Un micidiale cocktail marx-nazionalista Da strumento dell’ Urss a ba ndiera di un intero popolo LA TORTUOSA CARRIERA DI UN LEADER SPIETATO Ha spazza to via tutti i rivali moderati La « sua» guerra è costata 30 mila morti
mercoledì 30 giugno 1999 La Stampa 0 commenti
                
GERUSALEMME 
I curdi hanno ragione a essere storicamente arrabbiati: se chiedi a 
loro 
chi sono rispetto ai turchi, essi risponderanno, come scrive de 
Bellaguie 
sulla New York Review of Books, che sono indoeuropei che si 
stabilirono 
nell’ Anatolia occidentale almeno almeno 2000 anni prima che i turchi 
dell’ Asia centrale si stanziassero in quella parte di mondo. Molto 
più 
vicino, 75 anni fa, quando Kemal Atat” urk cercò di fare di un impero 
degenerato un moderno stato-nazione, preso nello sforzo ciclopico di 
modernizzare e di occidentalizzare le istituzioni, le abitudini, le 
vesti, 
la scrittura, l’ esercito, la condizione femminile, creò una 
Repubblica 
monoculturale, ultranazionalista, oppressiva verso chiunque 
(soprattutto gli 
islamisti) non si riconoscesse nella nuova identità turca. Questa 
politica 
non è fallita completamente: nel nuovo Parlamento turco il 25% degli 
eletti 
è di origine curda. E solo il 13% dei curdi sostiene la creazione di 
un 
Kurdistan autonomo. L’ unico vero partito indipendentista è il Pkk, 
anche se 
ormai la sua linea è annacquata; ma probabilmente l’ ideologia 
marxista 
leninista del suo capo e anche i suoi metodi terribili hanno 
allontanato 
molti possibili simpatizzanti. 
La storia della ribellione è antica; nel XIX secolo si ribellarono 
contro il 
già ferito Impero Ottomano e lo morsero ai fianchi con ben 50 
rivolte. Alla 
fine della Prima guerra mondiale i curdi furono sbranati fra Turchia, 
Iraq e 
il Mandato francese in Siria. Nel 1922-23, alla Conferenza di 
Losanna, gli 
inglesi e gli alleati ignorarono le loro richieste territoriali. Poi, 
Kemal 
Atat” urk cercò di imbarcarli, senza successo, nel suo progetto. 
Cominciarono 
le non tenere rivolte curde, e le poco simpatiche repressioni turche. 
I 
partiti curdi prima fiorirono; poi, con la nascita e il consolidasi 
del Pkk, 
furono banditi e perseguitati. I nomi dei villaggi curdi furono 
cambiati: la 
lingua curda fu bandita nelle scuole e dalle trasmissioni televisive 
o 
radiofoniche. Nel 1980, con il colpo di Stato militare, le prigioni 
si 
riempirono di ribelli o solo presunti tali. Il costume è proseguito 
nel 
tempo: si calcolano a 10mila i prigionieri per crimini correlati al 
Pkk: 
anche i nazionalisti moderati, infatti, accusati di "disseminare 
propaganda 
proselitista" sono stati e vengono messi sotto accusa davanti a una 
Corte di 
Stato per la Sicurezza priva di giuria. I morti complessivi della 
guerra 
civile turco-curda sono l’ incredibile cifra di 30mila. 
Perché lo scontro è diventato così spaventoso, e per quale ragione 
Ocalan, 
al di là delle sue scelte strategiche e della sua personalità , a dir 
poco 
autoritaria e spietata, è divenuto per i curdia uno stendardo di 
guerra? La 
risposta è scritta nella storia che molti in Europa, giustamente 
critici 
della incapacità turca di prendere finalmente in considerazione il 
problema 
dei diritti civili e umani delle minoranze, hanno voluto ignorare: il 
Pkk e 
il suo capo Ocalan hanno messo in funzione una macchina di terrorismo 
e 
aggressione che ha spazzato via anche tutti i moderati curdi. La sua 
ispirazione è radicata mani e piedi nella Guerra Fredda, nell’ uso 
spregiudicato di sentimenti sacrosanti in nome della nazione, sì , ma 
anche 
della lotta antimperialista. 
Ocalan è un sessantottino, nato nella florida regione di Gaziantep 
nel 1948; 
sulla sua prima bandiera del Pkk campeggiavano la falce e il 
martello. Un 
ponderoso studio della George Washington University, « Terrorist 
Studies 
Program» , diretto dal professor Yonah Alexander, racconta come il 
primo Pkk 
nasce per fare la rivoluzione comunista in Turchia, e come negli Anni 
‘ 70 
basa gran parte della sua ideologia nella filosofia del Dev Genc, un 
gruppo 
rivoluzionario che indica nei « collaborazionisti di stato» , e quindi 
nelle 
tribù curde che perseguono una coesitenza pacifica, uno dei 
principali 
obiettivi da distruggere. I gruppi curdi diversi dal suo furono 
tacciati da 
Ocalan di « fascismo» ; le figure eminenti dichiarate sfruttatori del 
popolo, 
e spesso giustiziate sul campo. 
Il primo congresso del Pkk avvenne nel villaggio di Fis nel ’ 79; qua 
Ocalan 
unì le fazioni, stabilì la necessità di un grande impulso militare e 
organizzativo, e già l’ anno dopo si dichiarò unico e solo leader del 
suo 
gruppo, con conseguenti purghe. Nel ‘ 94, secondo le stime dello 
studio 
americano, Ocalan aveva reclutato 10 mila membri, 15 mila sostenitori 
armati, fra i 60 e i 75 mila guerriglieri part-time. Era alleato con 
i 
maggiori gruppi terroristici. Fra i migliori collaboratori di Apo 
primeggiava la moglie Kesire Yildrim, incaricata di tenere in pugno 
la 
fondamentale relazione col Centro Sovietico di Cultura a Damasco, 
nascondiglio di tante attività armate. 
Nell’ 82, si pensa con l’ aiuto dell’ Olp, il Pkk stanzia centri di 
addestramento nella valle della Bekaa, in Libano, sponsor i siriani. 
Aiutato 
dalla Siria in modo preminente finchè la Turchia l’ ha costretta con 
la 
minaccia di una guerra a espellere Ocalan, ha trovato sostenitori 
oltre che 
a Damasco e nell’ Urss di allora, in Iran, in Iraq, in Libia. 
Ufficiali 
sovietici, hanno rivelato vari prigionieri catturati dai turchi, 
erano 
responsabili del training degli uomini di Ocalan. 
Il misto di sincera ribellione e di struttura sovietica e terrorista 
inventata da Ocalan è stato un cocktail esplosivo: si calcola che gli 
attacchi del Pkk ai villaggi negli Anni ‘ 80, dove venivano eliminati 
i 
maestri delle scuole che parlavano turco fino a causare la chiusura 
di 3600 
scuole (che significa 10 mila bambini rimasti senza educazione), gli 
agguati 
all’ esercito, le bombe fra i civili nei mercati e nelle strade, siano 
costati per anni 28 morti al giorno. L’ attacco curdo alle 
infrastrutture, le 
aggressioni talvolta mortali ai turisti, i rapimenti (27 fra il ‘ 93 e 
il 
‘ 94) con relativi bombardamenti di alberghi e ristoranti, hanno messo 
l’ economia in gravi difficoltà : il governo turco calcola un costo di 
dieci 
miliardi di dollari l’ anno. 
            