VIAGGIO TRA I SEGGI DOVE SI INCONTRANO EX ELETTORI DI SINISTRA CHE OR A VOTANO CON I VECCHI NEMICI « Dobbiamo accontentarci di Olmert» Orfani di Sh aron e spaventati da Hamas, gli elettori di Gerusalemme votanoKadima
mercoledì 29 marzo 2006 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
« Mi uccide» , la giovane ministra degli Esteri Tzipi Livni si stringe nelle
spalle allontanandosi dall’ urna in cui ha deposto la sua scheda, « pensare
che Sharon non veda questo giorno. Pensare che è là in quel letto, che è con
noi, ma non sa che cosa succede» .
Quanto peso, che responsabilità ieri mattina nell’ aria freddina e vagamente
ostile (179 avvertimenti di attacchi terroristici, un mare di poliziotti ai
seggi) di Gerusalemme sulla poca gente che la mattina presto si avviava alle
urne. Quale giravolta mentale è toccato fare a chi ha deciso di mettere il
segno sulla scheda che ha portato a una vittoria molto più debole e incerta
del previsto di Kadima, un partito nuovo, mai visto prima, fondato da pochi
mesi, da un leader in coma profondo. Una cosa era chiara si trattava di
decidere una volta per tutte se parte dei Territori deve essere abbandonata
per sempre. Se questo porterà alla pace o a una guerra sempre più dura. E
senza il papà che decide per tutti. Si capisce che invece di affrontare il
tormento parte del pubblico abbia deciso di restarsene a casa, ostentando
un’ indifferenza psicanalitica. Lo sgombero da Gaza e le sue infinite
lacrime; la vittoria di Hamas, con il suo respiro d’ odio, e il declino di
Abu Mazen, le minacce, mai sentite prima, di Ahmadinejad e degli Hezbollah;
la subitanea sparizione di Sharon l’ uomo che aveva catturato la fiducia e
l’ affetto di tre quarti degli israeliani; il passaggio di Peres a Kadima e
la conquista del potere nel partito laburista da parte di un sindacalista,
Amir Peretz; la scomparsa dei volti rassicuranti dei padri della patria e
della loro ideologia, tutto questo però non ha impedito alla gente di
Israele di promuovere sostanzialmente Olmert, a conservare alla sinistra una
larga porzione di simpatie così da essere il partner naturale della prossima
coalizione; e di segnare la fine politica del Likud e soprattutto del suo
leader Benjamin Netanyahu. E inoltre, di dare le ali a un partito come
quello dei pensionati, che si è battuto contro la povertà cronica. I voti ai
laburisti e ai pensionati mostrano come il sociale sia importante anche
quando si deve affrontare una guerra quotidiana.
Si vede nel risultato in parte inaspettato quale labirinto ha percorso il
pubblico per scegliere una parte politica che, anche quando porta lo stesso
nome, come il Likud o i laburisti di Avodà , è un altro partito, un altro
mondo. Poche le facce note, trasmigrati in altre liste i volti familiari,
nessuna delle vecchie comode rassicurazioni, e soprattutto nessuna netta
divisione fra il partito della pace e quello della lotta senza tregua al
terrorismo.
A Gilo, quartiere residenziale nella periferia di Gerusalemme dove entravano
dalle finestre le pallotole delle Brigate di Al Aqsa, incontriamo al seggio
Helly e il marito Dudi, professionisti cinquantenne che spiegano perché
votano Kadima: « Abbiamo trascorso la nostra vita a lottare per la pace.
Abbiamo sempre votato per la sinistra. Il passaggio di Peres a Kadima ha
dato un’ ultima spinta alla nostra fede in Sharon, che odiavamo. Era lui
l’ uomo che avrebbe realizzato la pace, e ce l’ ha dimostrato sgomberando
Gaza. Ora ci dobbiamo contentare di Olmert» , dice Helly. « non è
simpaticissimo, ma per ora ha dimostrato stabilità » . « Che dovevamo fare» ,
dice ancora, « abbiamo votato per Rabin, per Peres, passare a Peretz è troppo
poco, con tutto il rispetto per un bravo leader. E poi Olmert ha messo
insieme la squadra migliore, persone che da una parte sapranno fare la pace,
dall’ altra difenderci» .
Un anziano signore ascolta infastidito: « Voto per il partito dei pensionati,
anche se sono preoccupato dalla vittoria di Hamas; ho sempre votato Likud,
per Hamas andava bene, ma Netanyahu da ministro del Tesoro ha sbagliato: i
suoi tagli hanno danneggiato solo i più deboli» .
Una ricciolina che vota per la prima volta preferisce i radicali del Meretz,
prova del bisogno di libertà dei giovani e del loro classico e prevedibile
pacifismo. Anche Gilad, che stringe al petto la figlia di due mesi, vota
Meretz: « Sì , lo so che ci sono i terroristi, ma io penso agli accademici, ai
medici, ai lavoratori palestinesi che sono stufi come noi» . Un’ elegante e
anziana dottoressa, Lorelle Blass, la pensa in tutt’ altro modo: “ Viviamo in
uno stato di negazione, Kadima è semplicemente la prosecuzione di un sogno
che si è di mostrato fallimentare. Oslo è andato male, lo sgombero di Gaza
ha creato solo danni e dolore, e noi proseguiamo col medesimo esperimento.
Israele nuota in un mare di problemi che non ha creato, ma che deve
fronteggiare, e invece vorrebbe vivere una vita normale. Come se,
attraversando la Manica, a metà il nuotatore dicesse: “ Non ne ho più
voglia” . Guai: potrebbe affogare se non si arma di rinnovata forza» .
Molto più semplicemente Sima, una bionda in jeans dice: « Mai più sgomberi,
poverini... quelli di Gaza vivono ancora in tende, i giovani si suicidano,
non trovano un posto nel mondo» . Sima ha votato Netanyahu, ma Olmert - che
personalmnete non ha raccolto un grande successo - si avvia alla sua
coalizione con la sinistra. Di fatto in Israele nasce oggi, nonostante
Hamas, un governo pronto a concessioni territoriali al di là di quello che
Sharon, forse, avrebbe voluto.
Un colono al voto con la figlia nell’ insediamento del Kiryat Arba nei pressi
di Hebron nel West Bank