Fiamma Nirenstein Blog

Vertice a rischio boomerang

lunedì 1 ottobre 2007 Generico 5 commenti
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Ad Annapolis, in Maryland, l’Accademia navale ha cominciato frenetici preparativi. Il mondo intero aspetta di vedere, in mezzo a uno scontro fra estremisti islamici e Occidente, qualche segnale di ottimismo. Israeliani e palestinesi saranno i protagonisti. Ci saranno anche dignitari sauditi, gli emiri del Golfo, i giordani, ma a quale livello diplomatico non si sa. E gli egiziani. Il negoziatore palestinese, Sa’eb Erakat, che nella sua lunga storia ha proferito una quantità di durissimi «no», sarà di nuovo protagonista, come ai tempi del gran rifiuto di Arafat a Camp David, quanto Ehud Barak tornò a casa disperato, mentre il raìs andò a Gaza facendo il segno della vittoria e dando il via alla nuova Intifada del terrorismo suicida. Il mondo arabo è cauto, nessuno è convinto che significhi qualcosa l’invito di Ehud Olmert ad Abu Mazen. In realtà, il summit, e speriamo di sbagliarci, non solo rischia di essere un evento ad uso dei media, ma anche, come la vicenda di Oslo, di rovesciarsi come un’onda maligna producendo, semmai, violenza. I segnali sono quattro. Il primo è l’intervista di Abu Mazen al Jerusalem Post in cui il leader palestinese afferma che il 92 per cento dei Territori, come gli viene promesso, compresa Gerusalemme est, è per lui inaccettabile. Questo significa che anche le zone più sensibili, più indispensabili alla sicurezza di Israele e anche più densamente abitate, non potranno essere scambiate con territori che non corrispondano ai confini del 1967. Questo punto, si capisce bene, è un’esca per l’opinione pubblica estremista, e se accettato porterebbe gli israeliani in una situazione di totale insicurezza rispetto ai missili e agli attentati. Solo accettando i famosi «swap» territoriali è possibile un accordo, e questo Abu Mazen lo sa benissimo. Così come sa che la questione dei profughi, su cui nell’intervista Abu Mazen batte il pugno sul tavolo, se posta nei termini di un diritto al ritorno indiscriminato, trasformerebbe in breve lo Stato ebraico in un Paese a maggioranza araba. Nessun interlocutore israeliano potrà mai accettarlo. Soprattutto perché Abu Mazen non dà nessuna garanzia sul controllo del terrorismo. Il secondo punto è lo scontro fra Fatah e Hamas anche in Cisgiordania, che non dà garanzie sulla possibilità che Abu Mazen possa controllare i suoi. Il contorno sociale degli scontri armati, di delitti, di scandali sessuali e di accuse reciproche di omicidi indiscriminati, tutto sta a indicare una situazione incontrollabile. Manca anche la prospettiva di una nuova leadership che rappresenti un credibile interlocutore per il futuro. Terza ragione, Hamas ha lanciato - indicando così al pubblico ludibrio nel mondo arabo la conferenza di Annapolis - un summit da tenersi a Damasco qualche giorno prima. Non importa se la Siria è invitata anche da Condoleezza Rice, e che si prepari un summit contrario al suo. Si possono già immaginare i partecipanti: Hamas, Jihad Islamica, Hezbollah, Iran, Siria... E sembra che abbia aderito anche il Sudan. È lo schieramento terrorista che di fatto determina lo stato di guerra o di pace in Medio Oriente, e che, in modo impeccabile dal punto di vista logico, vuole mostrare la sua importanza. È ridicolo immaginare che si possa fare i conti senza questo oste, che ha una precisa strategia di conquista del Medio Oriente a breve termine. È difficile figurarsi che una pace israelo-palestinese possa fermare gli Hezbollah dalla manovra destabilizzante di conquista del Libano per conto della Siria e dell’Iran. Le elezioni presidenziali sono imminenti, e quindi lo è anche un duro confronto strategico nel cuore del Medio Oriente. Il Libano manderà alla conferenza della Rice una delegazione di alto livello, forse Fuad Seniora. Ma intanto, dopo la morte di sei alti ufficiali dello Stato antisiriani, nel suo Paese si lotta per l’indipendenza. E se il Libano soccomberà, è facile prefigurare una situazione molto agitata su tutti i confini israeliani, non importa quali siano i risultati di Annapolis. Infine, Ahmadinejad: a New York, la settimana scorsa, il presidente iraniano ha disegnato con precisione la situazione: si costruisce la bomba; si arma un largo fronte di guerrieri di Dio con missili, kalashnikov, dinamite; e si marcia concretamente verso la distruzione di Israele. Se si rilegge il discorso di Ahamdinejad, si trovano riscontri precisi della sua strategia di un mondo senza Israele e finalmente islamico. E se si guarda agli eventi mediorientali si capisce che la conferenza di Annapolis non può dare risultati.

