Fiamma Nirenstein Blog

Tre donne e un pregiudizio

domenica 13 gennaio 2008 Generico 5 commenti
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Quando ero giovane per me la rivista MS era un mito, la prima a diffusione di massa che fosse femminista e che nello stesso tempo attraesse con argomenti interessanti ogni donna. Era un bastione di diritti civili, di diritti delle donne. Il rifiuto quindi di pubblicare la pubblicità-progresso riguardante Israele e le sue donne, che siedono ai massimi livelli della gestione dello Stato, è né più né meno, che la conferma di quanto ormai sia snaturata, senza vergogna, tutta la questione dei diritti civili. Che peccato che MS si rifiuti, come  ci dà notizia oggi il Jerusalem Post (segue articolo), di mostrare la foto di tre donne intelligenti e capaci che dovrebbero invece essere una delle sue bandiere! La verità è che non frega più niente a nessuno all'interno dei movimenti un tempo per i diritti civili, che essi siano realizzati o violati; è tutto un altro assetto mentale quello che governa il discorso pubblico su questi temi, un assetto, specioso, fasullo, mistificatorio e bugiardo. Non importa, cioè, in questo caso, che le donne progrediscano nella società se questa società è quella che i liberal americani amano criticare e persino odiare, che amano immaginare come una società militarista e intessuta di aggressività e aggressione. In realtà si parla di diritti civili solo quando si tratta di descrivere gli USA o Israele come Paese imperialisti, come nel caso di Guantanamo o dei Territori. Per farlo, si difendono senza vergogna dittatori e terroristi. L'unico Paese che nel Medio Oriente sia governato da elezioni e leggi democratiche non interessa nei suoi aspetti positivi; così come non importa nulla che l’Iran ogni giorno impicchi pubblicamente omossessuali e precipiti i suoi criminali (condannati con chissà quali processi, e in base a chissà quali norme) da alte rocce dopo averli fustigati.

MS, addio, a te come a Daniel Barenboim, il celebre pianista che ha recentemente chiesto e ottenuto la cittadinanza palestinese, un Paese di cui forse non ha mai visto la TV che promuove il terrorismo suicida e esalta gli shahid, e in cui le tre P basilari, polizia, popolo, parlamento, hanno un significato diverso da quello che noi vorremmo, tanto quanto è diversa la democrazia dalla dittatura.

Magazine's rejection of ad on Israeli women causes furor

Haviv Rettig , THE JERUSALEM POST , Jan. 13, 2008

Feminist Jewish activists are preparing a campaign targeted at the quarterly Ms. magazine after it refused to run an ad featuring Israeli women because it was "too controversial."

The ad features the head shots and names of Supreme Court President Dorit Beinisch, Knesset Speaker Dalia Itzik and Foreign Minister Tzipi Livni, above the words "This is Israel."

Harriet Kurlander, the woman who tried to place the ad, and the executive director of the American Jewish Congress's Commission for Women's Empowerment, said the ad "was as innocuous a statement as one could possibly see - we never expected controversy."

According to Kurlander, "We considered the ad to be laudatory of the accomplishments of three extraordinary women, each sitting at the head of a different branch of Israel's government. What countries in the Middle East can point to that record of accomplishment for women? When I placed the ad and described it to [employees of Ms. magazine], there was no objection for quite some time. We talked about the cost, the placement, the deadline. Then they called and said it's too controversial, that there are passionate feelings on both sides of the issue."

Kurlander recalls replying, "What issue? We're not talking about borders, settlements, refugees, Jerusalem - we're talking about women! Isn't this what it's all about?"

Ms. magazine's executive editor, Kathy Spillar, told JTA the ad was rejected because it supported a particular political party, since two of the three women represented were from Kadima. This would violate the magazine's standards, she said.

"We only take mission-driven ads," Spillar said. "Because two of the women in this ad were from the same political party," that showed favoritism, and the magazine's policy is not to get involved in the domestic politics of another country.

Spillar added that "ironically," this month's issue has a two-page spread profiling Livni.

"These excuses insult the intelligence of their readers," said Harvard University law professor Alan Dershowitz. "My family has been a subscriber since the beginning, but this is an act of utter bigotry. It's pure and simple anti-Israel discrimination. They've run many controversial ads and stories. And they will never stick to this standard in the future or they'll be bankrupted. This is a standard invented for Israel. Ms. magazine has become the United Nations of magazines."

