VIAGGIO NEL VOTO DI ISRAELE. 7. Il segreto: attenta campagna di immag ine, moderazione, e giocare la carta della paura La resistibile ascesa dell'Amerikano Netanyahu, dopo il confronto in tv, tallona Peres
martedì 28 maggio 1996 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO
allenatori americani. Santo cielo. Se il commentatore politico più
famoso d'Israele, Nahum Barnea, attacca così Beniamin Netanyahu,
l'antagonista di Peres, con una tale animosità , e usando un'immagine
feroce e pericolosa, allora a due giorni dalle elezioni sembra che
esista davvero la possibilità che vinca Bibi. Eppure fino a poco
tempo fa, lo slogan che lo accompagnava era quello ben congegnato
dall'Avoda, il partito di Peres:
cattivo carattere, di statura culturale e morale tutta da provare, la
cui unica autentica medaglia è rappresentata dal fratello Yoni,
l'eroe caduto alla testa dell'unità speciale che salvò gli ostaggi
di Entebbe nel luglio del 1976. Quando il Likud ha schierato come
candidato alla carica di Primo ministro Bibi Netanyahu, la prima
uscita pubblica a Gerusalemme del segretario, eletto nel 1993 alla
testa del partito, era stata uno show di odio, e per converso, di
solitudine. Si sapeva che Bibi raccoglieva le antipatie di Ariel
Sharon, di Dan Meridor, di Benny Begin, insomma di tutti i notabili
che non capivano cosa ci facesse quel giovanotto semiamericano,
viziato, chiacchierone al loro posto. Ma non fino a quel punto.
Nessuno applaudì il suo discorso, nessuno sorrise, il popolo del
Likud guardava sconsolato una leadership divisa e indifferente,
pronta alla sconfitta. Su Netanyahu bruciava l'interdetto di Leah
Rabin, che dopo l'assassinio di Yitzhak non aveva voluto stringere la
sua mano, e anzi l'aveva accusato di essere il mandante morale
dell'estremismo politico religioso di Ygal Amir e di quelli come lui.
Bibi, invece di cercare come gli consigliavano i suoi di dimostrare
inequivocabilmente che il Likud non c'entrava nulla, seguitava ad
accanirsi sulla sinistra, sui pericoli che faceva correre a Israele;
a inveire contro Arafat e contro la sua supposta connivenza con
l'integralismo islamico; e anche a prendersela coi suoi compagni di
partito. Poi iniziarono gli attentati terroristici, e qui Netanyahu
ha avuto tre reazioni differenziate, e tutte intelligenti, che lo
hanno rimesso in sella: la prima, non attaccare il governo o Peres
direttamente, e anzi offrire la solidarietà del Likud come prova di
fedeltà nazionale, mostrandosi contemporaneamente terribilmente
preoccupato per la sicurezza. La seconda: fare ponti d'oro ai suoi
nemici più accesi, quelli che con i loro piccoli partiti avrebbero
potuto portargli via voti, e incamerarli nel Likud. David Levy, capo
della componente sefardita, e Raphael Eitan, capo dei laici di
destra, hanno avuto promesse e onori, e sono entrati in lista dopo
anni di autentica rottura e di disprezzo. La terza reazione:
un'attenzione minuziosa, scientifica, nipponica alla trasformazione
della sua immagine da ragazzo aggressivo- americano a primo ministro
in pectore, anzi, già in carica. Il suo consigliere per i media Shai
Bezek, il suo capo della campagna elettorale Limor Livnat (che è
anche candidata) e un'altra dozzina di addetti al make-up, hanno
cercato di far dimenticare la vecchia immagine di Bibi per
costruirgli su misura un abito a doppio petto blu, su cui tuttavia,
si possono intravedere le mostrine e le medaglie conquistate in
guerra. Perché Bibi, rispetto a Peres, può contare su qualcosa che
in Israele è importante: una carriera di comandante di una Saieret
Matchal, un'unità speciale. Fu dopo la degenza in ospedale che
Netanyahu passò un lungo periodo in America. E qui ebbe inizio la
sua fortuna. Inglese perfetto. Due lauree, la seconda delle sue tre
mogli, un'esperienza televisiva molto vasta, iniziata come
vice-ambasciatore in America, e poi proseguita e rafforzata come capo
della delegazione del gruppo israeliano all'Onu. Era il periodo della
guerra del Golfo, e Bibi diventò il preferito della Cnn, per
l'America l'espressione più autentica del Sabra emancipato e
moderno. Ancor più si guadagnò questa fama quando ebbe l'incarico
di guidare la delegazione israeliana a Madrid. La crescita di Bibi,
che l'ha portato a diventare il segretario del suo partito nel 1993
ha conosciuto un unico vero stallo: fu quando giunto alla sua terza
moglie (israeliana, di nome Sara) una telefonata anonima la avvertì
che presto avrebbe potuto ammirare sul teleschermo alcune impreviste
prestazioni del marito, di genere per niente politico. Bibi allora
andò in tv, si autodenunciò con parole di vergogna e di rabbia, e
non mancò di accusare alcuni suoi colleghi di partito
metodi mafiosi per bloccarmi. Tutti capirono che Bibi alludeva a
David Levy. Questo era il clima, e lo è restato fino a poco tempo
fa. Chi avrebbe detto che pochi giorni prima della fine di una
campagna elettorale così in salita, a Netanyahu sarebbe stata
tributata l'ammirazione generale dei suoi? Che dopo il faccia a
faccia con Peres all'uscita dello studio tv le pacche sulle spalle
sarebbero piovute calorosissime da tutti i suoi ex nemici- compagni
di partito, e che i suoi gli avrebbero gridato in coro
pezzi] ? In realtà , dopo aver a lungo usato il suo tono più
curiale, negli ultimi giorni Bibi è uscito allo scoperto martellando
il sospetto che Peres voglia dividere Gerusalemme, e puntando sempre
di più sulla paura degli attentati. Può anche darsi che questa sia
una carta vincente, ma non è davvero detto: l'epos locale non ama
evocare la paura, un sentimento che poiché si accompagna ad un reale
pericolo, qui è tutt'altro che transeunte. Proprio per questo
l'israeliano resiste al pericolo, non ne parla, e anche se
interrogato , lo nega. Per un ex comandante di Saieret
Matchal non è un granché puntare sulla fifa. Bibi afferma che la
pace è anche il suo programma, insiste che non dividerà Gerusalemme
(ma anche Peres lo dice), giura che non lascerà mai il Golan, e che
vuole mobilitare tutte le forze possibili per la sicurezza. Niente di
molto innovativo né di lunga prospettiva. La sua forza giovanile e
aggressiva può essere prescelta, probabilmente, solo sotto la spinta
di eventi estremi, financo tragici. Però , la prova di Bibi è stata
migliore di quanto chiunque si aspettasse. Il suo futuro di leader è
garantito. Fiamma Nirenstein