Tutta Israele piange i suoi tre ragazzi: "Faremo giustizia"
Il Giornale, 01 luglio 2014
Uno a uno nelle sinagoghe di casa loro, e poi insieme al cimitero di Modiin con Bibi Netanyahu che ha porto loro l'ultimo saluto, Eyal, Gilad e Naftali sono stati seppelliti dal loro popolo unito, religiosi e laici, destra e sinistra. Le loro mamme e i loro padri ne hanno narrato la forza d'animo e le loro tenere passioni di ragazzi speciali, il nonno di Eyal si è detto sicuro che il suo nipote abbia lottato fino all'ultimo con i rapitori per "fargli vedere che noi non abbiamo paura"; il padre ha parlato anche a nome della madre chiusa nel suo dolore e ha detto ai rapitori di non illudersi:"Abbiamo un cuore di carne e di sangue, per questo piangiamo. Ma il nostro cuore è pieno d'amore, ed esso vincerà".
Ofir padre di Gilad, quello fra i tre ragazzi che ha chiamato la polizia dalla macchina dei rapitori, ha detto:"Abbiamo un dolore privato, ma un immenso orgoglio che appartiene a tutto il popolo, per il tuo incredibile coraggio". Il ministro della difesa Boogie Ya'alon ha assicurato che i responsabili verranno presi e condotti di fronte alla giustizia: "Non ci fermeremo e non piangeremo finché non metteremo le mani su di loro" ha detto. Israele è piegato dal dolore e insieme determinato, convinto della necessità di agire. Peres ha detto bene: il popolo intero "scuote la testa", incredulo che quei tre ragazzini che tornavano da scuola possano essere stati uccisi a sangue freddo, che i 18 giorni di ricerche siano fallite sulla crudeltà degli assassini. Ma come reagire, come combatterli? In queste ore la discussione è durissima anche all'interno del gabinetto di Netanyahu: Hamas dopo la scoperta del crimine ha intensificato il lancio di missili sul sud, quasi a invitare una reazione Israeliana, una vera e propria guerra, una nuova operazione Komat Magen che tenda alla distruzione di Hamas nelle sue strutture fondamentali e nella sua leadership.
Netanyahu non pare favorevole a un attacco frontale, e pensa a altre possibilità, come un intervento diretto contro la leadership di Ismail Haniyeh. Hamas è comunque l'obiettivo, e consapevole di questo l'organizzazione terrorista cerca ormai di scaldare l'atmosfera fino al calor bianco per raccogliere il consenso di tutto il mondo palestinese. Purtroppo le prove sono sul campo, nonostante il coraggio di Abu Mazen che ha condannato il rapimento chiedendo di restituire i ragazzi "anch'essi essere umani". Ma quando ieri l'ambulanza ha raccolto i resti dei ragazzi per trasportarli all'obitorio di Gerusalemme, una folla indistinta intorno all'auto l'ha bombardata di sassi e di improperi. Nei giorni scorsi su facebook i palestinesi hanno postato dal West Bank una campagna orrida: una quantità di persone, compresi molti bambini sorridenti, alzavano tre dita in segno di vittoria, per segnalare la loro soddisfazione per il triplice rapimento. Il rapimento per liberare col ricatto i detenuti, spesso terroristi con ergastoli plurimi, nelle carceri israeliane, è stata lodata anche dalle leadership di Fatah, compreso Abu Mazen (nel 2011: "Hamas ha rapito un prigioniero, Gilad Shalit, e l'ha tenuto prigioniero cinque anni: è una buona cosa..."; Jibril Rajoub, un grosso leader, quest'anno:"Se Hamas vuole rapire soldati, noi li incoraggiamo") mentre i ritratti degli "shahid" tappezzano le strade e sono oggetto di venerazione in tutta la società. La cultura dei rapimenti è generalizzata, ed è l'incitamento per cui gli israeliani sono descritti come mostri dalla tv, dai testi, dai giornali, e l'esistenza stessa di Israele è anatema. Netanyahu sa che un attacco frontale a Hamas può suscitare consensi per l'organizzazione terrorista e distruggere Abu Mazen.
