TRASMISSIONE IN DIRETTA PRIEBKE IL PROCESSO VADA IN TV
sabato 18 maggio 1996 La Stampa 0 commenti
EPPURE, l'Italia non è certo un Paese dove sia mancata la
telepolitica e dove la tv non abbia condotto fin dentro le aule
giudiziarie i cittadini: abbiamo visto ogni tipo di dibattimento,
quelli scabrosi di , dove gli avvocati e i
testi ci hanno raccontato in diretta stupri e incesti. Quelli
travolgenti dei processi in cui Tonino Di Pietro ha messo in croce
davanti a tutta Italia Craxi, Forlani e l'intera classe politica.
Andreotti, sempre più curvo, lo abbiamo guardato sul piccolo schermo
cercare di mantenere l'aplomb nell'aula-bunker di Palermo. Dunque,
che cosa impedisce adesso alla nostra tv di Stato di svolgere un
servizio importante come quello di mandare in diretta, subito, il
processo Priebke? La nostra tv deve dare a tutti la possibilità di
vedere la sua faccia, il volto di quella parte tragica della nostra
storia che nessuno può permettersi d'ignorare. Deve seguire le
testimonianze delle famiglie degli assassinati delle Fosse Ardeatine
e dei torturati di via Tasso. Deve darci l'emozione di conoscere in
diretta un episodio di eroismo come quello raccontato ieri da Remo
Pellegrini per la prima volta: quando capì cosa stava accadendo,
indusse la ribellione di un'ala di Regina Coeli. Non è certo la
volontà di vendetta che ci porta a questa richiesta. Per la sua
età , Priebke è ormai al di là della punizione della giustizia
italiana. La sua vita è già trascorsa per la massima parte in
libertà . Ciò che ci spinge è il grande senso di confusione e di
perdita che accompagna di giorno in giorno questo processo. Il
presidente è troppo distaccato, sfronda e cancella testimoni, è
desideroso di mantenere il profilo più basso possibile, alle volte
appare persino inconsapevole dei termini storici precisi del
dibattito; l'avvocato difensore suggeri-sce che via Tasso fosse una
specie di commissariato di polizia rionale, dove si prendevano ogni
tanto due schiaffoni; un gruppo di deputati di Alleanza nazionale,
con una corona in via Rasella dove morì il tredicenne Pietro
Zuccheretti, ha suggerito una equiparazione fra i boia delle Fosse
Ardeatine e i partigiani. Le lacrime di rabbia dei figli delle
vittime, quelli che raccontano come il loro padre fu rastrellato via
in pigiama e poi riconosciuto solo da quell'indumento, non riescono a
sentire nessuna comprensione, tanto è vero che hanno creato un
processo alternativo. Non hanno, per così dire, l'audience che al
giorno d'oggi compete al racconto originale di un momento così
controverso della nostra storia, così doloroso. Non sentono
quell'indispensabile occhio della storia contemporanea, la
telecamera, che, unica, fornisce la garanzia di penetrare
nell'inconscio collettivo. Capire ormai vuol dire guardare; ricordare
vuol dire fissare immagini e suoni oltre le parole scritte. La
televisione di Stato deve dare in diretta il resto del processo
Priebke non per odio, ma per consentirci di costruire la
consapevolezza della nostra storia. Se avesse potuto guardare questo
processo, per esempio, certo Berlusconi avrebbe evitato di dire in
questi giorni che si sente . La Gestapo
era quella di Priebke, non c'entra nulla con l'oggi. Lasciamo che la
storia ci suggerisca da sola, in diretta, la sua verità . Fiamma
Nirenstein