginando un'Israele di crudeltà, di disprezzo per la vita, che non è mai esistita. Esiste invece lo Stato Ebraico che vuole sopravvivere, e non solo per l’ oggi, ma anche per i propri figli e nipoti. Hamas secondo questa decisione non deve seguitare a armare chi vuole, e deve restituire 58  ostaggi. Chi? Gli ostaggi? E che importa all’Europa? Chi si ricorda dei bambini BIbas e della loro mamma? Di chi languisce sotto terra? L’Europa mai ha spinto davvero per i rapiti, non ricorda il passato prossimo e quello remoto, cancella lo Stato Ebraico che ha sempre offerto la pace con un colpo di spugna pseudo umanitario, non vede affatto né il sacrificio dei ragazzi israeliani in geurra da due anni che danno la vita per le loro famgilie, nè la sofferenza quotidiana di chi vive sotto bombardamenti e in mezzo a attacchi terroristici quotidiani.
 
Blood libel si chiama quello che ha usato sul Foglio Sofri dicendo che fa piacere ai soldati ebrei uccidere, ed è un famoso intellettuale che parla. Non è il solo. In nome del blood libel, si compiono nei secoli olocausti. Israele ha spiegato molto bene perché è costretta a combattere, e a che condizioni smetterà: la restituzione degli ostaggi e il disarmo di Hamas. Qui è la pietra basilare della civiltà su cui si costruisce anche l’Unione Europea. Netanyahu, il grande accusato, in questi giorni l’ha ripetuto senza sosta. Terrore e fanatismo hanno preparato per anni la guerra sboccata nel 7 ottobre, scavando centinaia di chilometri di gallerie, armando un grande esercito terrorista a spese dell’Iran e di tutti i contributi internazionali provenienti, appunto, dalle tasche dell’Europa. Gli unici responsabili di questa guerra sono coloro che l’hanno preparata, iniziata, portata avanti con attacchi quotidiani. E’ a loro che l’UE dovrebbe chiedere la stessa semplice cosa: restituite gli ostaggi, deponete le armi. Smettete! E a Israele dovrebbe dire: sappiamo che oggi non siete più come pecore al macello, e ne siamo felici.   

 

Bibi allude al fine guerra. Un messaggio a Trump per il nuovo Medioriente

lunedì 19 maggio 2025 Il Giornale 0 commenti
Bibi allude al fine guerra. Un messaggio a Trump per il nuovo Medioriente

Il Giornale, 19 maggio 2025

Israele non può vivere senza almeno un paio di breaking news al giorno: non basta il fatto che Yuval Raphael, una ragazza risorta dopo otto ore di tragico occultamento sotto i corpi dei suoi compagni trucidati il 7 ottobre da Hamas abbia raggiunto il secondo posto all’Eurovision, per un voto popolare che contraddice a pieno la foga antisemita universale; al pomeriggio è giunta la dichiarazione dall’ufficio di Netanyahu che Israele considera positivamente ogni accordo per i rapiti, compresa la conclusione della guerra. È chiaro? No. Anche perché l’Idf ieri ha lanciato un’operazione di terra di vasta scala sulla Striscia di Gaza, l’inizio di «Carri di Gedeone». Ma qualcosa bolle in pentola: Netanyahu ha lasciato uscire dal suo ufficio l’idea di una fine della guerra in vista e questa è una pietra miliare. Perché il primo ministro ha ripetuto più volte in questi giorni che all’orizzonte, per ora, c’è soprattutto l’operazione per cui l’Idf si sta mettendo in posizione di attacco in tutta la Striscia per chiudere i conti con Hamas; perché intanto quasi di sicuro Mohammed Sinwar è stato eliminato, e lui è sempre stato il più ostico alla trattativa. Certo, la dichiarazione non è fatta per i Paesi europei, compreso il nostro, che sabato hanno usato formule di condanna senza considerare il grande contesto, il pericolo continuo di vita, la persecuzione fissa del terrore e dei bombardamenti giorno dopo giorno; nonché l’influsso grave che queste prese di posizione hanno sulla crescita dell’antisemitismo. Ma Netanyahu col suo ufficio suggeriscono qui la consapevolezza del grande gioco nuovo, della trama americana nella regione, della consistenza dell’alleanza con Trump legata però alla propria autonomia, alla forza gestita tutta in proprio, mentre si tiene però conto di Witkoff e dell’interesse americano nella vicenda dei rapiti. 
 