Prima cosa, sembra trovare i due rapitori, due attivisti di Hamas che avevano già conosciuto la giustizia israeliana, Amar Abu Eisha e Marwan Kawasmeh. Si comincia anche a capire meglio che i due hanno ucciso i ragazzi quasi subito dopo che erano saliti in macchina probabilmente in relazione alla loro reazione al rapimento. Nella registrazione della polizia della telefonata di Gilad che dice "ci hanno rapito"si sente poi la voce del rapitore che ripete "giù la testa". Si sentono anche degli spari, forse sono gli ultimi istanti di vita dei ragazzi.Una cassetta difficile da ascoltare. Difficile davvero davvero capire come la polizia non abbia preso sul serio questo ultimo grido di aiuto.
DOLORE IMMANE DIFFICILE IL PERDONO, MA1 CERCARE I COLPEVOLI AD PERSONAM 2 VERIFICARE L'EFFICIENZA DEI SERVIZI3 LASCIARLI NELL'ATTESA DELLA VENDETTA
Laura Calasso , Milano/Italia
IL MIO CUORE PIANGE ASSIEME ALLE FAMIGLIE E A TUTTO IL POPOLO DI ISRAELE PER L'ORRORE DI GENTE CHE NON HA CUORI DI CARNE MA CUORI DI PIETRA. STA DIVENTANDO SEMPRE PIU' EVIDENTE CHE HAMAS VUOLE PROVOCARE UNA GUERRA PER ESSERE"LEGITTIMATA" A FARE SOLO CIO' CHE SA FARE: VIOLENZA, VIOLENZA, VIOLENZA. LA PACE CON ISRAELE LA VUOLE, PURTROPPO, SOLO ISRAELE ENESSUN ALTRO: NE' L'EUROPA, CIECA E SORDA, NE' L'AMERICA, TANTO MENO GLI STATI ARABI. PREGO IL DIO D'ABRAMO, D'ISACCO E DI GIACOBBE, CHE GIUDICHERA' OGNI NAZIONE IN MERITO A QUESTO, PREGO IL DIO DEI VIVENTI E NON DEI MORTI DI CORRERE IN SOCCORSO DEL SUO POPOLO ISRAELE. PER QUANTO MI RIGUARDA IO SONO CON ISRAELE PERCHE' "IL TUO POPOLO SARA' IL MIO POPOLO E IL TUO DIO SARA' IL MIO DIO".Laura Calasso (membro di EDIPI - Evangelici d'Italia per Israele)
Silvio Riva , MILANO - ITALIA
Cara Fiamma, ora il fatto acquista un senso: una risposta violenta alla coraggiosa reazione dei tre ragazzi.Evidentemente ai rapitori (due, sembra di capire) hanno ceduto i nervi, non riuscendo a gestire la situazione imprevista.Forse "a caldo", all'interno dello stesso automezzo.Questi però sono solo dettagli (forse utili), che non cambiano lo stato delle cose.I venti di guerra sono ormai tempesta.Auguri e preghiere per il popolo di Israele e per gli eventuali "uomini di buona volontà" palestinesi, qualora ci fossero.
silvio , San Mauro Torinese
Un vento di morte attraversa Israele....ma Eyal, Gilad e Naftali vivono in tutti noi. Alle famiglie vicinanza, solidarietà e comprensione.A Netanyahu il compito e il dovere di trovare risposte e giuste soluzioni a quest'ennesima vicenda che mina la pace e la civile convivenza nella martoriata Terra d'Israele.
gianfranco ferrigno , salerno
la mia più profonda vicinanza al popolo israelita in questa atroce strage. non sono più accettabili i ricatti palestinesi.