UNA DELEGAZIONE DEL QUARTETTO AVREBBE CHIESTO UN INCONTRO COL GOVERNO , GERUSALEMME NEGA Israele: non lavoriamo con l’ Ue su temi di sicurezz a Il portavoce di Sharon: su questi aspetti trattiamo con gli americani
venerdì 9 luglio 2004 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Se ci fosse stato bisogno di un’ ulteriore conferma di quanto sia difficile
per Israele e l’ Europa starsi simpatici, ieri un commento del portavoce
dell’ ufficio del Primo Ministro Ariel Sharon l’ ha ribadito. Il portavoce
Assi Shariv ha infatti affermato « Non lavoriamo con gli europei su questioni
della sicurezza. Su questi aspetti, lavoriamo con gli americani, anche se
per quel che riguarda l’ Europa, c’ è una grande varietà di temi su cui
collaboriamo» . Le parole di Shariv si riferivano a alla visita in Israele e
nei Terrirori di una delegazione del « Quartetto» (Usa, Ue, Onu, Russia). Il
portavoce ha poi puntualizzato che la delegazione non aveva chiesto
un’ incontro ufficiale con il governo.
Dunque: Israele, alla vigilia dello sgombero da Gaza e da parte del West
Bank non si fida dell’ Unione Europea come mallevadore e partner della
storica operazione, mentre sceglie, e questo non è nuovo, gli Stati Uniti
come garante della sua sicurezza. Ci sono due contesti che consentono la
lettura dell’ affermazione. Il primo è nell’ attualità : due giorni or sono, la
delegazione del Quartetto, in zona al fine di discutere lo sgombero da Gaza,
ha tenuto un incontro di lavoro col Primo Ministro palestinese Ahmed Qreia.
Il giorno dopo la delegazione, di passaggio a Gerusalemme, secondo l’ Ap ha
cercato di ottenere un incontro anche ai massimi livelli della piramide
israeliana, ma senza successo. Shariv nega, ma i palestinesi, e anche Abu
Ala (Qreia) insistono molto sulla mancanza di disponibilità israeliana,
identificandola con la volontà di non riprendere la Road Map.
La Road Map per Sharon, che pure dichiara di volerla attuare appena
possibile, è legata alla scelta palestinese di combattere il terrorismo, e
quindi a una riforma. E su questo, solo gli Usa sono pienamente d’ accordo.
Inoltre, di fatto, lo sgombero di Gaza verrà discusso nei particolari questa
settimana con una delegazione americana di alto livello giusto in arrivo, e
Israele non intende far precedere gli incontri con il suo migliore amico da
altre eventuali intese.
Ma lo sfondo strategico del rifiuto Israeliano a allargare la discussione è
la delicatissima svolta per cui l’ Egitto dovrebbe, con l’ approvazione
americana e israeliana (ma fra molti dubbi dei palestinesi) di fatto gestire
le acque agitate di Gaza dopo il ritiro israeliano. Arafat non è contento di
questo fondamentale sviluppo che dovrebbe evitare il caos a Gaza e richiede
esplicitamente la riduzione dei suoi poteri. Si insiste infatti, affinché le
milizie palestinesi siano riorganizzate in tre gruppi non dipendenti dal
Raiss e che sia avviato un processo di riforma.
Ieri persino Terje Larsen, l’ incaricato dell’ Onu per il Medio Oriente, di
fatto svincolandosi dalla sua antica amicizia col Raiss, ha lamentato la
riottosità di Arafat. Abu Ala, dunque, cerca di tenere ancorata l’ Europa
allo sgombero, secondo il disegno classico di una presenza internazionaole
favorevole ai palestinesi, e anche con l’ idea di scansare l’ Egitto dal Raiss
tramite la presenza di altri poteri.
In secondo luogo, Israele sa che la presenza europea sulle questioni di
sicurezza riporterebbe in discussione la necessità di parlare con i
palestinesi per trattare le modalità dello sgombero, mentre Sharon ci tiene
a compierlo in maniera unilaterale, ammettendo nel giuoco direttamente solo
l’ Egitto e gli Usa, e solo di striscio e collateralmente gli altri membri
del Quartetto, con cui per altro parla di interventi economici e umanitari,
ma non di sicurezza.
L’ Europa, e Israele l’ ha ribadito più volte, non ha mai deciso di verificare
dove finissero i fondi destinati all’ Autonomia Palestinese, non ha capito il
terrorismo. La storia è lunga, dal 1967 quando De Gaulle impose l’ embargo
alle armi che dovevano salvare Israele in una guerra per la vita, fino a
pochi giorni fa quando l’ ex primo ministro francese Rocard ha dichiarato
alla conferenza Euroatlantica in Medio Oriente nella Biblioteca di
Alessandria di Egitto che « la dichiarazione Balfour è stato un errore
storico» . Inoltre e questo è un punto di estrema rilevanza, per Israele
l’ idea che nella sua sicurezza possa essere implicato un mondo che non
condivide la sua stessa idea della lotta al terrorismo, corrisponde a un
rischio vitale. Gli americani, che hanno avuto le Twin Tower, possono, pensa
Sharon, capire meglio.
Anche oggi si tornerà a discutere sui temi della sicurezza. È atteso nel
pomeriggio all'Aja il parere della Corte Internazionale di giustizia sulla
legalità del muro di protezione che Israele sta costruendo in Cisgiordania.
A chiederlo era stata l'8 dicembre scorso l'Assemblea generale dell'Onu per
valutare « le conseguenze giuridiche» della barriera che secondo Israele deve
servire a tutelare il paese da attentati terroristici palestinesi.