A Doha, una delegazione israeliana non era mai stata confermata per una settimana, come adesso; e mai si era venuti a sapere da «ufficiali» qatarini coinvolti nell’operazione, che si sono sentite pressanti richieste americane e israeliane perché Hamas si sbrighi a rispondere, senza tirarla più in lungo: mollate, è il messaggio, o i carri armati entreranno entro 48 ore, la suddivisione della Striscia in tre parti sarà una realtà, la vostra espulsione o eliminazione è questione di ore. Non c’è più tempo. La roulette gira. L’ultima volta in cui Netanyahu dovette annunciare che Hamas aveva rifiutato l’accordo perché non gli veniva data la cessazione della guerra in cambio di qualche rapito, è stato il 19 aprile. Poco tempo fa. Ora l’America ha fatto la sua insistita apparizione non solo sull’accordo Witkoff, e Idan Alexander, ma con pressioni per aiuti umanitari, ora in via di realizzazione, e con uno scenario generale di rapporti con i Paesi arabi sunniti mai visto prima, basato sulla prospettiva di un grande business in cui la pacificazione è indispensabile. Non c’è posto negli investimenti di due trilioni dell’Arabia saudita e dell’Uae se continua la guerra a Gaza, e nemmeno per una Siria jihadista, o per gli Houthi fanatici, e nemmeno per gli ayatollah. Israele si muove avendo capito che anche la guerra sta qua dentro, ma che intanto deve dimostrare che non cede a nessuna logica esterna ai suoi interessi. Di cui il primo, è la sopravvivenza: Israele deve concludere alla svelta e mettersi in condizione di far parte della nuova storia del Medioriente, ma senza cedere niente. Adesso, quando Netanyahu dice: «Se ci darete i rapiti e vi arrenderete noi smettiamo di combattere» il futuro resta imprevedibile; Hamas non agisce secondo la logica dei manuali di guerra, ma secondo la determinazione islamista a distruggere Israele. Bibi chiedendo il disarmo di Hamas mentre prepara la frazione della zona in tre parti, disegna una nuova prova di forza dal cui successo, se ce ne sarà necessità, dipende la fragile esistenza stessa dello Stato degli Ebrei; ma potrebbe derivarne anche il cessate il fuoco tanto desiderato, se i rapiti torneranno e si consegneranno le armi, o almeno buona parte di esse. Israele è come Yuval Raphael: piccola, scampata alla morte, forte nella sua determinazione, con la bandiera in mano e molta capacità nel giuoco.
 
 

 

Israele insiste. Con Trump al fianco

domenica 18 maggio 2025 Il Giornale 2 commenti
Israele insiste. Con Trump al fianco

Il Giornale, 18 maggio 2025

 

Due equivoci stravolgono oggi la discussione intorno al Medio Oriente, Israele e la guerra di Gaza. Il primo riguarda l’atteggiamento di Trump verso Israele e in particolare verso Netanyahu, descritto ormai spesso come un innamorato abbandonato. Invece c’è solo uno scenario nuovo: Israele conferma una funzione basilare nella stravagante politica MAGA in Medio Oriente, ma capirla bisogna scavalcare la traversata scenografica e ondivaga del presidente da Riad a Doha a Abu Dhabi, lasciare da parte l’impressione nel sentire chiamare l’ex terrorista al Shaara “un affascinante giovane”, ed esclamare che Bin Salman “gli piace troppo” mentre firma un accordo di miliardi (142 per la vendita di armi, fra gli altri). Sì, i suoi uomini hanno parlato direttamente con Hamas per liberare il rapito americano Eidan Alexander, gli USA hanno fatto un accordo a parte con Houty purché non bombardino le navi sul Mar Rosso…ma il suo richiamo alla necessità dell’Arabia Saudita e di tutto il suo Nuovo Medio Oriente di entrare nei Patti di Abramo tiene Israele al centro del tavolo, senza Israele non esistono patti di Abramo. E questa Israele, secondo il disegno strategico di Netanyahu, dona sicurezza a tutto questo Medio Oriente con la sconfitta di Hamas e della Fratellanza Musulmana e (solo ieri è stata seppellita Tzeela Getz, uccisa sulla strada verso l’ospedale per partorire in uno dei 2200 attacchi da gennaio a marzo, riusciti o scoperti).

