Un anno dalla guerra
venerdì 13 luglio 2007 Generico 15 commenti
La guerra del Libano, un anno fa. La strada verso il fronte segnava il passaggio a quel mondo che nessuno può capire se non lo vive, che nessuno vuole conoscere se non vi è costretto. Dall’autostrada, su cui scorreva il traffico che porta lavoratori, merci, gente intenta ai propri affari, dagli ingorghi agli snodi e ai semafori - alle strade sempre più vuote, inutili semafori fuori funzione, spenti, lampeggianti a vuoto, colpiti dai missili e ciondoloni sulla strada percorsa soltanto da camion e da veicoli militari carichi di soldati, di armi, di attrezzi. Poi da Kiriat Shmone fino a Metulla i carri armati, i segni delle bruciature dell’asfalto, i crateri lasciati dai missili Katiusha. Intorno, la cornice dei boschi, di giorno in giorno sempre più avviliti e forati dai buchi neri, dagli incendi degli alberi innocenti, foreste, querce, carrubi, pini cresciuti uno a uno come bambini, i boschi più antichi di Israele in fiamme. La paura più grande l’ho provata quando mi sono trovata in mezzo a un bombardamento in uno di questi boschi, addossati, io, il guardaboschi che cercava di scherzare e un ragazzo portavoce dell’esercito, contro un muretto a secco mentre ci cadevano intorno con grandi tonfi i proiettili degli Hezbollah, e non solo non c’era dove rifugiarsi, ma mancava ogni senso comune a quel colpire alberi che prendevano fuoco e morivano crepitando forte di fronte ai nostri occhi. Il guardaboschi prese in mano un piccolo camaleonte che si avventurava su un viottolo di cenere e brace. Sotto, Kiriat Shmone con le sue case, le famiglie rintanate dentro i rifugi, rinchiusa. Oltre i monti gli Hezbollah che i bambini di Kiriat Shmone disegnavano enormi, coloravano con segni neri e rosso scuro, pregavano con brevi scritte scarabocchiate vicino al disegno di lasciarli in pace, finalmente. Nelle scuole estive raccontavano i loro sogni: i grandi uomini neri che dalle montagna vengono a cacciarli via dalla loro casa, li uccidono, non c’è scampo... Non posso dimenticare vicino alla ferrovia di Haifa, colpita pochi giorni prima con tante vittime fra i lavoratori, di nuovo colpita mentre la visitavo per raccontare i danni, Shlomo, il mio aiutante, e io addossati contro il muro di un deposito di benzina...ridendo di noi stessi per mettersi da soli in un pericolo ancora peggiore di quello del missile che appena piovuto là accanto, colpiva di nuovo il medesimo obiettivo. Ma sopra ad ogni altra cosa, ricordo con stupore le facce dei soldati di leva al fronte. Ragazzi più piccoli di mio figlio capaci di cose incredibili per difendere i propri compagni, ventenni senza paura di combattere e di affrontare persino la morte. Oggi riguardo la serie dei volti di questi ragazzi, uno accanto all’altro, etiopi, russi, marocchini, italiani, tutti quanti israeliani. 116 soldati sono stati uccisi in quella guerra, 43 civili. Al fronte guardavano noi giornalisti mentre si ammassavano sul confine pronti a entrare di notte in Libano, a Bint Jebeil, dove da giorni si combatteva, come a un diversivo e a una noia da tenere a bada. Mi vedevano certo, oltre che come una giornalista, come una strana signora di mezza età simile alle loro mamme, un pò apprensiva, cui spiegare per l’ennesima volta che non avevano paura. Fra loro mi domando spesso quanti ho incontrato di quelli che non potrò incontrare mai più mentre ridevano, facevano gli spiritosi con i loro compagni e con noi giornalisti, ci offrivano acqua e un biscotto sul confine mentre aspettavano di rientrare in Libano da Metulla quella notte. Israele è un paese molto piccolo, per cui mi capita di averne sfiorato, in tempi di pace, due: Yair Ben Ghiat, 19 anni, del kibbutz Nahsholim, e Uri Grossman, figlio di David, di 20 anni. Parlando di loro i genitori hanno avuto parole molto simili, sincere, semplici, ragazzi che amavano luminosamente la vita e gli amici, che avevano davanti a sé un bel futuro pieno di interessi, di amore. Ho visto i loro genitori, miei amici, proseguire all’indomani della tragedia spezzati per sempre nella vita di ogni giorno, ma tranquilli, dignitosi, attivi, decisi ad avere il coraggio di andare avanti nel nome dei loro figli. Guardo oggi le fotografie dei caduti e vedo il solito incredile melting pot israeliano: Malko Ambao di venti anni, nero etiope, Yossi Abotbol, caffellatte marocchino, Ro’i Klein, l'eroico ufficiale che si è lanciato sulla bomba gettata contro i suoi soldati gridando Shemà Israel, chiaro sabre nord europeo, americani, australiani, francesi...
