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Un grande uomo non basta alla pace

martedì 20 novembre 2007 Generico 7 commenti
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Il testo integrale in inglese dei discorsi di Sadat e Begin alla Knesset: qui e qui.
 
Nel giorno in cui si festeggiano trent’anni dall’arrivo, nel 1977, di Anwar Sadat all’aereoporto Ben Gurion di Tel Aviv, ho nelle orecchie il suono delle trombe che lo accolsero, argentine ma soprattutto risonanti di antica grandezza, di una magnitudine che si addice alla memoria di ogni epoca. Lui, col volto scuro di fellah egiziano, una piccola, gloriosa mandorla tostata, scese la scala dell’aereo finalmente spogliatosi della volgarità oltranzista dell’aggressione panarabista nasseriana, finalmente splendente di tutta la dignità araba che conviene a un popolo antico che a suo tempo conquistò il mondo. La sua dignità risplendeva proprio nel gesto di realismo di cercare la pace con l’antico nemico che nel 73 aveva cercato di sconfiggere, dopo che nel 67 il suo paese aveva perduto. La sua evidente emozione incontrava il fremito sconfinato del popolo ebraico, che gli stese tappeti rossi d’amore per ogni dove, fino alla Knesset, dove oltre al suo discorso ricordo soprattutto un episodio che mi ha raccontato il professor Bernard Lewis. Le sue guardie del corpo, ritte vicino a lui, seguirono a bocca aperta la discussione dei deputati, il movimento un pò confuso su e giù per l’emiciclo e nei corridoi, e uno chiese all’altro “Cos’è questo?”. Il secondo rispose: “Credo che sia quella che chiamano democrazia”. E il primo a sua volta: “Sembra una ben dolce cosa” .

La prima cosa che viene in mente guardando le immagini di Sadat è che, anche dopo che un popolo intero ha cantato “sgozza sgozza” (questa era la canzone di moda durante la guerra dei Sei Giorni, poi ripresa nel 73), se condotto da un’ispirazione personale giusta, può cambiare, può cercare una strada di moderazione e di pace. Il mondo arabo aspetta una personalità realista e interessata al futuro del proprio popolo più che al suo personale interesse di dittatore, che lo guiderà sempre verso la guerra, verso la repressione del suo popolo e l’abbindolamento attraverso l’odio antisraeliano.

Ma poi, nonostante il perdurare della pace israelo-egiziana, non resta che considerare con tristezza il gelo di questa pace, la proibizione egiziana ai suoi cittadini di visitare da turisti Tel Aviv e Gerusalemme, la tacita connivenza con i terroristi che introducono tonnellate di armi e tritolo e migliaia di terroristi a Gaza tramite le gallerie sotterranee lungo il confine fra Gaza e il Sinai, la complicità ideologica con le organizzazioni e i cosiddetti intellettuali che seguitano a pubblicare Mein Kampf e a riempire la stampa di edioriali e caricature antisemite, e anche con le libere organizzazioni di artisti che, come massima libertà individuano quella di proibire la partecipazione del film israeliano "La visita dell’Orchestra" (premio della critica a Cannes), che parla del rapporto fra gente semplice da una parte e dell’altra, con amore e identificazione.

Un leader è fondamentale, ma non basta. Alla vigilia della Conferenza di Annapolis, è bene ricordarlo: Abu Mazen ha i suoi estimatori, è un leader importante, ma la rivoluzione pacifica richiede forze immense e soprattutto una decisa educazione del popolo, che non indulga, come invece fa Abu Mazen e anche il rais egiziano Hosni Mubarak, a occhieggiamenti estremisti.

Infine: la vicenda di Sadat è terribilmente espressiva nel suo tragico finale. La sua uccisione ci parla della forza dei Fratelli Mussulmani. Oggi, oltre che con loro, abbiamo a che fare con Al-Qaeda e con l’Iran che finanzia Hamas e gli Hezbollah. E quant’altri.

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Bruno Basso , Sacile
 venerdì 25 gennaio 2008  22:19:18

Un plauso a Fiamma Nirenstein che con calma e sagacia ha tenuto testa all'esponente e indisponente rappresentante del cosiddetto "Pensiero Debole", ma che io definirei "pensiero deboluccio", a motivo dello stato mentale in cui si trovava il suo precursore. Mutatis mutandis, nel '38 costui avrebbe votato le leggi razziali, oltre che prestare giuramento al fascismo; ci scommetterei. Povero Terraccini, quale "compagno di viaggio" si è ritrovato tra i piedi.Si Fiamma, è penoso e avvilente assistere allo sproloquio si un saccente e spudorato antisemita, comunque tu, ripeto, sei stata bravissima.Cordialmente



jochanan , italia
 giovedì 22 novembre 2007  19:46:39

ahimè per un grande uomo ce n'è una miriade di piccoli, pronti a farsi infinocchiare da alcuni fanatici deliranti. Purtroppo, come la moneta, il pensiero cattivo scaccia quello buono (si limitasse solo a scacciarlo!). A guardare alla storia, quando l'islam si risveglia sono dolori, fino a che non viene sconfitto seriamente. Allora ricade nel letargo per un po'. Oggi non siamo in grado per mille e un motivo di iniziare una lotta seria, l'unica che viene recepita. Speriamo di riuscire a contenerlo fino al nostro ottenimento dell'uso pacifico della fusione nucleare. Poi con sollievo di tutti, grazie all'uso consumistico dei miliardi introitati dal petrolio, che ben pochi investimenti validi hanno prodotto si riaddormenterebbe...



Pierino , Lugano
 giovedì 22 novembre 2007  16:06:34

Ancora?No!NonAveteProvato?OltreLimiti!IsraeleSoltanto



Mara detta arieccola , Bologna
 mercoledì 21 novembre 2007  20:19:13

Scusa, cara Fiamma, non è per occuoare posto, ma quando si parla di Sadat, mi sento il diritto/dovere di dire la mia. Egli è stato l'unico politico del mondo arabo ad avere a cuore la Pace, nella giustizia e nella verità. E sì che vantava un passato nella c.d. Camicie Verdi....La foto sul libro di memorie, lui con la pipa in bocca. Purtroppo non ha lasciato nulla dietro di sé; dietro un grande uomo...niente, purtroppo. Ricordo benissimo il suo intervento alla Knesset: mi commossi, come è successo oggi, leggendo il Tuo articolo e rivedendo il filmato.Quando mia suocera mi disse hanno ammazzato Sadat, sentii che il bel sogno si era frantumato.



luca , bologna
 mercoledì 21 novembre 2007  17:26:29

bello il video, ma non c'è modo di vederlo tradotto?



Mefisto , Padova
 mercoledì 21 novembre 2007  14:06:37

Visto il "gelo" dell'Egitto, mi domando, valeva la pena restituire il Sinai ?



stefano , genova
 martedì 20 novembre 2007  19:14:24

"Sì che cambierà / vedrai che cambierà"cantava così Battiato.Si riferiva all' Italia, ma potremmo estendere al mondo arabo.Che se non altro -quantomeno- capisca che da sempre, partendo dai Faraoni d' Egitto sino ad Hitler, chi si è messo contro gli Ebrei ha fatto una gran brutta fine...



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