Un discorso pieno d’affetto, ma il Papa non ha mai citato Israele
Il Giornale, 18 gennaio 2010
Ine ma tov u ma naim shevet ahim beyahad. Com’è bello e com’è dolce sedersi insieme da fratelli. Il salmo lo dice, e ieri non è stata retorica: quando lo hanno ripetuto sia Rav Di Segni che Benedetto XVI alla sinagoga di Roma, l’ha cantato il coro, si è avuto il senso di come sia possibile cambiare, svoltare, forgiare la storia con la volontà. Quante ferite nel rapporto fra cristiani e ebrei, e quale ammirevole gesto di amicizia. Il pubblico fitto degli ebrei romani ieri ha riempito la sinagoga, ha coperto di affetto e di rispetto Papa Ratzinger, e Papa Ratzinger ha a sua volta dardeggiato simpatia, per quello che si può capire dal sorriso timido e tutto preso nel suo ragionamento, con molteplici sguardi e segni personali affettuosi agli ex deportati e a Rita Levi Montalcini, oltre che alla sinagoga calda, cerimoniale, ecumenica con gli alti cappelli, gli abiti, i tallit roteanti, i canti tenorili e ben intonati, che solo a Roma sono così italiani.
L’antisemitismo e la Shoah sono stati protagonisti del discorso del Papa, il puntiglio della memoria che ha ripercorso la tragedia ebraica risponde chiaramente alle polemiche sui vescovi lefebvriani (come dire «non ho un briciolo di simpatia per le loro tesi»), la lode per chi cercò di salvare gli ebrei ha messo un punto personale sulla polemica su Pio XII: take the best, forget the rest, prendiamo ciò che c’è stato di buono e dimentichiamo le mancanze, dedichiamoci insieme alla memoria dei giusti. Del resto il bel discorso del presidente Riccardo Pacifici della comunità romana gliene aveva dato l’offa, da una parte condannando i colpevoli silenzi e dall’altra ricordando le suore che hanno salvato suo padre Emanuele bambino nascondendolo. Il Papa ha detto in sostanza: «Non dimentichiamo i giusti, e noi ricorderemo sempre con intenzione e determinazione la Shoah, e così sconfiggeremo l’antisemitismo».
La storia ebraico cristiana, difficile, tragica, non è volata via, ma ha lavorato, elaborato, con le sue falle, ma in avanti. Ebrei e cattolici ieri hanno messo qualche mattone a un patto di amicizia «in progress» inaugurato nel ’63 da Giovanni XXIII: in nome dei dieci comandamenti, dell’unicità del Creatore, dell’amore per la vita... buone ragioni ne sono state date a bizzeffe. Vedere curare una ferita plurimillenaria è come restituire la vita a un animale preistorico. È entusiasmante. Giustamente i discorsi dei protagonisti ebrei, entusiasti e benedicenti, erano però cauti, un po’ sospettosi. Qualcosa dentro punge, ricorda gli ebrei romani rotolati nella pece e nelle piume, tenuti prigionieri nel ghetto, ricorda le deportazioni su cui ci fu il silenzio della Chiesa. Ha detto orgoglioso Rav Di Segni: «Eravamo chiusi, limitati nei movimenti. Con l’epoca della libertà è venuta quella della pari dignità e del rispetto reciproco. Qui è la base del dialogo».
Il discorso del Papa è stato addirittura audace nell’affettuosità, nello scorgere identità e analogie; forse più esposto, ma incerto e perplesso su alcuni punti fondamentali, come l’evangelizzazione e Israele. Punti difficili da delimitare teologicamente, così che poi non si è capito bene cosa volesse dire che gli ebrei per formazione, per origine, sono già predisposti alla vera religione, che naturalmente per un Papa non può essere che la sua. E soprattutto, benché variamente lodato per la grande svolta del riconoscimento di Israele che la Chiesa intraprese con Giovanni Paolo II, e per il suo viaggio, il Papa ne ha riportato la memoria nominando ben quattro volte la «Terra Santa». Non ce l’ha fatta, non ha voluto proferire il nome che gli ebrei amano più, cui appartengono tutti: Israele. È strano: avevamo ipotizzato che ormai la Chiesa, riconoscendo, come ha fatto, Israele, avesse rinunciato a negare questo nome agli ebrei, facendosi il verus Israel. Siamo certi che il Papa non pensa che perché la Chiesa abbia un senso Israele non debba portare il suo nome.