Oggi ci si interroga molto, dopo la commissione Winograd, sugli errori di Israele, a volte si dice che ha perso lo spirito e la forza di combattimento. Ogni volta che ascolto questo commenti, ripeto che bisognava essere al fronte per capire la forza dell’esercito israliano. E’ lo spirito che resta vincente, nonostante le illusioni che hanno portato a credere che la guerra non sarebbe mai più stata difficile e anche diversa nelle modalità come quest’ultima. A parte lo sforzo gigantesco che è stato fatto in questo periodo sul fronte interno e nella preparazione dei soldati che sembra aver raggiunto livelli molto elevati, tanto che oggi si parla di una autentica rimessa a punto, i giovani nella guerra dell’estate scorsa hanno dimostrato ancora una volta una fede nel proprio Paese e nel proprio ruolo di difenderlo, che è il migliore scudo. E comunque, Nasrallah, di cui i nostri giornali hanno cantato la popolarità nel mondo arabo, può vantare solo la vittoria della propaganda peggiore. Perché, nello scontro corpo a corpo, i suoi hanno sempre perso, il numero delle sue perdite è sei volte quello israliano, su un esercito molto più piccolo. L’Iran che lo finanzia sente di non aver fatto un buon investimento armandolo fino ai denti per uccidere cento israeliani, la sua casa seguita a essere un rifugio da cui diffonde le sue prediche cariche di odio integralistra, antioccidentale, antisemitsa, ma non osa uscirne, seguita a nascondersi temendo l’esercito che lui, nei suoi discorsi, proclama sconfitto.
sabato 3 ottobre 2009 00:57:50
Cara Fiamma vorrei lasciarle un piccolo manifesto creato da me per sostenere una battaglia che per adesso mi sembra sconosciuta. Questo piccolo manifestino l'ho eposto nei miei luoghi di lavoro. E' la battaglia riguardo la liberazione del soldato Gilad Shalid del quale nessuno si interessa, perchè ha la colpa di essere un militare israeliano ed il merito di essere detenuto dal 2006 dai Terroristi di Hamas andati a braccetto con il Sig. Massimo D'Alema noto (ridicolo) sincero democratico.Desidererei inviarle il manifesto ma non so come fare. Mi dia indicazioni a riguardo. Con grande ammirazione per la Sua opera. Dott.Maurizio Pavesi
Francesco Giuseppe Pianori , Italia
martedì 24 luglio 2007 08:16:38
Lasci che ricordi, da romagnolo, gli orrori raccontatimi da mio padre circa il passaggio del fronte sulla Linea Gotica nei pressi di Rimini, le lacrime che ancora mi prendono alla sola memoria di quei fatti e di quei dolori, della dignità del popolo sammarinese che accolse fraternamente gli sfollati dalla mia amata città, l'opera instancabile di pace e di ricostruzione del'ingegnere Alberto Marvelli appena ventottenne ancora venerato da tutti noi.Lasci che le dica lo sconcerto e gli occhi umidi nella visita dei luoghi teatro della "inutile strage" della Prima Guerra Mondiale o il dolore che attanagliò il mio cuore alla vista di Trieste e di quell'assurdo confine che mi separava da Capodistria.Io desidero e prego per la pace di Israele. Non ho mai vissuto la guerra, ma non la auguro a nessuno.Allo stesso tempo considero un onore poter difendere la mia terra e la mia identità di italiano. Solo chi ama ciò che gli è più caro è capace di sacrificio per la sua difesa, come avviene in ogni famiglia e in ogni popolo consapevole della sua dignità.Io prego perché Israele viva in pace, perché tutti vivano in pace nella Terra assegnatagli dal Signore perché fosse il primo dei popoli a conoscere la Sua miisericordia ed il Suo amore.
manlio , lecce
mercoledì 18 luglio 2007 18:08:03
La vera forza di un paese è nella consapevolezza che, pur nonostante le divisioni politiche e polemiche, ci si sente come componenti di una sola entità. Questa sensazione, che non deve necessariamente significare appartenenza o soggezione allo Stato in senso etico o autoritario, è propria di chi si sente responsabile per tutti. Sotto questo profilo, c'è molto da imparare da Israele e, per converso, c'è molto da imparare anche dalla guerra civile palestinese scoppiata in questi giorni. Nessuno è esente da critiche, tuttavia, mentre in Israele ci si interroga e si discute, e la commissione Winograd fornisce un esempio in tal senso, non mi risulta che nei vicini paesi arabi ci sia qualcosa di simile.
