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UNA CRISI NEL MOMENTO PIU’ INOPPORTUNO L’ inspiegabile suicidio politi co di Ben Eliezer e del suo partito L’ uomo della strada pensa che oggi sia nec essaria l’ unità contro il terrorismo. Ai laburisti i sondaggi attribuiscono il minimo storico

giovedì 31 ottobre 2002 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME « SAREBBE un suicidio politico per un ministro della Difesa lasciare il governo durante la guerra al terrorismo e prima dell'offensiva americana contro l'Iraq» . Così disse un mese fa proprio Ben Eliezer ai giornalisti che una volta di più lo stuzzicavano sul rapporto fra il partito laburista e il governo di coalizione guidato da Ariel Sharon. Ieri i suoi stessi compagni, sentendolo argomentare dal podio del Parlamento le ragioni delle sue dimissioni e quindi della spaccatura definitiva del governo di coalizione con toni da capopopolo, ridevano nei banchi della Knesset. Il primo, quasi incomprensibile suicidio politico epitome del tragico travolgimento subito dalla sinistra ideologica a causa dell’ Intifada sarà prorpio quello di Ben Eliezer quando, il 19 novembre, si terranno le Primarie nel suo partito. Ma se poi, come appare del tutto realistico, si terranno le elezioni anticipate, allora la vis moriendi del partito laburista sarà interamente soddisfatta: per un motivo generale e per uno specifico. Il primo l'ha spiegato nelle frasi sopra riportate Ben Eliezer stesso: la gente di destra e di sinistra, salvo gli estremisti che non mancano ma sono una minoranza, sente come una priorità assoluta la guerra al terrore, la necessità di restare uniti in un momento difficile. Il secondo: è ormai quasi completamente convinta del fallimento dell'accordo di Oslo che il partito laburista condusse in porto a suo tempo. L'assassinio di due bambine sedute nella notte sugli scalini di casa a chiaccherare, ammazzate ieri sera a sangue freddo con un piano predeterminato assieme a un'altra innocente di cinquant'anni, procura lo stesso sentimento alla destra e alla sinistra. Anche la gente comune (diverso il discorso sui politici e i giornalisti, che tengono comunque per l'uscita della sinistra e la rinnovata ricerca di un'identità perduta) che ha pensato che Sharon e Ben Eliezer insieme con Shimon Peres avrebbero dovuto insistere nel proporre patti di pace piuttosto che lanciare operazioni di caccia ai terroristi nelle città palestinesi, si domanda nella maggioranza con che coraggio Ben Eliezer, che fino a ieri era il più grande sostenitore e anche il responsabile, in quanto ministro, di operazioni come Muro di Difesa, possa adesso distruggere un governo di unità nazionale. La sinistra porta per il suo dissenso nei confronti del bilancio due motivi molto onorevoli: la mancanza di impegno a sgomberare gli insediamenti, accompagnata dal fatto che il bilancio non promuove gli aiuti ai gruppi più diseredati ma favorisce i coloni. « La gente è interssata a sapere perché il ministro del Tesoro non prevede un piano di occupazione decente, perché tanti bambini israeliani non possonbo andare a scuola perché sono stati aboliti gli autobus comunali e le mense, mentre si continua a mantenere un budget terribile per i soldati che proteggono gli insediamenti» , ha detto Yossi Sarid, il capo dell'opposizione. E' vero, ma la gente sa che l'economia è in gran parte in rovina per la mancanza di sicurezza dovuta alla guerra. E’ significativo, e spiega perché in realtà la mossa dei laburisti sia tanto fragile, il fatto che Ben Eliezer abbia attaccato a testa bassa, sfortunato com'è , proprio nel giorno di un sangunoso attacco con tre morti e decine di feriti; e che proprio oggi si siano seppellite tre donne assassinate nei Territori. In una parola: se è vero che pensionati e disoccupati (300mila, una cifra enorme per Israele) sono le grandi vittime, anche loro, di questa guerra che ha messo l'economia in ginocchio, altrettanto disgraziati appaiono al pubblico i duecentomila coloni sotto tiro, tutti i giorni uccisi e feriti, oltre ad essere travolti anche loro dalla miseria generale. Inoltre, è vero che dal tempo di Barak la costruzione di insediamenti illegali è andata avanti senza criterio e che l'esercito spende vite e denaro per la loro protezione, ma è anche vero che faticosamente, e fra scontri furiosi, finalmente il governo, su indicazione proprio di Ben Eliezer, aveva cominciato a sgomberare qualcuna di queste colonie, sfidando i settler più duri che hanno addirittura attaccato l'esercito; e in una settimana in cui sono state uccise 20 persone in attentati vari, e decine sono gravi in ospedale, è difficile prendere decisioni politiche basilari di carattere strategico. Il pubblico, anche quando non tiene affatto per i coloni, prova oggi una certa pena per loro, e considera difficile parlare di insediamenti senza cercare un interlocutore politico che sia disposto a consegnare in cambio un po' di pace. Arafat, che proprio in questi giorni avrebbe dovuto varare novità costruttive secondo le speranze americane e europee, fallisce ancora nel tornare a essere un interlocutore, un partner. Fallisce nel proporre quello che potrebbe salvare la sinistra e forse anche lui: l'idea che Oslo sia recuperabile. Oslo non può più essere una calamita per il voto di una sinistra consistente, per il semplice fatto che non ha funzionato. Può attrarre solo nostalgici e intellettuali che ne facciano una questione di principio, di coerenza prima ancora che di sostanza. Shimon Peres, che di tutti i ministri laburisti è certamente il più appassionato pacifista, pure non apprezza per niente l'uscita dal governo. Ha continuato a lavorare dall’ interno, in questi mesi, promuovendo in silenzio incontri e iniziative di pace continue e ha sfidato varie volte Sharon: ma ora tace, sembra irato, mostra un volto pallido e consapevole dell'ora difficile che Israele attraversa, della tragedia nazionale che questa spaccatura può costituire per il Paese e anche per la sua parte politica. Ben Eliezer non si sottrae alla convinzione generale che la sua non sia stata una mossa sincera, che il suo tentativo sia quello di recuperare in extremis una sinistra sociale che si è fatta viva col recente sciopero generale e su cui puntano i suoi concorrenti alle Primarie, Chaim Ramon e Amram Mizna. Non si sottrae al sospetto di aver provocato una risata fra i terroristi.

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