"The ad "tells the truth," Dershowitz said. "There's no country in the world that has as many women on the Supreme Court. Israel is the first country in history to have a woman prime minister who did it on her own, and wasn't married to or the child of another significant person."

"The ad has to run," he continued, "and there should be stories about the ad not running, and finally, whoever made decision [not to run the ad] must be fired."

Dershowitz also vowed "to start a campaign of leading feminists to critique and disassociate themselves from so bigoted a magazine. No legitimate person today can support Ms. magazine while it has this policy."

The American Jewish Congress is "moving forward and discussing a number of strategies" in responding to the magazine's decision, Kurlander said. "There's a tremendous firestorm now, but not the one they expected [had they run the ad]."

According to the Congress's Israel director, Danny Grossman, the magazine may have picked the wrong organization to turn down. The AJCongress has been pushing feminist advocacy since the 1980s, he said.

"No one's saying Israel is perfect, but the ad itself just pointed to the fact that women in Israel have reached the absolute highest levels, and that is noteworthy for us," Grossman said. "It is incredible that an American magazine which should champion women's rights won't do that if Israel is the context."

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Patricia , Den Haag
 domenica 20 gennaio 2008  19:20:48

Piú che un commento una richiesta.Vorrei chiedere, per favore, l'autorizzazione a copiare l'articolo su un forum di sinistra. Sinistra radicale e marxista e proprio per questo non antisraeliana e schierata contro la violenza sulle donne e contro le dittature, religiose o politiche, di qualsiasi colore.Pat.



jochanan , italia
 mercoledì 16 gennaio 2008  21:39:41

una certa intellighentzia ha fatto una lunga marcia attraverso le istituzioni di mezzo mondo. Minoritaria democraticamente, ma capace di far credere di essere l'unica depositaria della verità, criminalizzando, ostacolando, imbavagliando chi la pensa in modo diverso è riuscita a trovare una causa per cui spendersi. La sorte dei "poveri palestinesi", presi ad esempio di popolo schiavizzato e sfruttato. Il colonialismo è finito, e lo spettacolo dato dalle classi dirigenti africane non è dei migliori. Così questi opinion maker hanno adottato i palestinesi, che per ora ringraziano. Ne consegue che Israele è la malvagità in essere, che va tenuta a bada e che NON PUO' essere messa in buona luce.



Mara , Bologna
 domenica 13 gennaio 2008  19:46:45

Ecco dove regna la stizza....Non mi meraviglio affatto di questi pregiudizi. E' almeno dal 1979 (Iran) che dura questa situazione. Mai sentita una femminista dire mezza parola in difesa delle donne perseguitate nell'Islam? Ci sei Tu, c'è Ayaan, da noi ci sono persone come Souad Sbai, c'è la Bonino....ma siamo pochine....l'importante è baloccarsi nelle illusioni e vedere una realtà che non c'è. Questa è la specialità anche dei c.d. mediatori culturali (se poi sono mediatrici, apriti cielo!): perché non leggono Prigioniera di Teheran di Marina Nemat? Io sono giunta a due terzi del libro e non mi riesce di metterlo giù quando lo prendo in mano. Ci scriverò su qualcosa, alla fine.Quando ho i furori, penso ai "nostri" dissidenti e mi vergogno per l'occidente (o minuscola).Taccio su Barenboim per decenza.Ma che amarezza, però. Zubin Mehta può essere un buon antidoto



Francesca , Concordia Sagittaria (Venezia)
 domenica 13 gennaio 2008  19:26:38

Che storia assurda, sintomo di un antisemitismo strisciante che purtroppo non mi stupisce nemmeno più! Sarebbe stata un'ottima occasione per mostrare un'Israele diverso, più umano, se così si può dire, occasione che purtroppo è stata malamente persa.Si potranno mai cambiare le cose?



luca , bologna
 domenica 13 gennaio 2008  19:08:43

Certo, perché una pubblicità simile evidenzierebbe l'arretratezza del mondo musulmano dove le donne vengono lapidate se vittime di violenze sessuali... e noi non vogliamo certo irritare questi gentili signori che lapidano le proprie donne con una provocazione talmente evidente come quella proposta da Israele a MS. E dunque la rivista fa bene a evitare di pubblicare questo messaggio di democrazia e lasciare che nel mondo le donne continuino a subire violenze e ingiustizie. Abbasso Israele! Viva il fondamentalismo islamico! Abbasso la libertà! Viva la dittatura!



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