ANTI-ISRAELE , PALESTINA
mercoledì 18 luglio 2007 16:59:17
A volte mi chiedo se la gente ragiona con la sua testa o con quella dei MassMedia di Regime.
Fabio , Bari/Italy
mercoledì 18 luglio 2007 12:34:19
Cara D.ssa Nirenstein,credo siano superflui i miei complimenti per questo suo altro commovente racconto di eterni conflitti nel Vicino Oriente...Mi limiterei a fare un plauso al sindaco della mia città,Dott.Michele Emiliano,che il 17/07/2007 ha molto opportunamente donato le chiavi della città al meritevole scrittore israeliano David Grossmann,che non ha nascosto la sua commozione,ascoltando le parole che hanno preceduto la consegna. Cari saluti.
giancarlo saran , italia
mercoledì 18 luglio 2007 10:41:18
Un' altra splendida cartolina di un lungometraggio dai colori vivi, che affascinano.Mi viene in mente un articolo apparso su Il Giornale di alcuni giorni fa, mi pare di Lodovico Festa, in cui parlava dei nostri giovani: o depressi, o prozac dipendenti.Non tutti per frotuna, ma tanti.Purtroppo abbiamo la pancia piena, e siamo stanchi di averla piena, anche perchè non sappiamo bene di cosa riempirla.Chissà se, per avere ideali forti, bisogna sempre trovarsi sull'orlo del burrone.Alcuni insegnanti coraggiosi dovrebbero cominciare a fare leggere alcuni dei suoi post nelle scuole, nei Licei.Continui così.
Franceca , Italia
domenica 15 luglio 2007 18:32:14
Un anno è passato e sembra ieri..Non c'è molto da dire se non ringraziare Israele perché sta combattendo anche per noi europei stanchi e incapaci di accettare il fatto che ci sia un nemico, il terrorismo islamico, che vuole conquistarci e che va combattuto! Vedendo i volti di quelle persone provo un po' d'invidia!Dei veri eroi di cui andare orgogliosi!Ripensando a quei giorni provo una profonda rabbia per come si è comportata l'Europa e l'Italia in particolare! Ho concluso "La sabbia di Gaza" libro che consiglio caldamente a tutti, molto utile per sapere com'è andato veramente il ritiro da Gaza! Ancora una volta Israele ha dimostrato al resto del mondo la sua grandezza!Un saluto con la speranza che la prossima volta ci si possa risentire per commentare qualcosa di più felice!P.S. Per quanto riguarda i due soldati rapiti da hezbollah e il caporale Shalith ho intenzione di scrivere ai nostri parlamentari perché si attivino per la loro liberazione. Chiunque fosse interessato all'iniziativa mi può contattatre a questo indirizzo di posta elettronica: imperatore_pf@libero.it. Grazie
Fabrizio Riva , Seregno - Italia
domenica 15 luglio 2007 07:53:12
Mario di Como,si dà il caso che ad attaccare siano stati proprio gli Hezbolla, ma nella tua mente ristretta temo che questo sia un concetto troppo grosso per entrarciErik di Genova,ottima idea vedere cosa succedeva in Libano, così si può condannare l'uso criminale che gli Hezbollah facevano dei civili libanesi, usati come scudi umani
Liberali per Israele , Italia
domenica 15 luglio 2007 00:14:13
In memory of the IDF soldiers who perished during the second Lebanon war.http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1552922.html
jochanan , italia
sabato 14 luglio 2007 20:33:26
spero e voglio sperare che coraggio tenacia e valori in Israele siano come 20 anni fa. Mi si dice che durante lo shabbat lo sheket non c'è quasi più... Brutto sintomo, questo, di appiattimento sui disvalori occidentali. Ma la situazione è tale che nessun altro popolo come Israele è in condizione di conservare il meglio di se. A meno che gli attentati in Occidente non diventino veramente cosa d'ogni giorno......
