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Quei bambini di Gaza chiamati Spada e Guerra. A scuola studiano mitra

martedì 30 aprile 2013 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 30 aprile 2013

C'è "l'ora di kalashnikov e alla tv dei piccoli video in cui si parla di "uccidere cani ebrei"

Si comincia molto molto presto. Prima ancora di nascere, se è vero, come è vero, che ci sono una quantità di creature che nascono da famiglie del grande mondo islamico che si trovano a chiamarsi Guerriero, Conquistatore, Guerra Santa, Spada… Squadra dell’Islam (Saif al Islam), come si chiamava il figlio di Gheddafi, e Spada della Legge (Saif al Din), o anche Saif Allah, Spada di Dio. Fathullah vuol dire per esempio “Conquista nel nome di Dio”, e la sua variante turca (tutto ciò lo riassume preoccupato lo studioso americano Harold Rhode) è Fethullah, insieme a tanti altri nome che vengono dalla radice Fathi, o Fatih, che significa conquista, appunto. Ci sono anche tanti ragazzini che invece vengono chiamati Jamil, (bello) o Latif (amichevole) o Wasim (grazioso) o Karim o Jawad (Generoso). Dunque, guai a fare di tutte l’erbe un fascio, ma certo da noi i figli si chiamano Speranza, Beniamino, o con i nomi di santi ispiratori di buoni sentimenti, come i quattro evangelisti e o San Francesco. C’è una ragione? Certo, c’è un epica, un modo di essere, un pensiero, e resterebbe inattaccabile folclore e tradizione se si trattasse di guerre dei pupi, e non di guerra vera.

Perché la cosa si fa preoccupante se questa impronta sui bambini diventa insegnamento scolastico, televisivo, civile. I teenager di Gaza devono imparare a scuola come materia di studio, l’uso dei Kalashnikov e anche dei missili da spalla e degli RPG anticarro che poi vediamo piovere sulle città israeliane. Li addestrano professori incaricati dal ministero degli interni, affiancati per la scientificità dell’informazione dalle Brigate Ezzedim al Qassam, il famoso braccio armato di Hamas, che mai si è saputo avesse poi altre braccia. I ragazzini imparano anche attività civili, come spegnere gli incendi, ma il video della scuola Gamal Nasser ci mostra un assalto con RPG contro una torre di avvistamento con bandiera israeliana. Questo corso settimanale è per 37mila allievi, e i corsi sono integrati dai campi estivi con corsi di esplosivi e armi.
E’ mai possibile immaginare un processo di pace con una giovane leadership formata da questi corsi? Perché l’educazione, naturalmente non è soltanto pratica, è anche, e molto teorica. Nessuno può dimenticare sia lo scandalo nato dal finanziamento da parte dell’Italia stessa all’Autonomia Palestinese di libri di testo che si rivelarono carichi di odio, nessuno ignora l’insegnamento di molti religiosi quando si studiano i testi sacri. Nel 2008 il personaggio più popolare della tv per bambini palestinesi era Farfur, un clone di Topolino che viene barbaramente ucciso dai soldati Israeliani dopo il seguente dialogo: Farfur: “Sanabel, che vuoi fare per aiutare la Moschea di Al Aqsa?” Bambino: “Vogliamo combattere”. Farfur: “E che altro?” “Vogliamo spazzar via gli ebrei”.

Dopo che Farfur viene trucidato, una bambina di tre anni intervistata diceva “Non ci piacciono gli ebrei perchè sono cani. Li combatteremo” E dallo studio un’altra bambina: “Oh Shaima hai ragione, gli ebrei sono criminali, e nostri nemici”. L’educazione antisemita e alla guerra per i bambini è ovunque, basta guardare il PMW, Palestinian Media Watch, un sito che raccoglie poesie, canzoni, articoli, insegnamenti. I campi estivi vengono intitolati, come tante piazze e strade, a terroristi che hanno ucciso civili nei ristoranti o sugli autobus. Nelle scuole dell’UNRWA, l’organizzazione dell’ONU che a differenza di tutte le altre, prende cura di un solo tipo di profughi, i palestinesi, un nuovo film del Center for Near East Policy dimostra che i 500 milioni l’anno che l’ONU dona solo per le scuole è speso male. Si impara dal video che la coesistenza con Israele non viene mai insegnata, anzi. Si insegna a gridare ogni mattina: “Gloria e vita eterna ai martiri e ai giusti, Gerusalemme è nostra, noi la liberemo”. Molti insegnanti spiegano che “Israele deve essere spazzata via”, e i suoi cittadini sono tutti “occupanti”. Due clip ci mostrano bambini sotto i dieci anni che parlano della necessità di uccidere gli ebrei, definendoli nemici di Allah: “Dobbiamo ucciderli tutti”.

Arafat prima dell’inizio della seconda Intifada, quella del terrorismo selvaggio, chiamo migliaia di bambini a marciare su Gerusalemme con un sorriso estatico, affermando che sarebbe stata la cosa più bella del mondo. Purtroppo la politica verso l’infanzia non è cambiata, e in gran parte noi la finanziamo non chiedendo un corretto rendiconto degli aiuti. Se si vuole la pace, cominciamo dalle scuole.

 

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Anita , Lugano Svizzera
 martedì 30 aprile 2013  12:56:35

Fiamma, ti vogliamo all'ONU a denunciare ad alta voce questi abusi! È sempre la stessa storia: già mia madre, nata a Zfat nel 1925 e la sua famiglia scesero a Rehovot perché le famiglie venivano trucidate da troppe incursioni arabe e anche lì gli uomini come il mio adoratissimo Saba pattugliavano i confini tutte le sere...è ora che qualcuno lo dica forte alle nazioni, sono sicura che tu lo puoi fare. Saluti carissimi, Anita



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