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Un giudice senza giudizio

sabato 2 maggio 2020 Generico 0 commenti
Fa male che negli angoli della crisi  mondiale del Coronavirus, mentre si insinuano nei media occidentali le mostruosità che fanno degli ebrei, ovvero di Israele, l'untore che avrebbe diffuso il morbo per che scopo... Fa male, dicevo, che la signora Bensouda, procuratore capo della Corte Criminale Internazionale (ICC) marci verso l'incriminazione di Israele per crimini di guerra. Per farlo doveva stabilire che la "Palestina" è uno Stato. L'ha fatto, così può, secondo regole inusitate e stupefacenti, accogliere il suo punto di vista di incitamento antisraeliano. Ha abbracciato una presa di posizione contestata da dozzine di esperti e istituzioni, fra cui il governo tedesco.

La storia della presidente dell'ICC è molto politica. Gli Stati Uniti le avevano già da tempo tolto il visto di ingresso per le sue posizioni di pregiudizio continuo contro Israele e contro gli Stati Uniti. I sostenitori della posizione palestinese sono la Lega Araba e la Conferenza Islamica. La ICC aveva accettato nel 2015 che la "Palestina" fosse immessa nella Assemblea degli Stati membri; anche se la Bensouda ha detto che non aveva ricevuto proteste formali il Canada, la Germania, l'Olanda, l'Inghilterra hanno invece protestato.

Lo statuto dell'ICC limita la sua giurisdizione agli Stati membri. Oggi non esiste uno Stato palestinese, la decisione è stata fatta come mezzo politico di avanzamento delle richieste palestinesi e di gruppi anti-israeliani vari, mina e predetermina alla fondamenta qualsiasi negoziato fra le parti. 
L'ICC a causa della scelta della signora Bensouda diminuisce di molto il suo ruolo super partes di giudice, la sua integrità e credibilità internazionale. La signora Bensouda riconosce il suo "Stato palestinese" affidandolo al concetto di "autodeterminazione" e a una serie di affermazioni che altro non sono che pregiudizi antisraeliani così crassi, che, se non si trattasse di un così esimio presidente, sembrerebbero figli di ignoranza. Il passo successivo che ha in mente è certo quello di processare  Israele: un altro anello necessario nella solita catena dell'israelofobia.

Tutto questo, per questo duole di più, in tempo di Coronavirus, in cui Israele valorosamente combatte per la propria vita e per quella dei suoi vicini, persino di quelli di Hamas (a proposito, la signora Bensouda potrebbe forse riconoscere, già che c'e', due Stati Palestinesi, uno a Ramallah e uno a Gaza).

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