UNA GUERRA RELIGIOSA ALLA VIGILIA DEL GIUBILEO Gli ultras della città di Gesù La strategia della minoranza islamica
mercoledì 24 novembre 1999 La Stampa 0 commenti
                
NAZARETH 
NAZARETH è tutta tirata a lucido e restaurata, solo pochi mucchi di 
pietre 
testimoniano che il rifacimento di fine millennio costato 80 milioni 
di 
dollari per questa bella cittadina della Galilea non è ancora finito. 
Doveva 
essere un periodo memorabile: i cristiani di Nazareth avrebbero più 
di ogni 
altro goduto il Giubileo; avrebbero mostrato a tutti i milioni di 
pellegrini 
in arrivo (dai tre ai cinque), orgogliosi, la Cattedrale 
dell’ Annunciazione 
di Maria. E soprattutto avrebbero atteso con impazienza la visita del 
Papa a 
settembre. 
Ma non è andata così : come un bubbone sempre pronto a diffondere 
infezioni, 
la guerra di religione ha scelto proprio nel tempo del Giubileo e 
proprio 
nel luogo in cui Cristo ha passato la maggior parte della sua vita, 
la sua 
ennesima occasione. Ai musulmani non piace che la città dove sono 
maggioranza e dove hanno sfiorato la vittoria elettorale solo un anno 
fa sia 
ritenuta dal mondo una città cristiana. Se uno guarda il progetto 
della 
moschea di cui ieri hanno posato la prima pietra sulla tomba 
dell’ eroe 
Shihab ha Din, visualizza l’ idea che essi hanno del loro ruolo in 
città : è 
una moschea con quattro enormi minareti verdi svettanti, con in mezzo 
un’ enorme cupola, una mole che piazzata proprio sul viso della 
Cattedrale 
dell’ Annunciazione le direbbe simbolicamente come tante moschee 
costruite 
davanti ai monumenti cristiani: tu sei grossa, ma non mi intimidisci, 
anzi, 
noi con il nostro canto di preghiera supereremo le tue campane. 
Nazareth era un oscuro villaggio della Galilea: oggi ha circa 70 mila 
abitanti e serve una popolazione arabo-israeliana di circa 200 mila 
persone. 
All’ inizio del secolo i cristiani erano il 74 per cento; la 
proporzione, 
adesso, si è rovesciata. Le ragioni sono demografiche che politiche: 
nel ‘ 48 
gli ebrei ebbero un occhio di riguardo per la cittadina cara alla 
cristianità intera, e così , molti musulmani in fuga dai villaggi 
circostanti 
vi immigrarono. A Nazareth come in tanta parte della Galilea gli 
arabi 
cristiani sono spesso diventati progressisti, laici, a volte 
comunisti, come 
del resto parte dei musulmani: rivoluzionari nei costumi e 
nell’ intraprendenza economica, come anche nell’ emancipazione 
femminile, sono 
spesso malvisti dai loro connazionali musulmani. Il sindaco Ramiz 
Jeraisi, 
cristiano e di sinistra, è stato eletto nel ‘ 98 come rappresentante 
del 
« Fronte democratico per la pace e l’ eguaglianza» . Di fronte a lui si 
è 
formata un’ opposizione inaspettatamente forte, che sotto la 
leadership di 
Salman Abu Almad ha portato sull’ onda della moschea il gruppo « Lista 
unita» 
al 47 per cento. Il movimento islamico, quindi, con il più piccolo 
partito 
arabo democratico è passato dai 3 ai 10 seggi. Le due squadre in 
campo sono 
così di fatto diventate identiche, immobilizzandosi reciprocamente. 
Solo gli 
estremisti islamici che di certo non rappresentano tutti i seguaci 
dell’ Islam del luogo, si muovono velocemente quanto a strategie e a 
tattica: 
come quando la scorsa Pasqua hanno vandalizzato il mercato con una 
manifestazione che ha lasciato decine di feriti. 
La prima moschea di Nazareth Abu Abyad fu costruita nel 1790 accanto 
alla 
chiesa greco-ortodossa. Il secondo sindaco di Nazareth nel 1884 era 
un 
musulmano, nonostante la grande maggioranza cristiana. Adesso che il 
Giubileo sta per cominciare, i seguaci dell’ Islam vogliono 
ristabilire il 
luogo che ritengono più confacente alla loro verità . Israele, 
preoccupata di 
un’ insurrezione in tutta la Galilea, ha dato il permesso per una 
« piccola 
moschea» . Intanto, l’ insurrezione, però , l’ ha compiuta la Chiesa. Un 
regista 
tragico-paradossale mette in scena un corpo a corpo fra le tre 
religioni 
monoteiste che può diventare molto serio. 
            