Un monumento alla guerra Assad ha lasciato in macerie la città distrutta in due conflitti
martedì 8 maggio 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Quneitra è una specie di monumento alla guerra, che i siriani hanno
conservato a ricordo del severo colpo inflitto da Israele alle loro
forze
durante la guerra del 1967. Racconta quella che per la Siria fu una
sconfitta inaspettata, in un momento di grande forza del regime
sostenuto
dall'Urss. Assad padre, che fece poi erigere una nuova Quneitra due
chilometri a Oriente della vecchia città , non ne ricostruì gli
edifici che
erano stati in parte distrutti nel ‘ 67, in parte alla fine della
Guerra del
Kippur lanciata contro Israele nel ‘ 73. Quarantacinque mila cittadini
siriani, infrastruttura civile del grande apparato militare, compresa
una
famosa Accademia per Ufficiali nel Golan, furono costretti alla fuga.
Moshe Dayan, allora Ministro della Difesa, dopo che i siriani avevano
reso
quel fronte il più infuocato del Medio Oriente raccomandò di non
estendere
la battaglia oltre la vallata sottostante il confine israeliano e le
alture
a Nord. In realtà sarebbe potuto giungere fino a Damasco(distante 70
chilometri). Ordinò il fuoco dopo che lo scontro con l'Egitto sul
fronte Sud
si era già concluso: i cittadini della Galilea del Nord avevano
spinto con
tutte le forze per porre fine a una serie incessante di incursioni e
bombardamenti sui Kibbutz Dan (quello di Exodus) Dafna, il Moshar
Shear
Yshuv e gli altri villaggi ebraici in Galilea.
Dall'alto, sopra Quneitra, gli abitanti di Dan accompagnano oggi il
turista
a vedere la città fantasma da una parte e la nuova città dall'altra,
e su
quello scenario di rocce, terra marrone e verde raccontano storie di
fughe
disperate di fronte agli attacchi siriani e della fine di un incubo
quando
Quneitra fu presa. Dall'altra parte, i drusi dei villaggi circostanti
soffrono per la divisione sofferta dai loro parenti rimasti di là dal
confine: tante volte da una parte all'altra le famiglie si parlano
con
megafoni chiedendosi tristemente notizie dei loro cari.
Lo scontro fu terribile, perché l'esercito siriano era il meglio
armato e il
più deciso, fra gli eserciti arabi, a battere Israele. La sconfitta
fu
vissuta come un insulto. Gli israeliani presero Quneitra per la sua
posizione strategica, in mezzo alla valle che collega la Siria a
Israele. Ma
mentre le alture del Golan appena conquistate avevano scarsa
popolazione
civile e un valore strategico incommensurabile - secondo l'allora
capo di
stato maggiore Yzchak Rabin era la terrazza usata dai siriani come
rampa di
lancio contro la Galilea, due minuti di volo dal più prossimo
aereoporto
siriano - Quneitra proprio perché era un centro civile molto
importante
restò un tassello fondamentale nel gioco diplomatico anche dopo la
Guerra
del Kippur del ‘ 73, quando Israele fu attaccata dalle truppe siriane
che
ebbero buon successo nelle prime ore.
Nel ‘ 74, secondo la risoluzione 242 dell'Onu, la città fu restituita,
con i
buoni uffici di Henry Kissinger. In seguito il Golan, sebbene
diventato zona
a agricoltura intensiva e produttrice di vini, fu offerto da Ehud
Barak ad
Assad padre subito dopo la sua elezione a primo ministro d'Israele.
Assad
non accettò l'offerta perchè mancava, a suo parere, un tratto di riva
del
lago Kinneret. Una grande occasione perduta, che lascia aperta una
ferita
allargatasi con la grintosa gestione del giovane Bashar Assad.
Forse il Papa parlando ieri da Kuneitra - luogo che ha ricevuto
guerra, ma
che ha anche lanciato un numero notevole di operazioni - ha pagato
suo
malgrado il prezzo politico, alto, della visita mistica alla moschea
di
Damasco. La diplomazia papale ha ottenuto soltanto che non ci fossero
rappresentanti politici presenti; ma sebbene assente Assad si è
dimostrato,
nella scelta del luogo, un abile propagandista e anche un ospite
interessato: cosa che non accadde nella precedente visita del Papa in
Medio
Oriente, quando la sua scelta di compiere un pellegrinaggio e non una
visita
politica fu in sostanza rispettata da ambedue le parti, da Israele e
dai
palestinesi.