Di Segni ha individuato in una comune battaglia per salvare la Terra dalla rovina ecologica un bel programma futuro. È un’idea gentile e non controversa; tuttavia abbiamo la sensazione che l’impellenza più netta dell’alleanza ebraico-cristiana sia la difesa della democrazia e dei diritti umani, da grosse, pericolose forze che le attaccano, prima fra tutte l’integralismo islamico che odia sia cristiani che ebrei. Cristiani e ebrei, dice giusto il Papa, sono sullo stesso fronte nella battaglia per la vita e per la pace. La parola pace, shalom, è stata ripetuta da tutti. Ma quando sentiremo parlare i capi religiosi di che cosa fare, qui, nel mondo, sul campo, perché la pace non venga scardinata da forze malefiche al lavoro? O il male è stato bandito a nostra insaputa?
Concordo con quanto dice Tiziana Ficacci, un eccesso di entuisiasmo è giusto semmai che venga dai cattolici che per tanto tempo hanno subito una chiesa indiferente e silenziosa. Credo che sia assolutamente da comprendere una certa cautela, delresto mostrata anche da rav Di Segni
Ben Rossi , milano
Carissima Fiamma,riporto qualche considerazioni come le ha acquisite una persona della strada:Pio XII ha ammesso di non avere protestato pubblicamente ma di aver bruciato la lettera da lui scritta perché, se fosse stata resa pubblica, Hitler avrebbe internato nei lager altre migliaia di persone e operato nuove stragi ,come era successo per la protesta dei vescovi olandesi.Il pontefice ha però ordinato a chiese e conventi di accogliere e tenere al sicuro per mesi ed anni decine di migliaia di ebrei e non solo a Roma.Se avesse parlato sarebbe stato peggio e sicuramente qualcuno in seguito si sarebbe lamentato perché non era stato zitto!(ammesso che fosse scampato per poterlo dire!).”A difesa di Pio XII,Paolo Mieli,dimostra con fatti, nomi e cifre che “la leggenda nera” contro PioXII è “invenzione pazzesca “e “radicale capovolgimento di giudizio” pubblico degli ebrei di tutto il mondo, autorità e semplici cittadini, che dal 1945 al 1963 avevano ringraziato Pio XII per la sua azione.”Cari salutiBen
Francesco I , Roma Italia
Rispondo a Tiziana Ficacci. Cara signora, bisogna esultare , bisogna gridare alla gioia, bisogna esaltarsi per l'incontro, avvenuto a Roma tra il savio Rabbino capo Rav Di Segni ed il Papa Benedetto XVI, con la speranza che ce ne siano altri, tanti, perchè sempre, le comunità cristiane, sappiano quanto hanno sofferto i nostri fratelli ebrei per i comportamenti passati dei cristiani, e dobbiamo fare in modo, per il futuro delle prossime generazioni, che l'incontro tra le due confessioni fratelle, sia più frequente ed animato da esaltazione e gioia. Cosa si aspettava lei, da questo incontro; ruggine, vecchie reminiscenze, dibattiti, puntualizzazioni, controversie...odio?E facciamola finita, guardiamo a chi, come Giovanni Paolo II, ha aperto le coscienze alla fraternità con gli ebrei ed al popolo d'Israele, e non stiamo a discutere di quello che invece - oggi - appare nuovo, diverso, giusto e più chiaro a tutti i cristiani; cioè che dobbiamo amare e rispettare gli ebrei come nostri fratelli maggiori, ed a questo titolo assisterli nelle avversità, contro i nemici che vogliono separarci, anche introducendo nelle discussioni principi teologici o questioni del passato, che, per quanto riguarda queste generazioni, anche se debbono essere note, non sono tali da inserirsi in un incontro di pace, solidarietà ed amore, che tutti noi vogliamo che sia per sempre, con i nostri fratelli ebrei.
giorgio gagliardi , roma
Cara Fiamma, ho seguito in televisione in diretta la visita di B.XVI al Tempio Maggiore di Roma. Mi ha lasciato perplesso la presenza in Sinagoga della delegazione musulmana. Era una visita alla Comunità ebraica romana o un incontro inerreligioso? Come poteva avvenire ciò che tu auspichi nella conclusione del tuo articolo con i mussulmani presenti? Ormai, sono ovunque anche in Sinagoga! Probabilmente li ha invitati Andrea Riccardi! La loro presenza a me personalmente ha oscurato la bellezza di questo incontro. Giorgio
Tiziana Ficacci , roma
Mi sembra che la stampa "vaticaliana" abbia mostrato un entusiasmo eccessivo, una lettura strabica, di questo incontro. E' stato un incontro, interessante, suggestivo, importante tanto per il mondo ebraico che ha precisato alcune cose, e per il mondo cattolico che le ha ascoltate. Un pò di equilibrio secondo me sarebeb opportuno . E sarebbe opportuno, anche in vista della giornata della memria, parlare un pò della normalità con cui furono accolte le leggi razziali nel '38.
