Viaggio del Papa: quei temi politici distorti dai media
Il Giornale, 16 maggio 2009
Il Papa si era posto l’obiettivo durante il suo viaggio in Terra Santa di volare alto sopra i conflitti regionali: Gerusalemme è sempre accompagnata nei Salmi da invocazioni di pace e il Papa sperava che il suo viaggio aiutasse la concordia; il vento del luogo, metà arso dal deserto, metà fresco di pini, ha, nei secoli, soffiato sul viso di Cristo e dei profeti; la sua dimensione terrestre sconfina in quella celeste; là è nato il monoteismo che le tre religioni si contendono e a Benedetto XVI interessava un messaggio per lo spirito di tutti: unità, pace, lotta contro la violenza e la sofferenza dei poveri. Ma proprio il cercare di evitare gli spigoli politici ha fatto sì che essi diventassero il coro quotidiano di tutti i media, tv, radio, giornali, compresi i nostri. Così il viaggio papale ne è uscito stropicciato. Molti dei suoi temi sono poi risultati sui media parte del più abusato schema di colpevolizzazione di Israele. Il tema Shoah non c’entra: ha avuto un impatto un po’ controverso, ma a noi sembra che là il Papa non abbia dato adito a veri equivoci sul negazionismo. L’obbrobrio è stato condannato.
Ma la politica è un’altra storia. Il cosiddetto muro, le sofferenze dei campi profughi, i “due Stati per due popoli”, la sofferenza dei cristiani... Tutto questo ha dato il via a una saga di titoloni antisraeliani nella più pura tradizione tv-giornalistica europea. Per esempio, se parlando del muro Benedetto intendeva che le barriere fra esseri umani sono da abbattere, l’altoparlante dei media ha rilanciato un messaggio di denigrazione di Israele: il muro di divisione (che come tutti sanno non esiste come tale, se non in tratti brevissimi, il 3 per cento, e c’è invece una barriera di filo spinato), hanno interpretato la tv e la stampa, è un obbrobrio morale (mentre non lo è affatto, perché è servito a evitare il 98 per cento del terrorismo suicida che ha fatto più di 2000 morti in tre anni) e va abbattuto (invece, guai a farlo, specie a Betlemme, una delle città più attive nel terrore: supermarket, autobus, tutto esploderebbe ancora). La questione dei campi profughi: il Papa ha indicato la sofferenza umana di chi ci vive, ma i campi profughi sono là dal 1948 o dal ’67; ormai ospitano i pronipoti dei profughi veri e l’UNRWA, l'agenzia dell’ONU che si occupa unicamente dei palestinesi, mentre tutti gli altri profughi del mondo si sono ricollocati, lascia che vi si alimenti un’ideologia di odio che si trasforma in sogni di distruzione. Auspicare il ritorno dei profughi significa, sulle orme della visione più estrema dell’OLP, invitare Israele a sparire per motivi demografici. Bisognerebbe piuttosto invitare i giovani dei campi a uscirne, a vivere e lavorare nelle città palestinesi. Qui davvero l’aiuto internazionale può essere utilissimo. Perché, anche se lo Stato non è ancora costruito, le città palestinesi, compresa Betlemme, sono libere da Israele dal 1996, in base agli accordi di Oslo. Invece abbiamo sentito dire alla tv “da Betlemme occupata da Israele”. Anche la difficoltà a muoversi di cui si è molto parlato, cambierebbe del tutto in un clima meno minaccioso, che potrerebbe allo smantellamento di check point. Benedetto XVI sa che i palestinesi hanno gran parte del loro destino in mano, ma non l’ha detto e così la simpatia per la sofferenza è diventata accusa: apartheid, discriminazione, diritto al ritorno, occupazione...
Il Papa ha saputo parlare della tentazione della violenza per i giovani, e più avanti dell’educazione all’odio dei bambini. Ma si sa bene che i bimbi cristiani o ebrei non vengono indottrinati alla violenza: le vittime della cultura dell’odio sono i piccoli telespettatori, gli alunni delle scuole e delle madrasse del mondo islamista. Invece, si è giocato sull’ambiguità. Un altro punto importante: il Papa lamenta la diminuzione dei cristiani d’Oriente e del pericolo che corrono. Ma i cristiani d’Israele invece sono aumentati dal 1948 del 250 per cento, da 34mila a oltre 150mila. Tutto il resto è ombra e persecuzione, specie a Gaza.
Infine: non sarebbe davvero stato male se le tv di tutto il mondo avessero almeno potuto identificare nel viaggio la preoccupazione per la crescita dell’odio antioccidentale che si sostanzia nella continua minaccia a Israele da parte iraniana. Benedetto ha citato le sofferenze di Gaza, ma, hanno notato gli israeliani, non ha citato Sderot, colpita da 9000 razzi palestinesi, o le famiglie delle vittime del terrorismo. La parola sofferenza, così importante per il cristianesimo, è rimasta, per il mondo attuale, confinata alla condizione palestinese.
E', e lo sarà sempre, consolante sentire parole vere su altre parole vere perchè, come spiegato dal poeta - filosofo Martin Buber, il rapporto, o se vogliamo dire la comunione tra due persone, è sul livello della chiarezza e realtà.Costruire la "notizia" non diventi arte per attrarre dalla propria "visione" ma, a somiglianza di Dio, far emergere la verità che è inscritta in ogni cuore.La ringrazio, Gent.le Sig.ra Fiamma, per la sua lucida spiegazione.
