Un nuovo approccio contro il jihadismo. La linea Putin per fermare i terroristi
giovedì 28 dicembre 2017 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 29 dicembre 2017
"Sì, sono stati i terroristi", ha detto Putin dell'esplosione che ha colpito un supermarket di San Pietroburgo facendo 13 feriti" Intanto un altro attacco è stato prevenuto". E subito ha aggiunto un tocco putiniano: le forze dell'ordine devo "agire con decisione, non prendere prigionieri, eliminare i banditi sul posto nel caso la loro vita sia in pericolo". Una indicazione molto drastica, anche se, alla lettera, confacente alle comuni regole di ingaggio di esercito e polizia in tutto il mondo. La sede del discorso di Putin è significativa: una cerimonia di premiazione al Cremlino per le truppe che hanno preso parte alla campagna russa in Siria contro l'Isis.
La premessa del duro discorso di Putin è duplice: da una parte, il valore decisivo proprio contro il terrorismo (e questo a chi si azzarda a pensare a scelte di carattere egemonico in Medio Oriente) del suo impegno contro della campagna di Siria contro l'Isis. E quindi, la continuità con la decisione di combattere in patria il terrore fino in fondo.
Il terrorismo è' l'incubo di tutti: la sua dunque è una descrizione dell'intervento in Siria come di un'azione meritoria della Russia contro il maggiore di tutti i pericoli sulla scena internazionale, i freedom fighter, il terrorismo di ritorno: "Che sarebbe successo"ha chiesto" se quelle migliaia di terroristi fossero tornati in mezzo a noi, allenati e armati?". E poi, incitando a combattere senza pietà, ha rimarcato come questa guerra sia in pieno svolgimento, durissima e indispensabilmente aggressiva.
La forza, ha voluto dire Putin mentre una gran parte dell'opinione pubblica mondiale a sua volta si sposta dalla speranza della pacificazione alla battaglia fisica e giuridica, è l'unica strategia contro il rischio-sicurezza centrale nel nostro tempo e nei nostri centri di vita quotidiana. Il terrorismo, sembra sottolineare Putin sia pure a modo suo, richiede una nuova filosofia.
La collaborazione contro di esso è al centro, per la prima volta,della politica internazionale, basta ricordare come Putin abbia rivolto un ringraziamento pubblico il 17 dicembre scorso al presidente Trump, dopo il sanguinoso attacco di aprile che aveva fatto 14 morti, a prevenire altri attentati terroristici. E' stato un discorso importante, che segnalava il recupero di rapporti freddatisi con l'Ucraina e la Siria.
La Russia è esposta ai terrorismo dell'Isis sommato a quello dei ceceni musulmani esasperati anche a causa dell'oppressione che soffrono: il risultato è molto pesante.
Chi non ricorda l'attacco del teatro Dubrovksca che fece 170 morti? E se si guarda le statistiche si nota che il fenomeno è stato affrontato di petto: dai 231 morti del 2010 oggi si contano 36 vittime nell'anno che finisce. La linea dura di Putin, nel caso del terrorismo, pur segnato dalla cultura dei diversi Paesi, si fa sempre più comune. Tuttavia, ancora non si è perso lo sforzo di conservare moderazione e senso del diritto dove la guerra al terrore è più dura, come in Israele: qui da due giorni è cominciato il processo a Omar al Abed, un terrorista che ha ucciso a sangue freddo di notte in casa loro tre membri della famiglia Salomon, il padre di 70 anni e due figli, ferendo gravemente la madre.
Sia la famiglia sopravvissuta che il Ministro della Difesa Avigdor Lieberman hanno chiesto la pena di morte, che in Israele è stata applicata da una corte militare, l'unica che può comminarla, una sola volta, contro Adolf Eichman nel 1962.
La richiesta appare lontana dal poter essere accolta: è la prima volta, dopo tanti anni di terrorismo che ha fatto migliaia di morti, che viene richiesta.
Intanto, un soldato, Elor Azaria, che nel marzo del 2016 ha sparato su un terrorista ridotto a terra finendolo, è adesso in carcere. Un terrorista può, anzi deve essere fermato a tutti i costi se è ancora armato, attivo, e pone un pericolo a chiunque sia nei suoi dintorni. Se Putin intendesse letteralmente questo, avrebbe molto più ragione del Ministro degli Esteri Margot Wallstrom che ha chiamato "esecuzioni extragiudiziarie", chiedendo un'inchiesta internazionale, la guerra ai terroristi colpiti a morte con le armi in pugno durante gli attacchi di quest'ultima Intifada.
Una forma di alleanza coi terroristi. La bravura consiste invece nel combattere difendendo la vita e anche la purezza delle armi. Vedremo se Putin intendeva questo, o solo di darci giù senza condizioni.