La costruzione che implica emirati, sauditi, altri paesi come l’Egitto e la Giordania, altrimenti rischia il terremoto continuo. Solo ieri a Fox News Trump ha ribadito la sua ammirazione per Netanyahu che “arrabbiato” per i crimini del 7 di ottobre” fra “i più violenti della storia dell’umanità” “combatte duramente e con coraggio”. E’ la realtà: le riserve tornano al fronte nell’ansia terribile delle famiglie che restano di nuove sole in attesa, siamo ancora alla solitudine in cui Israele occupò Rafiah, mentre la proibizione internazionale si avventa su Israele sull’onda delle mille menzogne sulla crudeltà di un esercito che unico al mondo ha cercato di ridurre al massimo le perdite civili. Se Hamas consegnasse i rapiti e le armi non ci sarebbe più bisogno di combattere, lo sa anche chi usa per attizzare l’antisemitismo la menzogna del “genocidio” con quel classico rovesciamento delle responsabilità di cui parlava già Robert Wistrich disegnando l’antisemitismo contemporaneo (“nazisti diventano gli ebrei...”). Il tentativo odierno della guerra è costringere Hamas in un angolo perché consegni le armi e i rapiti. Arduo capire cosa c’è di così esoterico in questo, come si possa pensare che questo disegni un piacere nel combattere. Queste è una guerra di sopravvivenza. E nella condanna quasi unanime, ormai, contro la decisione di Netanyahu, come al tempo di Rafiah, di non mollare, c’è un’accettazione implicita dei crimini del 7 di ottobre e l’assorbimento sociale delle menzogne su Israele e i suoi supposti crimini di guerra. Per esempio la situazione umanitaria che in queste ore si cerca di migliorare con forze internazionali, è stata resa drammatica proprio da Hamas che ha sequestrato il cibo armi alla mano. Tutto filmato, mentre si accusa Israele.

La morte dei civili, pure molto contenuta rispetto ai numeri di qualsiasi altra guerra (uno a uno nella proporzione coi combattenti) è stata legata alla onnivora utilizzazione di hamas delle case, degli ospedali,delle scuole, delle camere dei bambini e dalla proibizione alla gente a rifugiarsi nelle gallerie. La nazificazione del territorio ha provocato l’adesione popolare dall’infanzia in avanti al terrorismo, e quindi l’esposizione maggiore di persone usate come complici, basta pensare al funerale della famiglia Bibas. Israele non può pena la vita, lasciare in vita questa struttura. Trump qui torna in scena:il presidente che si è mosso in Medio Oriente alla ricerca soprattutto di una rivoluzione economica che lo renda l’innovativo salvatore di un’America in crisi, offre a Israele ancora una vasta opportunità di inserirsi in una grande gioco. Ma Israele non può accettare, pena la sua decadenza come forza militare ed innovativa, che la sicurezza sia un’ombra sul suo futuro, deve combattere per la vita e anche farsi sentire sull’Iran. Le trattative con gli ayatollah hanno un andamento molto incerto, ma Trump ha più volte affermato che comunque l’Iran non avrà la bomba atomica e ieri Khamenei gli ha dato del bugiardo.Trump ha anche evitato, pur disegnando un futuro rivoluzionario di Gaza, di parlare di “Stato palestinese” come invece fanno gli Europei; ha lasciato perdere la questione degli insediamenti cui Biden era affezionato.. Il tavolo dei rapporti è pulito. Resta un punto interrogativo non da poco: una grande coalizione islamica, oltre al grande business, può accettare la pace con l’Occidente?    

