Israele una pace in guerra

Dati: 144 p.
Editore: Il Mulino
Collana: Contemporanea
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L'immagine di Israele che la Nirenstein disegna nel volume è quella di una società ancora in formazione, ma che tuttavia è entrata in una fase irreversibile post-sionista. Per lungo tempo l'esercito e la guerra sono stati il ventre unificatore di polacchi, russi, americani, etiopi e marocchini immigrati. Il lutto e la vittoria, la lotta per la sopravvivenza e i riti collettivi hanno forgiato i comportamenti dell'intera nazione, le pratiche familiari, l'uso del tempo libero, l'etica dei costumi. Poi, a partire dal '73 con la guerra del Kippur, la guerra del Libano e l'Intifada, l'invincibile esercito popolare di Israele si è trasformato in un popolo che ambisce alla normalità, per cui la pace è diventata un bene necessario.
Da quando è in corso il processo di pace, l'immagine e la realtà di Israele sono profondamente mutate, nell'altalena di vittorie e sconfitte, di accelerazioni e franate che hanno segnato questi quattro anni di "pace in guerrra".
Fiamma Nirenstein racconta e spiega tutto questo in presa diretta: il mito della specialità ebraica e la folle corsa verso la normalità; l'impietoso e talvolta devastante processo di revisione storica a cui sono sottoposti eroi ed istituzioni; la scoperta del nemico interno accanto alla persistente minaccia di quello esterno; i mutati rapporti con gli arabi, i palestinesi, gli ebrei della diaspora.
La maggioranza degli israeliani oggi pratica stili di vita e di consumo che sono più simili a quelli di una prospera società occidentale che a quelli del loro austero passato. Anche per questo la pace è diventata un bene sempre più necessario. Ma l'assassinio di Rabin e gli attentati di Hamas hanno alzato ancora una volta la posta in gioco. La questione della sicurezza e l'antica paura sono tornate in primo piano, determinando la vittoria elettorale di Netanyahu. la strada tracciata è comunque irreversibile, per lo stesso Netanyahu, anche se ora la divisione passa tra chi, arabo o ebreo, dentro o fuori Israele, guarda al futuro o rimane prigioniero del passato.