UNA PACE VERA DOPO QUELLA DA NOBEL
giovedì 5 ottobre 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
NON è ancora chiaro se l’ incontro di ieri fra Arafat, Barak e la
Albright
potrà ricondurre i leader e i popoli a parlare di pace. Se la
fiducia, dopo
tanti morti, potrà essere recuperata. Barak è deluso e offeso che le
sue
offerte siano state rifiutate e obliterate in una così grande
dimostrazione
d’ odio; e Arafat sente su di sè davanti a tutto il mondo arabo la
responsabilità delle Moschee, e la ferita di tante perdite umane.
Incapaci
di fermare la guerra sul campo, questi due leader irati sono tuttavia
stati
capaci di un gesto che deve indicare la strada: hanno preso la strada
di
Parigi, Europa, e qui hanno incontrato insieme Madeleine Albright,
USA. Per
fare la pace hanno un disperato bisogno della mediazione, della
presenza
internazionale: Arafat non quieterà il campo finchè non sentirà di
avere
riconquistato il sostegno del mondo; Barak non sarà più malleabile
finchè
non sentirà che il mondo, specie l’ Europa, non gli riserva processi
sommari
e ingiusti, ma ne sostiene l’ ispirazione pacifista. Solo il senso di
una
giusta equanime pressione e della legalità internazionale può
riportare le
parti a sedersi l’ una di fronte all’ altro, col tempo.
Vedremo ancora scontri e scaramucce. A lungo non assisteremo a cene
di
fronte al caminetto. Camp David e la cordialità di stile americano
sono alle
nostre spalle; la realtà non è un film a lieto fine. Forse però al
posto
della pace da Premio Nobel, finalmente subentrerà il compito
realistico di
una pace dura, senza retorica, di chi ormai sa bene il nocciolo della
reciproca inimicizia. Il quadro dopo questi scontri, è molto
cambiato. Gli
Stati Uniti e l’ Europa hanno molto giuocato la loro influenza sulla
differenza delle rispettive posizioni. E’ un giuoco ormai vecchio:
ripeterne
lo schema non servirebbe. Il vecchio e il Nuovo Continente devono
prendersi
la responsabilità di essere sinceri e giusti nello spingere i due
contendenti a fare la pace, senza indulgere a rimproveri pretestuosi.
Israele e i Palestinesi hanno bisogno del mondo, perché questa pace è
troppo
grande per loro. E il mondo deve meritarsela con fatica, creatività ,
equilibrio.