Crusader , Palermo/Italia
venerdì 13 luglio 2007 19:54:33
Accidenti, mi sono quasi commosso osservando una dopo l'altra e con rispettosa attenzione le immagini dei caduti israeliani! E rifletto sulla incredibile capacità della fede ebraica di aggregare tante persone di razze e culture diverse, pronte a sacrificare la propria vita per realizzare l'ideale di una patria dove gli ebrei possano vivere liberi e al sicuro dalle persecuzioni che hanno sempre subito. Provo una sincera ammirazione per la forza morale di Israele, l'unico stato multirazziale e cosmopolita del mondo scaturito dalla potente spinta dell'identificazione religiosa, dove però non solo ai cittadini ebrei ma anche a quelli non ebrei è consentito di professare senza vincoli la loro religione. Per quanto concerne la Commissione Winograd, io ho esordito in questo blog criticando la gestione della guerra da parte dell'establishment politico e militare, fin troppo esitante nell'impiegare l'intero potenziale bellico di Tsahal e remissivo nel piegarsi ai diktat della comunità internazionale non in grado di comprendere la natura di una guerra per la sopravvivenza. Avevo espresso anche il timore che la mancanza da molti anni di uno scontro militare su larga scala avesse fiaccato lo spirito combattivo dei soldati, minando la fama di invincibilità dell'esercito israeliano. In seguito però mi sono reso conto con sollievo che invece ai militari è stato impedito di vincere dai politici, ansiosi di non allargare il conflitto coinvolgendo la Siria e spaventati da un probabile numero eccessivo di perdite. Ma il loro calcolo politico è stato illusorio, l'anno scorso è stato combattuto solo un round affatto decisivo e io sono sicuro, voglio essere sicuro perché il mio cuore batte per Israele, che la prossima volta non ci saranno remore all'uso pieno della forza e che ai soldati sarà permesso di compiere fino in fondo il proprio dovere, spazzando via i terroristi di Hamas ed Hezbollah e favorendo un attacco americano contro l'Iran per strappargli gli artigli atomici.
Piero P. , Reggio Emilia
venerdì 13 luglio 2007 18:59:30
In questa triste ricorrenza mi permetto di aggiungere una nota che mi pare dia il senso della mancanza di equilibrio percepibile dai media. Ho visto proteste per la mancata ricostruzione del Libano, per aiuti mai sufficienti. Eppure anche Israele ha conosciuto, e tu le hai descritte, reali distruzioni. Nessuno ha proposto di aiutare quel piccolo Paese. Nessun israeliano od ebreo si è lamentato per questo. Ora sui giornali israeliani è possibile vedere i risultati della ricostruzione. Non so quanto questo abbia riguardato la totalità delle devastazioni, mi pare tuttavia di cogliere, ancora una volta, una volontà di fare da soli, di rimboccarsi le maniche per proseguire. Un atteggiamento che mi ricorda, sotto certi aspetti, l'impegno dei friulani nei confronti della ricostruzione post terremoto. Chissà, forse perchè le radici di quel popolo (in fondo davvero le NOSTRE radici) vengono da tanto lontano e godono dell'humus particolare di chi crede in valori che neppure le tragedie, grandi o piccole esse siano, possono scalfire. Non può essere un esempio per noi e per le altre nazioni?
Piero P. , Reggio Emilia
venerdì 13 luglio 2007 18:28:03
Cara Fiamma, il ricordo di quei giorni terribili, di quelle distruzioni, di quel bruciare orrendo l'ho impresso dentro di me anche grazie a quanto hai scritto tu allora. In particolare ricordo proprio questo insensato distruggere gli alberi oltre che la vita degli uomini. Tu parli, oggi, di un avvenuto rafforzamento israeliano dopo gli errori commessi nella conduzione del conflitto e denunciati dalla commissione Winograd. Eppure solo ieri Haaretz, riderendosi ai riservisti al fronte, denunciava carenze di uomini e di mezzi. Certo la volontà di Israele, la su tenacia, quel misto di orgoglio e di certezza di difendere un bene importante (anche per noi come hai chiarito ampiamente nel tuo ultimo volume) resiste. Mi chiedo, tuttavia, se possa bastare mentre l'insipienza dei politici (come il "nostro" Prodi "stupito" per i Kassam su Sderot che continuano ad arrivare anche dopo la sua visita) sembra lasciare Israele al suo destino. Hai certo ragione quando affermi che numericamente Hezbollah non ha vinto, ma disgraziatamente l'onda integralista non si è arrestata e il futuro mi appare davvero incerto. Continua a testimoniare "dal fronte", magari una maggiore sensibilità in chi ti legge potrà farsi strada e la speranza rinascere da un impegno comune che scuota tante coscienze orrendamente tepide di fronte a questo dramma. Grazie.
Erik , Genova
venerdì 13 luglio 2007 15:35:23
Racconto bellissimo,ora però faccia un giro dall'altra parte della frontiera,e racconti anke quello ke è successo di là..!
Mario , como
venerdì 13 luglio 2007 14:06:36
addirittura si ribalta la realtà...da aggressori vi fate passare per vittime...siete senza vergogna!