UN PASSO DECISIVO VERSO L’ ABBANDONO DELLA STRISCIA LA STAMPA ISRAELIA NA SALUTA « UNA DECISONE STORICA» Sharon ottiene il sì del governo al ritiro da Gaza Ma per il via definitivo allo sgombero si tornerà a votare nel marzo 200 5
lunedì 7 giugno 2004 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Alla fine risulterà una delle più importanti decisioni mai prese nella
storia di Israele: ma ieri sera, al voto delle diciannove e cinquantacinque,
14 ministri contro 7, alla conclusione di una giornata di convulsioni
politiche senza pari, si è percepito soprattutto quanta fatica ha fatto la
destra a passare dalla parte delle concessioni territoriali, ovvero alla
linea che fino a ieri è stata considerata quella del nemico. Il documento,
parla nella prima pagina di « separazione corretta» e non di sgombero, ma a
pagina due già nomina gli insediamenti da sgomberare: Kfar Darom, Morag,
Netzarim. Il compromesso c’ è stato, e consiste soprattutto nello stabilire
che solo a marzo del 2005 ovvero quando lo sgombero diventerà affettivo, si
dovrà votare di nuovo per confermare la decisione di massima presa ieri.
Ma il dado è stato tratto, il generale che ha creato gli insediamenti,
combatte con tutta la sua forza persino contro i suoi per sradicarli dai
luoghi dove la loro esistenza non è compatibile con una sovrastante
maggioranza di popolazione palestinese e con una nuova politica di confini
difendibili dopo l’ ondata di terrorismo degli ultimi quattro anni. In una
parola, per una nuova speranza di pace. Sharon ha pensato che la gente è con
lui; l’ opinione pubblica internazionale lo è ; Bush si è impegnato a
sostenere il suo programma fino in fondo, anche la Comunità Europea si è
convinta; e gli Egiziani sono addirittura dentro al giuoco, con l’ impegno di
sorvegliare la situazione a Gaza, per evitare che vi si crei una situazione
estrema che non conviene a nessuno. I palestinesi, di fatto pensano a come
gestire la nuova situazione.
Ariel Sharon, così ha ripetuto che non gli importa niente di come la si
vorrà chiamare: « separazione programmata» , come è scritto nel documento
rivisto, o « sgombero» come la chiama lui: « Intendo uscire da Gaza e da parte
della Cisgiordania, sgomberare gli insediamenti» . L’ ha confermato col suo
atteggiamento infuriato, un ministro del partito di destra Mafdal, Effi
Eitan: « Niente può imbiancare una delle decisioni più nere della storia:
migliaia di persone saranno sradicate dalle loro case, ed esse verranno
consegnate ai terroristi. Sharon mette in pericolo lo stato» . Ma Ariel
Sharon già la sera, di fronte a un raduno di giovani, annunciava con
baldanza: « Il popolo d’ Israele ha preso il destino nelle sue mani; lo
sgombero si compirà entro il 2005» . « La decisione del governo - ha aggiunto
- è un messaggio destinato agli israeliani, ai palestinesi e al mondo
intero. Israele prende il futuro nelle proprie mani.
Il documento era stato mediato, per non spaccare il suo partito,il Likud, la
cui maggioranza gli aveva votato contro quando aveva portato lo sgombero a
un referendum interno un mese fa.
Lo sgombero secondo il documento si comincia a preparare ma avviene nel
marzo dell’ anno prossimo, con un rinnovo della decisione. Lo sgombero sarà
sottoposto a regole di comportamento delle due parti, a stadi, riabilitando
l’ idea della Road Map cara a Bush. I coloni non verranno abbandonati:
l’ acqua, l’ elettricità , i servizi necessari non saranno tagliati fino allo
sgombero in marzo, dice il documento. Sharon affronta una incessante e
durissima opposizione politica e della piazza (« Sharon ,combatti i
terroristi, non Israele» gridava una folla di dimostranti fuori del suo
ufficio), l’ odio verso di lui si mescola al dolore della delusione dei
settler, e ieri ha fatto i conti anche con i molteplici agguati dell’ ex
primo ministro e oggi ministro del tesoro Bibi Netanyahu, e dei suoi due
alleati di primo piano, il ministro degli esteri Silvan Shalom e la ministra
dell’ istruzione Limor Livnat.
I tre,che non intendono fare entrare la sinistra al governo e si ritengono i
veri portavoce del Likud che ha votato contro Sharon. In realtà appaiono
come politici che hanno cercato vantaggi da una situazione che alla fine
rafforza Sharon. Il primo ministro ha dimostrato che non lo interessano
neppure le accuse (« antidemocratico, fascista» ) seguite al gesto molto
discutibile di licenziare dal governo con procedura davvero poco ortodossa
due ministri del partito nazionale religioso decisamente contro il suo
programma. Già oggi al parlamento ricomincia la corsa a ostacoli: la
sinistra deve decidere il suo prossimo comportamento sul voto di fiducia, e
sembra non avere altra scelta che sostenere Sharon se vuole lo sgombero. Il
governo,a sua volta, vive nell’ incertezza: il Mafdal soppesa le dimissioni.