La "pace araba" di Donald Trump e la strada obbligata di Bibi

mercoledì 14 maggio 2025 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 14 maggio 2025

E’ una forzatura politica disegnare una rottura fra Trump e Netanyahu, anche se ormai dalla BBC alla CNN e anche i giornali italiani cercano di farlo. Ma è un momento difficile, visto da Israele, rispetto a quando Trump prometteva che in Medio Oriente si sarebbe “aperto l’inferno” se Hamas non avesse restituito gli ostaggi. Oggi, invece, Steve Witkoff, il suo inviato quasi plenipotenziario, dopo aver incontrato Edan Alexander finalmente libero,  dice ai giornalisti: “Per noi è ovvio, ora si deve andare a un accordo per la restituzione degli ostaggi e la tregua”. Invece, l’esercito di Israele si organizza per assediare Hamas dentro Gaza: ieri Netanyahu ha ripetuto che non si ferma la guerra, e così si riporteranno i rapiti a casa. Però, la sua delegazione parte per Doha verso una trattativa che non è certo più la stessa di qualche giorno fa, quando Trump non era nel palazzo di Bin Salman, in Arabia Saudita. E’ chiaro che il disegno di Trump è una specie di pacificazione universale, una “Trump Tower” in ogni capitale.
 
Trump calca i saloni di marmo mano nella mano con Bin Salman, l’Arabia Saudita sembra essere diventata il centro del suo interesse mediorentale. La restituzione di Edan Alexander è certo un gesto di affetto verso Israele e di orgoglio per il passaporto americano del combattente rapito, ma è avvenuta con una trattativa diretta fra Adam Boehler e Hamas, gli assassini della nakba. Senza consultare Israele. Hamas non ha chiesto prigionieri palestinesi condannati al carcere in Israele per terrorismo in cambio, ma la legittimazione che gli disegna, immagina, la possibilità di restare a Gaza, mentre spinge perché i sauditi disegnino il riconoscimento nella Striscia di un potere arabo, se non addirittura di uno stato palestinese. Su questo, Trump non otterrà consenso da Israele, ma il rapporto si può costruire su una forza per la distribuzione di aiuti umanitari, un programma di educazione antiterrorista... una trattativa intanto non permette un attacco a tutta forza, e quindi la strada di cui parlano sia Witkoff e Boehler non è sbarrata. Trump sa comunque, che non potrà chiedere a Israele di firmare la propria condanna accettando Hamas come vicino di casa, così come sa che una leva importante del futuro mediorentale è la severità con cui gli USA sono disposti a trattare il nemico degli ebrei e dei sunniti, l’Iran, e a bloccare la bomba atomica.
 
Trump sa che Israele vuole tornare, come promesso dagli USA prima della guerra, che Hamas volle anche per questo, a essere nel patto coi sauditi. Certo, converrebbe a un piano di pace tecnologica, commerciale, di sicurezza. Ma oggi Trump punta diretto sull’ investimento che lo ha aspettato a Riad sotto forma di high tech, petrolio, intelligenza artificiale, real estate. Non ha pazienza per il conflitto con Hamas. Però,  i sauditi possono essere più ricchi, ma non c’è nessuno come gli israeliani per la genialità delle invenzioni. Trump lo sa, e anche conosce le reazioni decise quando devono difendere la loro piccola nazione in pericolo. Chi ha sfilato Edan Alexander dalle mani di Hamas non è solo Trump ma anche il rumore di ferraglie che fanno i carri armati pronti all’attacco dentro Gaza. Hamas ha cercato un modo di scampare la sua prossima fine, liberando nelle mani di Trump Edan Alexander. Trump, inoltre, calca un Medio Oriente bonificato dal  terribile sforzo bellico di Israele (Gaza, Libano, Siria, Houty, in parte Iran. E la forza militare recuperò i rapiti veramente: così fu all’inizio della guerra quando più di 80 ostaggi furono riportati a casa.  Trump, ora, dopo il Pakistan e l’India, vuole l’Ucraina, l’Iran, e il mondo arabo... tutto. E pur nel rispetto, Netanyahu ha dichiarato che la guerra per cancellare Hamas continua. Non gli sarà facile mantenere fede alla scelta, ma sulla bilancia ci sono molti tipi di ipotesi, specie il nucleare Iraniano.
 
