Un matrimonio speciale

Venerdì scorso sono andata a un matrimonio speciale, quello di Rachel e Michael Morris. Lo scenario era incredibile, quello del kibbutz Ramat Rachel, che un tempo era in campagna e oggi lambisce i fianchi di Gerusalemme, cresciuta e moltiplicata. Olivi, cielo azzurro, un paesaggio aspro e dolce allo stesso, come solo Gerusalemme sa. La chuppà era di leggero ferro battuto e intrecciata di fiori bianchi, la musica di flauti e violini. E io guardavo Rachel, la figlia di Nathan Sharansky, con la curiosità e la venerazione con cui si guarda a un miracolo. Non solo perché i suoi 21 anni e la sua intelligenza brillavano come in ogni ragazzo innamorato, ma perché se mai è esistito un miracolo della fiducia nel destino del popolo ebraico, quello si chiama Rachel. Nathan ha raccontato al pubblico commosso che 34 anni fa, quando lui e Avital si sposarono a Mosca, vide per la prima volta, in una stanza qualunque di un palazzo popolare, una chuppà; era una coperta di lana bucata che quattro ebrei, anche loro clandestini rispetto al potere sovietico che li perseguitava, tenevano per gli angoli. Sharansky, come tutti sanno, da attivista che si batteva per partire per Israele a tutti i costi, diventò prigioniero di Sion, rinchiuso per nove anni nelle carceri sovietiche. Sua moglie, all’estero, fu la sua migliore compagna di lotta, che riuscì ad interessare Reagan e poi Gorbaciov fino a che Sharansky fu rimesso in libertà. Io fui fra i primi inviati che lo intervistò in Israele. Il bravo direttore di Epoca, dove lavoravo allora, Nini Briglia, gli dedicò la copertina.
“Quando nacque Rachel” ha raccontato Sharansky parlando dalla chuppà “ la nonna voleva mandare la fotografia a tutto il mondo, soprattutto ai nemici”. Ci sono tante cose che Nathan può mandare per cartolina ai nemici, per esempio la sua storia in due parole: dal carcere duro a ministro dello Stato d’Israele.
Alla fine della cerimonia, come è noto, lo sposo rompe calpestandolo un bicchiere, e recita la famosa frase: “Se ti dimentico Gerusalemme, che mi dimentichi la mia mano destra”. Ma Gerusalemme era là con noi, viva, allegra, indimenticabile, affettuosa...come Rachel.
* nella foto vista del Kibbutz Ramat Rachel dall'alto
Solo oggi ho letto questa Sua partecipazione al matrimonio di questo figlio della Libertà! Mi ha commosso. Continuo a leggerLa su Il Giornale condividendo ogni Sua riflessione.
Franca Losi , Italia
Grazie, un bellissimo brano. Felicitazioni a Sharansky. Che il futuro sia sereno per tutti, malgrado l'assedio del Male.F. Losi
giuseppe casarini , binasco (MI)-Italia
Descrizione bella, poetica, commovente.Complimenti!ggc
Mara , Bologna
Un matrimonio speciale, davvero...una commozione immensa nel leggere la Tua testimonianza, cara Fiamma. Quale gioia stringere la mano a Nathan il mese scorso a Roma, grazie a Te. Ricordo benissimo Nathan, allora Anatoly, rinchiuso in carcere e l'intrepida Avital in giro per il mondo affinché lui fosse liberato. La ricevette anche Pertini, il quale, pur con tutte le sue virtù, non mi pare proprio che fosse filoisraeliano.Con l'occasione, anzi, Ti mando a parte un mio contributo sul Convegno romano: lo leggerai se vorrai e potrai, ma è un regalo per Te, in segno di affetto e amicizia.
Piero Pasquinelli , Reggio Emilia
Ma dico, Fiamma, è mai possibile che io quando leggo qualche cosa di tuo debba sempre commuovermi? Scusami, in parte -solo in parte, come nel caso di questo stupendo articolo- scherzo. Cerco di farlo perchè negli altri casi la speranza, quella di un Israele sicuro, di un Israele in qualche modo "stato normale", è tanto difficile da cogliere per i segnali contrastanti, ma generalmente negativi che vengono da quella parte del mondo che, lo si voglia o no, si sia ebrei o meno, del mondo è almeno in parte il cuore.Grazie per quanto permetti a noi lontani di conoscere e buon lavoro.