Fiamma Nirenstein Blog

Una lezione decisiva per tutti i partiti

sabato 14 settembre 2002 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein GIANFRANCO Fini ha scelto il giornale della sinistra israeliana, « Ha'aretz» , per spiegarsi drammaticamente con gli ebrei, per dichiarare di essere pronto a chiedere scusa: ha fatto bene. I suoi interlocutori, in tempi che veicolano l'antisemitismo attraverso i pregiudizi antisraeliani, sono oggi di là dal Mediterraneo; è a loro che deve chiedere il permesso di metter piede nel sancta sanctorum dopo la strage, le leggi, la storia dell'Europa antisemita. Gli ebrei italiani, coinvolti come sono in una diatriba politica in cui la sinistra li reclama come sodali di sempre, una diatriba polarizzata, difficilmente possono essere giudici sereni nel decidere se Fini sia sincero, se la sua destra abbia chiuso con l'antisemitismo, se abbia fatto i conti con la storia. E' solo Israele a dover decidere se invitare Fini, e Israele in quanto Stato degli ebrei. Fini promette di dichiarare agli ebrei nel suo desiderato viaggio: "Noi italiani accettiamo la responsabilità per i crimini commessi con il regime fascista". E' una buona formula, anche se si può eccepire che l'accento potrebbe cadere di più sul regime fascista: di fatto questa formula sottolinea quello che ancora tanta parte dell'accademia e della sinistra italiana non vuole sentire, ovvero quello che lo storico Renzo De Felice ha ripetuto fino all'esaurimento, contro tutto e tutti: il fascismo fu un regime di massa, di responsabilità condivise, compresa quelle verso gli ebrei. Mio nonno fu cacciato dalla Banca Commerciale Italiana senza che nessuno dei suoi colleghi alzasse un sopracciglio, mia madre e mia zia dalla scuola senza che i compagni e gli insegnanti se ne accorgessero. La famiglia di mia nonna deportata con le spiate e il consenso dei vicini. La favola bella di un gruppo di cattivi fascisti (che poi a sua volta ha dato la colpa ai nazisti) contro una massa di resistenti pronta ad andare in montagna, non incanta. I fascisti organizzarono ciò che gli italiani quasi in toto perpetrarono. E infatti nello statement di Fini c'è una contraddizione, quando dice di non aver mai conosciuto un vero antisemita né fra i suoi né altrove: Fini ne ha certo conosciuti, forse ha preferito scambiare l'antisemitismo per qualcos'altro; così fa anche la sinistra quando assolve come fossero posizioni politiche l'estremismo, il pregiudizio, la criminalizzazione di Israele. Se Fini andrà in Israele, sarà un bene: sarà la lezione decisiva per i suoi giovani antisemiti, che esistono; renderà visibile la rottura col passato che senza la visita in Israele non può avvenire (strano e anche narcisistico che gli ebrei italiani non lo capiscano). E se chiederà scusa in nome dell'Italia, sarà un fatto di verità per tutte le parti politiche: anche questa sarà una novità conoscitiva notevole, e forse la sua visita è tanto osteggiata dalla sinistra proprio per questo.

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