Netanyahu però vuole sapere dov’è Israele nei disegni americani? Lo hanno ricacciato indietro gli isolazionisti? Forse un po', ma Witkoff era nell’ufficio di Netanyahu con il Primo Ministro e Ron Dermer mentre si riconsegnava Alexander. Dunque: Bibi pensa che per salvare Israele si debba battere Hamas, ma bisogna vedere cosa promette Trump a Bin Salman. I giochi sono aperti: la maggioranza del Senato, l parte evangelista del suo elettorato e Kushner, o Rubio, o l’ambasciatore americano in Israele Mike Huckabee, o Waltz ora all’ONU  e tanti altri amici di Israele, non si faranno da parte facilmente. E Israele, è uno Stato autonomo.    

Ma Israele non uscirà dal radar Usa

domenica 11 maggio 2025 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale,11 maggio 2025
 
La verità è molto semplice: non si sa niente di che cosa combinerà Trump con il viaggio negli Emirati, sull’onda dei colloqui con l’Iran che seguitano oggi… qualcosa succederà, l’ha promesso. Molti commentatori adorano l’opportunità di affermare che Trump non ne può più di Netanyahu e che vuole annunciare uno Stato palestinese. Cioè, la politica mediorientale degli USA avrebbe dichiarato uno scisma a Israele, condanna Bibi all’isolamento e alla sua fine politica. Le ragioni sarebbero che non ha saputo chiudere la guerra con Hamas e  persino che Trump sospetta che Bibi avrebbe tentato di manipolarlo. La seconda accusa è bizzarra; la prima è assurda, in genere si accusa Bibi di essere un guerrafondaio. La verità: la guerra è cauta a causa dei rapiti, soggetto cui anche Trump ci tiene. Bibi ha agito con lentezza, Trump voleva piazza pulita.
 
I sintomi della rottura: la pax americana con gli Houty; la cancellazione della visita di Pete Hegseth, Ministro della Difesa, il sospetto di un accordo con l’Iran; l’idea che con i sauditi si preveda un accordo senza Israele. Ma di fatto: la notizia sullo Stato palestinese era stata ricavata da un sito citato a sua volta dal Jerusalem Post, Media Line, per cui “anonime fonti del Golfo” “stavano dibattendo” se “fonti diplomatiche” avessero affermato che Trump ci pensa. Intanto la TV I24 ha ritirato il pezzo: esso accompagnava un’intervista dell’Ambasciatore americano in Israele Mike Huckabee: dichiara  sciocchezze quelle sullo “stato palestinese”; l’Iran non avrà un’arma nucleare; dell’Iran non ci si può comunque fidare; invece Israele può contare su Trump. 
 
Intanto Trump ha detto che le centrifughe verranno distrutte “per amore, o per forza”; e Steve Witkoff, ripete che solo di centrali ad uso civile si parla. Trump,certo, viene in Medio Oriente per disegnarsi come portatore di una pace mai vista. Gaza è un ostacolo, i rapiti il maggiore problema. Può darsi che gli USA abbiano organizzato una svolta che include l’Arabia Saudita e che Bin Salman voglia una concessione ai palestinesi... è da vedere, ma è escluso che Israele esca dal radar americano. Se sulle scelte iraniane e palestinesi non ci sta, non è disarmato né inerte e ha ammiratori anche nel Senato americano. Si tratta della sua vita, e di quella della democrazia nel mondo. Il ministro Ron Dermer è stato ricevuto personalmente da Trump, un trattamento speciale. Non parla di un Paese che si vuole lasciare da parte. Israele combatte per la sua vita, se Trump se lo dimentica, ci pensa la storia a risvegliarne l’attenzione.      

 

La pizzeria di Napoli calamita nazionale antisemita

sabato 10 maggio 2025 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 10 maggio 2025

