Un odio incrollabile verso l’ « entità sionista» Ma la linea dura dell’ Iran rischia di non pagare più nel Medio Oriente che cambia
domenica 28 dicembre 2003 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
HA qualcosa di paradossale il fatto che anche in mezzo al mare di
sangue di
innocenti causato dal terremoto il regime iraniano, che ha bisogno di
aiuti
da tutto il mondo per far fronte alla tragedia, esprima il suo odio
verso
Israele rifiutandone gli aiuti. Eppure, sarebbe stato ancora più
strano che
l’ Iran avesse accettato gli aiuti del « Piccolo Satana» , anche se
tutti
ricordano la prodigiosa performance delle squadre di soccorso con la
stella
di David in Turchia, e il salvataggio miracoloso di una bambina che
era
sotto le macerie da giorni.
E sarebbe stato altrettanto strano, tuttavia, se il « Piccolo Satana»
avesse
accettato quel « no» : Menashe Amir, iraniano immigrato in Israele
quarant’ anni fa, quando ne aveva venti, direttore della trasmissione
quotidiana di Kol Israel, la radio israeliana, che parla in diretta
in
« farsi» con centinaia di iraniani ogni giorno ed è diventato uno dei
maggiori collettori del dissenso antiregime, ieri attraverso le onde
radio
ha rassicurato gli ascoltatori che la gente di Israele ama il popolo
persiano, che lo aiuterà comunque, che l’ organizzazione dei 250mila
emigrati
dall’ Iran cercherà in ogni modo, che il governo lo voglia o no, di
inviare
medici, medicine, macchinari sanitari, cibo, coperte, denaro:
« Toglieremo
qualsiasi segno israeliano dagli aiuti, e cercheremo di agire
attraverso la
Croce Rossa Internazionale, sia da Ginevra sia dalla Germania. La
gente da
Teheran si dice furiosa con il regime per l’ immensità del danno:
mentre in
Iran restavano sepolte 20mila persone, in California, per una scossa
della
stessa intensità , ne morivano due. Sono certo che da domani i
messaggi
dissentiranno vigorosamente dalla decisione di non accettare gli
aiuti
dell’ ” entità sionista” , come dice il governo. I seguaci di Khomeini
credono
di ricavare dal rifiuto supporto politico: è vero tutto il
contrario» . Anche
l’ Organizzazione israeliana di aiuto ai bambini ha aperto un conto
bancario
per i soccorsi.
L’ Iran, dove vive ancora un numero alto di ebrei, circa 25mila
persone, ha
ragioni politiche molto forti per attaccare Israele comunque: questo
gli
permette di tenere il timone della leadership islamista
antioccidentale in
un periodo in cui invece deve tendere la mano alla ricerca di una
situazione
di stabilità con gli Usa, dopo che la cattura di Saddam Hussein e
l’ abbandono delle armi nucleari da parte di Gheddafi gli fanno temere
l’ avvento di una situazione in cui si scuota tutto l’ “ Asse del Male”
di
Bush,di cui l’ Iran è la star. In secondo luogo, il fatto che il
potere in
Iran sia in mano ai religiosi crea un fortissimo odio ideologico
contro la
presenza ebraica, oltretutto secolare, sulla terra islamica. E quanto
più
l’ Iran si dimostra antisraeliano, tanto più vince la gara, sempre
aperta nel
Medio Oriente, per la bandiera della lotta palestinese: tenerla alta,
come
Teheran fa mandando armi (la famosa nave Karin A, il cui carico era
sufficiente ad armare un piccolo esercito, che gli israeliani
scoprirono un
anno fa in rotta verso Gaza era iraniana) e denaro ad Arafat,
foraggiando il
gruppo terrorista della Jihad Islamica, facendo arrivare aiuti di
ogni
genere a Hamas e agli Hezbollah in Libano.
Oggi, tuttavia, dopo che da tempo l’ Egitto ha una linea moderata e
Saddam
Hussein è stato eliminato dalla scena, l’ Iran rischia non poco
restando il
leader della linea dura. Anche Bashar Assad di Siria, che fino ad ora
costituiva una spalla affidabile, cerca nuove alleanze con la
prossima
visita in Turchia: « Per questo la leadership iraniana da tempo parla
due
lingue diverse, all’ Europa con ostentata cordialità , agli Usa facendo
nebulose promesse sulle armi nucleari; con Israele, però , ecco che
rivela la
sua lingua reale e non si perita di usarla: antioccidentale,
aggressiva» ,
dicono gli esperti di qui. Rafsanjani stesso qualche settimana fa
elaborò
l’ idea dell’ utilità di usare l’ arma nucleare contro Israele,
sostenendone il
sicuro successo finale: se lo Stato ebraico colpisse l’ Iran, disse,
pur se
con perdite esso sopravviverebbe comunque; noi invece per distruggere
Israele abbiamo bisogno di una botta sola. Sul missile Shihab 3,
gittata
1700 chilometri, che ha sfilato in parata davanti alle autorità di
Teheran
tre settimane fa, c’ era scritto: « Questo è per distruggere Israele» .
Il
ministro della Difesa, ammiraglio Ali Shamkhoni, ha recentemente
dichiarato:
« Israele sta dentro una casa dai muri di vetro che noi distruggeremo» .
Il programma di Amir ha spesso servito la causa di creare un dialogo
fra
cittadini israeliani e iraniani, di mantenere un’ amicizia che resista
fino a
che, spera Amir e con lui tutti gli israeliani, il governo venga
rovesciato
dai suoi stessi cittadini scontenti, sofferenti per l’ estrema miseria
e la
dura repressione di ogni libertà di espressione: « C’ è molta
opposizione,
pronta ad agire se verrà sostenuta e aiutata come si deve» .
Attraverso la
radio, si è svolto il 20 docembre un caloroso dialogo con domande e
risposte
fra il ministro della Difesa di Gerusalemme Shaul Mofaz e cittadini
iraniani. Quando un ascoltatore da Teheran ha chiesto: « Se Israele
verrà
attaccato con la bomba atomica, che farà ?» . Mofaz ha risposto che gli
sembrava coretta la politica americana e dell’ Onu di cercare di
fermare la
corsa iraniana al nucleare, ma che comunque se l’ Iran avesse ottenuto
l’ atomica e avesse minacciato di usarla contro lo Stato ebraico,
Gerusalemme
avrebbe saputo difendere i suoi cittadini senza rischiare la vita dei
civili
iraniani. Il giorno dopo da Teheran è arrivata la risposta del
generale Reza
Perdis, capo dell’ areonautica: « Se l’ entità sionista ci attaccasse
avrebbe
scavato la sua tomba» . E Mohammad Khatami: Israele « verrebbe spazzata
via» .