Fiamma Nirenstein Blog

Tra dittatura e cambiamento

lunedì 25 giugno 2018 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 25 giugno 2018

Comunque, nonostante una campagna elettorale in cui Erdogan aveva esercitato tutta la sua prepotenza con arresti, botte, piazze presidiate dai suoi fedeli, la metà del popolo turco si è stufata del sultano, anche se egli in queste ore sembra avvicinarsi alla vittoria col 53 per cento. Erdogan si era subito attribuito il 60 e rotti arrogandosi così un diritto assoluto e plebiscitario di divenire il primo Capo di Stato turco a governare con poteri allargati dopo i  cambi costituzionali approvati nell'aprile del 2017. Ma anche se ce la farà, la sfida che segue a 15 anni di mani sulla Turchia si è dimostrata invece incerta, anche se Erdogan ce la farà a evitare il ballottaggio previsto, secondo la sua stessa decisione, al di sotto di quel il 51 per cento necessario per arrivare a essere il capo supremo che somma in sé i compiti di presidente e di Primo ministro insieme alla nomina diretta dei ministri, il controllo totale del giudiziario e dei leader militari. Le regole dell'emergenza dopo il colpo di Stato del 15 luglio sono state riconfermate sette volte. Sia Erdogan che Muharrem Ince, il maggiore contendente, hanno promesso di toglierle di mezzo. Ince ha dimostrato comunque che in breve tempo può sorgere, nonostante il Paese sia stretto nel pugno di ferro del "Sultano" , una alternativa concreta e pericolosa.

Certo, oltre le regole della emergenza, Erdogan ne inventerà altre e di più per seguitare a sbattere in carcere i suoi oppositori (oggi se ne contano 160mila dietro le sbarre) e a chiudere i giornali che lo criticano; a imporre le regole della Sharia, la legge islamica, che cancellano l'eredità laica di Kemal Ataturk,  e rafforzano il suo ruolo di capo internazionale della Fratellanza Musulmana; a allearsi senza remore con i gruppi terroristi la sua amata Hamas, con cui condivide un odio omicida per gli ebrei;  a cercare di eliminare fisicamente i curdi mentre li accusa di terrorismo.

Erdogan nonostante la sua promessa reiterata di riportare al popolo turco le glorie dell'impero ottomano ha subito un rinculo clamoroso dell'economia, che invece era la carta che mostrava con orgoglio, ha visto una perdita del valore della lira turca del 25 per cento rispetto al dollaro e la discesa della stima internazionale che seguitava a dargli credito sperando in uno stato musulmano amichevole. Intanto, Ince ha portato con coraggio alla luce per la prima volta i suoi legami con Fetullah Gulen, accusato del colpo di Stato.

Anche il ruolo di contenimento degli immigrati dalla Siria è un'arma di ricatto frequentemente brandita di fronte all'Europa, la traditrice che non ha voluto la Turchia nell'UE.

Erdogan è un grande guaio per tutto il mondo, per i curdi, per i siriani che soffrono la guerra, per Israele e il medio oriente che vede di nuovo in sella un amico dei terroristi di Hamas, per i Paesi arabi che ne vedono il sorriso da gatto per quello che è, come si è visto in Siria cui gli uomini di Isis arrivavano sovente dal suo confine, per la Nato, che ha al suo interno un leader cui si deve sorridere sapendo che non ti può soffrire. E soprattutto per il popolo turco, ancora e chissà per quanto tempo, se Erdogan ce la fa adesso o al ballottaggio: esso è la vittima destinata al giogo di un sultano dei nostri tempi, arrabbiato, prepotente, liberticida, islamista. Un dittatore.

 Lascia il tuo commento

Joy Moss-Rendell , Tel Aviv
 martedì 26 giugno 2018  21:21:30

Erdogan...Hitler II. Have to be very aware.



RAV iTZCHAK DAVID , North Miami
 lunedì 25 giugno 2018  14:43:32

Accurata come sempre. Si come ebrei abbiamo un grosso problema con questo individuo che psre non abbia limiti nella sua intolleranza e antisemitismo.



Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.