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Turchia

martedì 30 agosto 2016 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale,

Adesso che i carri armati turchi si aggirano rombando e colpendo fra le rovine fumanti della Siria, le cose sono certo destinate a complicarsi, non a migliorare. Erdogan vuole presentare il rollio dei suoi carri armati e le sue bombe che pare abbiano già ucciso 73 civili curdi per un contributo essenziale alla guerra contro l'Isis: non lo è. E' un'altro capitolo della guerra turco-curda, con molte complicazioni in vista. Intanto, i curdi adesso sono tutti impegnati sul fronte turco, e di conseguenza abbiamo un potente combattente in meno sul fronte anti taglia gole. Il presidente turco ha questa magnifica caratteristica: quando si muove, lo fa sempre scambiando la prepotenza per leadership, scambiando Attila con Napoleone, i fatti suoi con quelli dell'universo mondo. Gli Stati Uniti, che con lui si sono mossi con grazia da ballerina anche nei momenti in cui Erdogan dava il suo meglio in repressione (da anni ad oggi, due giorni fa ha costretto 1577 presidi delle facoltà universitarie a dimettersi, i giornalisti in galera non si contano, i curdi e gli oppositori sono oggetto di persecuzione) hanno alzato la voce: Tayyip Erdogan si sta muovendo in maniera davvero incauta, e soprattutto è troppo esplicito nell'esibire il suo nuovo amico, Putin, ovvero l'antagonista degli USA, con cui si è riconciliato platealmente l'8 di agosto.

Così, dopo che la guerra si è fatta palesemente anticurda e la strage è andata sulle prime pagine, Brett McGurk, inviato speciale di Barack Obama per la lotta all'ISIS ha dichiarato "fonte di grande preoccupazione" gli scontri a sud di Jarablus, nel nord della Siria, tra forze turche, gruppi armati dell'opposizione siriana e, dall'altra parte, unità affiliate alle forze di Difesa della Siria di cui fanno parte, e anzi, dominano, i curdi dell'Ypg. Vogliamo chiarire, ha twittato McGurk, che per noi questi scontri in zone dove non c'è una presenza dell'IS sono inaccettabili. E continua: "Gli USA invitano a concentrarsi sull'Is che resta una minaccia comune letale". Ankara ha già risposto che è là contro l'Isis ma anche contro i curdi, e che : "Gli USA dovrebbero mantenere la parola data e costringere i curdi siriani del Pyd a ritirarsi a est dell'Eufrate".

Le sue motivazioni geografiche sono evidenti, ma quelle politiche creano contraddizioni doppie: Erdogan per combattere l'Isis combatte il loro peggior nemico, i curdi, perché è anche il suo peggior nemico. Ma così facendo rischia (seconda contraddizione) di danneggiare il protetto di Putin che gli ha dato la luce verde: Assad, il rais che tutti vorrebbero veder fuori dai piedi fuorché la Russia e i siriani. Inoltre, in preda a una senso di emergenza dopo il fallito ma potente colpo di Stato, Erdogan dimentica che gli USA restano per lui importanti punti di riferimento; e adesso vederlo cadere nelle braccia di Putin è una delusione per Obama, con tutto quello che negli anni ha fatto per conservare la fama di Erdogan, nonostante la sua furia islamista, antiamericana, antisemita, nell'ambito dei santi "musulmani moderati" a manovrare fra i contraddittori interessi dei curdi e dei turchi. Questo, dopo avere ingoiato a più riprese le informazioni relative all'aiuto fornito da Erdogan all'Isis funzionando da ponte verso il confine siriano per materiali, foreign fighters, armi. Poi Erdogan ha compiuto il testa coda in politica estera: riconciliazione con Israele, visita a Putin, guerra dichiarata all'Isis, rapporti con l'Iran, e forse persino con Assad.

È così che mercoledì mattina le forze speciali del general Zekal Aksakalli sparando missili su Jarablus sono entrati a piè pari nella guerra. Il portavoce stesso di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha descritto l'obiettivo come duplice: ripulire da tutti gli elementi terroristici, cioè Stato islamico e, secondo Ankara, i curdi. La Turchia ha subito catalizzato una serqua di organizzazioni: sulla scia del suo esercito si sono mossi più di 5000 membri di varie organizzazioni anti Assad (Fayal al Sham, Free Syria Army Fighters, membri della Brigata Sultan Muran).

E' da un anno che la Turchia ha dichiarato di esigere una zona cuscinetto. Per adesso, ricompatta l'esercito frantumato dal golpe del 15 luglio e ora al comando del generale Aksakalli, indispensabile nella sconfitta del golpe.

Come farà Erdogan a conciliare le sue contraddizioni? Per ora pensando ai suoi scopi fra cui, forse il primo, quello di sconfiggere i curdi. Il PYD è un nemico cui guarda con furia e timore, la paura che la stima internazionale nella guerra anti Isis li faciliti nel crearsi il loro Stato è uno dei suoi peggiori incubi. Il PYD ha da poco impegnato con successo le sue forze, il YPG, in una battaglia essenziale nei pressi di Raqqa, prendendo Manbij. Adesso l'YPG con le Forze Democratiche Siriane lavora insieme alle Forze speciali americane ma per Erdogan sono terroristi... Erdogan rischia di spostare la guerra ai "suoi" curdi in Turchia a livello mondiale.

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