Fiamma Nirenstein Blog

UN NEMICO CON MOLTI INDIRIZZI

venerdì 14 settembre 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein LE ere, purtroppo, si ricordano con i nomi delle loro guerre, le guerre dei Persiani contro i Greci, le Guerre Galliche, le Crociate, e via nei secoli fino alla Guerra Fredda. Che questa fosse l’ era del terrorismo catastrofico, lo si sapeva da tempo. Tutti i motivi della sua pericolosità erano scritti sul muro: la facilità dei movimenti, la mescolanza di culture antagoniste, la facilità nell’ acquisire materiali nucleari, chimici, biologici, la grandiosità degli strumenti aggressivi e degli obiettivi moderni (un Boeing che entra in un grattacielo non è un colpo di pistola contro un regnante in carrozza), la disponibilità di manodopera a basso costo, l’ enorme diffusione dell’ estremismo islamico, la nascita negli Anni 80 del terrorismo suicida, il riverbero dei media. Molti motivi, e molti gli indirizzi del nemico terrorista: Stati, raggruppamenti, sette, il tutto poggiante sull’ ideologia vittimista-trionfalista propria del sofferente mondo islamista e dei suoi regimi dittatoriali. Sarebbe terribile per il futuro dell’ umanità se ci si fermasse a Bin Laden. La mappa è molto più vasta, negarla per paura, per pigrizia, per opportunismo, equivarrebbe a reiterare i pericoli che sapevamo e non abbiamo voluto vedere. Nella scelta di andare a fondo, c’ è la promessa di un risultato altamente positivo, comprovato dalla storia, e già corroborato dalle uscite dell’ Arabia Saudita che si propone per un’ ipotetica coalizione antiterrorista, e di Arafat, che vuole incontrare Peres e esprime cordoglio, contro l’ evidente sentimento del suo campo. Già nel ’ 91, al tempo della Guerra del Golfo, il mondo sembrò sull’ orlo di prendere fuoco. Si temette che la faglia musulmano-giudaicocristiana si avviasse alla guerra totale. Non fu così . Dalla decisione con cui fu affrontato Saddam nacque un nuovo rapporto con i Paesi Arabi moderati, preoccupati di essere messi dalla parte dei cattivi. E nacque anche il Processo di pace. Può essere che dalla guerra antiterrorista americana che si profila, dalla determinazione (se ci sarà ) europea, dal timore degli Stati Arabi e dalla volontà comune di non lasciarsi dominare dal terrorismo catastrofico, nasca un fiore sulle rovine. Ma solo se la risposta sarà collettiva, e dura, contro il terrore e le sue radici.

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