Dova Cahan , Tel Aviv Israele
Gent.ma Fiamma Nirenstein, terminatala visita del Papa Benedetto XVI mi accingo solamente ora a dare il mio commento. Certamente e stata una visitariportata da ambe due le correnti sia di destra che sinistra in modo contradittorio. Io come cittadina Israeliana e residente qui in Israele, nonstante abbia sentito per radio, vistoper televisione e letto alcuni giornali hola mia idea personale che ho ritrovato anche condivisa da molte persone checonosco e perfino da gente incontratacasualmente. Questa visita non bisognadimenticare anzi e qui il momento di mettere in rilievo dovuto anche al momento abbastanza controverso dovel' avvento dell'antisemitismo in tutta Europa ed anche in Italia lascia le sue impronte giornaliere. Io e qui dico soloil mio punto di vista personale sono stata contenta di questa visita, che ritengo di vitale importanza per il nostrofuturo sia come stato d' Israele che perla nostra religione ebraica come un attodi conciliazione tra le due grandi religioni.Certo che come tutti vogliono e dicononon bisogna mischiare religione e politica,ma in un clima ormai senza frontiere, dove siamo tutti coinvolti nella globalizzazione cosi che anche queste due correnti combaciano fino al punto da mescolarsi. Le critiche a cio che il Papa no ha detto o riportato o rinnegato sonostate gia scritte e riportate ampiamenteda giornalisti venuti qui a Gerusalemme enei luoghi della Terra Santa in occasionedi questa memorabile visita. Io da cittadina privata posso solamente dire anome mio e di tanti altri cittadini comeme che questa visita segna l'inizio diuna riconciliazione fra la Sinagoga e ilVaticano, passo importantissimo che eragia stato avanzato con grande merito dalindimenticabile precedente Papa a cuidobbiamo tutto il nostro rispetto e gratitudine per il suo amore al popolo ebraico. Sono contenta che anche adesso questo dialogo riprende e speroche contin
Emanuele , Roma
Una posizione anti isrlaeliana è sensata.
RICCARO , VICENZA
una posizione anti israeliana è:Più facile, più semplice, più conveniente, più mediatica , meno coraggiosa; SCONTATA
renata procacci , roma/italia
Il Vaticano non ha mai perdonato allo stato d'Israele di esistere. Come potrebbe? La sua esistenza contrasta alla radice la dottrina cristiana secondo cui gli ebrei, il "popolo maledetto da Dio" per aver ucciso Cristo, sono condannati a vagare sulla terra come Caino, dispersi e in miseria, fino alla fine dei tempi - e non ditemi che questa è una mentalità superata perché l'atteggiamento estremamente parziale del papa e della Chiesa Cattolica verso i palestinesi l'attesta più che mai.
Pino Ramonda , Neive, Italia
Padre Pizzaballa, il Custode francescano di Terra Santa, mi ha detto l'anno scorso che i Cristiani In Israele e Palestina sono oltre 170 mila.Israele ha pieno diritto ad esistere: Partition Plan ONU Risoluzione n. 181 del 29 novembre 1947. Gli Arabo-palestinesi ancora oggi non sono riusciti a costituire un loro Stato, avendone diritto derivante dalla stessa risoluzione di cui sopra. Perchè?Vi sono stati probabilmente, e forse vi sono ancora, grandi flussi di denaro verso le organizzazioni politico-militari dei Palestinesi ed interessi a non subire, da parte di molti leaders e signori della guerra, quel controllo che viene esercitato quando si costituisce uno Stato democratico (Come si usano le risorse? Chi e come le ha controllate? Hanno arricchito illegalmente molti leaders e loro famigliari e/o sodali? Il terrorismo è anche un grosso business?).Non pensate che questa sia una delle principali cause della caotica linea di contrapposizione che sussiste, da oltre 60 anni, da parte degli Arabo-palestinesi contro Israele?Saluti cordiali a tutti, in particolare a Fiamma.Pino Ramonda, Sociologo
Cinzia , Milano
i Papi non parlano,tacciono.E' un dato storico,purtroppo!
Ester , Morbio Superiore - Svizzera
Lascia il tuo commento...NO COMMENT!É raro trovare tale lucidità nel esporre i fatti in un contesto tanto caotico quanto quello intorno ad Israele. Troppi cuochi rovinano la pietanza... Grazie Fiamma, Ester.
Marco Federico , Vigevano
" Eppure il vento soffia ancora..." Sai che cosa penso? Che la soluzione del conflitto Palestinese-Israeliano si risolverà a "Neve"...Paesino che tu conoscerai benissimo e, che a mio modesto parere bisognerebbe far conoscere al mondo dei giovani...Fare cultura sin dalle scuole-elementari in prospettiva futura, forse, solo così le nuove generazioni comprenderanno la Storia, l'esodo ed il rientro del figliol prodigo...Questo potrebbe essere il " senso del ritorno". IL PAPA ha parlato e molti non hanno capito il senso delle sue parole.... Un caro saluto a Fiamma e Sharon.Marco Federico
mario coccia , genova italia
sinceramente mi ha molto sconcertato quanto riferito dai media italiani circa la visita del papa: sembrava molto più in sintoni con gli islamici che con gli Ebrei.eppure loro sono i nostri fratelli maggiori, religiosamente parlando.come cristiano mi sento abbastanza sconcertato perchè mi pervengono informazioni contradditorie.spero che il comportamento del papa sia stato dettato solo dalla preoccupazione per il destino dei cristiani nei paesi islamici , ma a mio modo di sentire abbiamo molte più cose in comune con gli Ebrei, noi cristiani, che con gli islamici.sicuramente era il caso di sottolinearlo meglio questio fatto, a mio avviso.