Il pericolo ormai è presente e chiaro. Invece di ostentare la sua cultura antisraeliana sventolando un volumetto sulla storia di Israele di un suo classico squalificato odiatore, Ilan Pappe, sarebbe bello che la signora pizzaiola che ha buttato fuori i turisti israeliani, si informasse su un altro argomento, cioè le conseguenze dell’odio di massa per gli ebrei nella storia. Il tratto terrificante della vicenda, è che la pizzeria della signora, invece di essere chiusa, è diventata un attraente centro di odio antisraeliano, e numerose istituzioni e autorità non solo non condannano, ma sono graditi ospiti. Adesso, una domanda pesante: come accade che nella storia si scateni la caccia all’ebreo, fino alla Shoah? Ci se lo chiede spesso guardando indietro nel passato tedesco. Oggi però, si dice, in Italia, in America, nel mondo… no, impossibile, non diciamo sciocchezze. Ma mentiamo a noi stessi. Le masse odiatrici ormai sono scatenate. L’odio mortale non è un fenomeno d’elite; quando si marcia urlando morte a Israele, genocida, razzista, e le autorità poi concordano, il pericolo è consistente. Daniel Goldhagen nel suo famoso I volenterosi carnefici di Hitler fa i conti: l’odio antisemita omicida fu appannaggio di decine di milioni di persone, l’eccidio nazista non è solo delle SS, ma di un popolo che sembrava normale. La Polizia, la gendarmeria, uomini e donne nelle  amministrazioni e istituzioni civili, nelle aziende, nelle scuole, università, ospedali… il numero di collaborazionisti oggi includerebbe parte di chi lavorava nell’informazione, nelle istituzioni umanitarie... la gente, i proPal di oggi. Siamo sull’orlo di un attacco di massa al popolo ebraico sulla base di un mucchio di bugie travestite da diritti umani.  “Il numero di quelli che si resero complici o che erano al corrente, è sbalorditivo”, dice Goldhagen. E qui un pubblico enorme è stato imbrogliato sul fatto che gli ebrei siano coloni e non, senza possibilità di dubbio, gli unici indigeni di Israele; non sa che dozzine di accordi internazionali fino all’ONU nel 1948 ne stabiliscano la legittimità e i “territori” sono frutto non desiderato di guerre di aggressione arabe; che Gaza è sgombera dal 2005; che gli arabi cercano di eliminare gli ebrei in base a convinzioni religiose.
 
La folla non si interroga su parole gettate a sproposito nella mischia, come genocidio e apartheid. Un numero spropositato è oggi pronto a dare la caccia agli ebrei chiamandoli sionisti, o con la scusa di Netanyahu, di cui non sanno niente. La vicenda della pizzaiola ha avuto tre fasi: butta fuori la coppia ebraica e israeliana; c’è un sussulto di vergogna istituzionale, è un gesto di odio antiebraico anche se lo chiami antisionista,  e poi c’è la terza parte, quella in cui la Boldrini e una lista di personaggi istituzionali solidarizzano con la pizzaiola, coi ripensano e ritengono evidentemente che qui c’è del consenso da spigolare. E’ un classico: per i nazifascisti gli ebrei erano comunisti, per i comunisti fascisti, per i capitalisti accattoni di shtetl, per Marx, capitalisti... adesso  sono sionisti, vogliono la loro casa, ma che vogliono questi ebrei, brutti nazionalisti... e pretendono persino di non essere fatti a pezzi tutti i giorni da missili e attacchi terroristi, ma tu al 7 ottobre ci credi? I protetti di questi difensori dei diritti umani uccidono gli omosessuali e mutilano le donne mentre la pizzeria, nel consenso istituzionale, diventa un hub di odio. Mentre Israele combatte per la propria sopravvivenza, l’Albanese l’ha trasformato in tana ideologica come “Presa Diretta” su Rai 3: tre coraggiosi, Giovanardi, Prado e Volli, hanno  attaccato le balle e la diffamazione proposte come reportage, ma l’USIGRAI e FNSI li condanna invocando il diritto all’informazione. Gli ebrei sono sotto un assedio di massa in tutto il mondo: il premio Pulitzer va a un palestinese Mosab Abu Toha che denigra le vittime e i rapiti del 7 ottobre; si insiste ovunque per l’ “aiuto umanitario” a un’organizzazione che tiene gli ostaggi a morire sotto terra; si chiede “pace” intendendo la resa di Israele; a Milano si discute se illuminare Palazzo Marino per Gaza, sostenendo, solo coi numeri di Hamas, che ci sono 52mila morti di cui 13mila bambini;  a Ragusa e Catania si beve Gazacola. Nuova bevanda per i volenterosi carnefici del nuovo odio per gli ebrei. 
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