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Enzo , Londra-UK
 domenica 7 ottobre 2007  13:39:22

La nascita di uno Stato Palestinese? No, non e' il sogno dei Palestinesi e non e' il sogno (figuriamoci!) degli Arabi, che usano, come hanno sempre usato, i Palestinesi sempre e solo in funzione anti-Israele.Alla creazione di uno Stato Palestinese stanno lavorando quasi esclusivamente il Governo Olmert e gli USA!Hamas non lo vuole. Abbas chiede sempre di piu' (non e' una novita'). Nasrallah ammonisce i Sauditi di non presentarsi alla Conferenza. Iran e Siria ci stanno perdendo il sonno. Staremo a vedere, cara Fiamma!



Mara , Bologna
 lunedì 1 ottobre 2007  17:26:18

Questo preparando summit mi sembra l'ennesima perdita di tempo ad uso e consumo dei media e a vantaggio degli estremisti. Abbas è debole e nient'affatto moderato, solo ipocrita.Ben supportato dalla lobby filoterrorista (memento Said) della Columbia University, il Presidente iraniano ha fatto, negli USA, un figurone! Israele , certo, non si può tirare indiero di fronte alla prossima conferenza. La responsabilità maggiore è degli USA, i quali, per motivi di falso prestigio e inconfessabili (dispongono pure di una buona dose di terrorismo interno....; basta leggere il sito di Pipes, per conoscere tante situazioni imbarazzanti) si prestano a queste pagliacciate, che non si dovrebbero nemmeno ideare. Clima da Monaco, peggiorato. Non si può, poi, caricare Israele delle missioni scabrose e difficili! E' troppo comodo. Non si può far pagare a Israele le debolezze dell'Occidente, USA in testa. Altro che Israel Lobby! Magari ci fosse.....



ariela , Israele
 lunedì 1 ottobre 2007  16:54:57

X Luigi Borlenghi, hai scritto "Che Dio ce la mandi buona e la mandi buona soprattutto ad Israele per cui ha, si sa, un debole". Sorrido, da noi si dice "Con amici simili (Dio) non abbiamo bisogno di nemici".



jochanan , italia
 lunedì 1 ottobre 2007  16:48:20

Abu Mazen mi sembra un po' meno viscido e corrotto del satrapo suo predecessore Arafat. Ma anche se forse in buona fede ben poco potrà concludere. Perchè ha Hamas installato saldamente anche nella WestBank. Perchè i paesi arabi sarebbero pronti ad additarlo come traditore e fellone all'odio delle masse arabe.Perchè dietro di se non ha strutture statali serie e organizzate. Al più vorrà dare un segnale di buona volontà - che spera ripagato dall'Occidente con aiuti più copiosi senza limite di tempo - per poi sfruttarlo mediaticamente per costruirsi un'immagine di statista in Occidente e in Oriente.



Luigi Borlenghi , Milano
 lunedì 1 ottobre 2007  14:28:07

Lascia un tuo commento sta scritto. Ci ho pensato per un pò, non sapendo che dire, poi ho deciso che questo è il miglior commento: che dire?Dopo sessant'anni siamo ancora al punto di partenza, se non che, con il terrorismo islamista e la bomba iraniana, tutto è molto più pericoloso.Che Dio ce la mandi buona e la mandi buona soprattutto ad Israele per cui ha, si sa, un debole.



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