loris , Bolzano
Un fatto storico e fondamentale la visita del Papa alla Sinagoga di Roma, soprattutto per questo Pontefice di origine tedesca!Dietro le vicende della storia si nasconde sempre la mano di Dio e l'amicizia tra ebrei e cristiani è ormai irreversibile , proprio per il contesto storico in cui viene ad inverarsi. Certamente gli esponenti della Cristianità quando parlano di Israele dovrebbero nomiarlo senza appellarsi a sinonimi tipo "Terra Santa". Ogni cosa a suo tempo intanto rallegriamoci di questo grande evento di amicizia Ebraico-Cristiana.
Franco Motta , Pozzo d'adda(mi)
Ho appena mandato una mail a un giornalista che si ritiene tuo amicoun certo jesurum ,cosa ha scritto sullinserto del corriere della sera sul rapporto shoa eimmigrazione penso Fiamma che i tuoiamici dovresti sceglierteli meglio,leggiquell articolo e poi dimmi.saluti Franco
Sergio Olper , Milano
Premesso che sono ateo ma come sempre il papa usa toni sfumati... non cita... lascia intendere: tace il vero problema: distinguere l'Agnello dal lupo.La Vittima dal carnefice.Qual'è la novità, cara Fiamma.
ben , torino
Cara Fiamma,è vero che il papa non ha cittato lo stato d'israele, ma una cosa alla volta, almeno io penso cosi.possiamo solo accetare ciò che questo avvicinamento portà. per me era più importante l'amore che i ebrei di Roma hanno proclamato per lo stato d'Israele senza arroganza e senza dubbi e per me questo è più importante di qualsiasi cosa che dice il papà o altra figura religiosa.http://www.benalfa.it
mario cossu , roma it.
'Durante i 10 anni di terrore nazista la voce del Papa si levo' a condannare i carnefici' Cosi' Golda Meir a proposito di Pio XII. 'Grande Libro della bassezza contemporanea Pio o Benedetto si puo' essere Papa e capro espiatorio' : Bernrd-Henri Levi. Ti prego:non essere ipercritica su Benedetto !!!!!
Ilaria Arri , Rivoli (To), Italy
mi é piaciuto molto il clima d'affetto che si é instaurato, quando ha parlato Segni, delle suore che li hanno salvato.Penso che per questo bisogna santificare il papa. perché lui ha salvato tanti ebrei, tramite i suoi sacerdoti..Però, mi spiace che ci siano queste incomprensioni tra gli ebrei e i cattolici. Vorrei che noi potessimo capire le loro ragioni, come comprendere le ragioni, le vere ragioni dello stato di Israele..
Dova Cahan , Tel Aviv
Io ho visto in diretta da Tel Aviv questa visita che voglio definire storica ed ancheun passo avanti tra le relazioni delle duegrandi religioni. Ma in piu, non posso negarel'emozione di quei presenti Sopravvissutiche ancora nel loro sguardo si vedeva lapaura passata, purtroppo pochi che sonoriusciti a tornare da quel inferno senza precedenti che i nazzismo ha coinvolto l'Europa...e che tuttora non cede di esistere... Polemiche a non finire ce ne sono per l'andamento ed il discorso del Papa..ma io voglio essere piu pragmatica e vedere questa visita come un punto di partenza a grandi progetti da portare avanti,,prima di tutto quello dell' apertura dei archivi del Vaticano...sarebbe ora portare alla luce tutta la verita storica di quel periodo ed anche il coinvolgimento della Chiesa Cattolica nel periodo. Beatificare ora PioXII sarebbe un atto derisorio davanti ai sei milioni che sono periti nei campi di concentramento per la sola colpa di essere nati ebrei e volere mantenere questa antica fede, e a secondo di noi la giusta. Se tutto cio dovra avvenire, si potra allora chiarire questo enigma che secondo molti implica la colpevolezza della Chiesa con il "Chi tace acconsente".