TERRITORI UCCISI DUE UOMINI DURANTE LA PRESA DELLA PRIGIONE, ABU MAZE N INTERROMPE LA SUA VISITA IN EUROPA Israele assalta il carcere di Gerico Fuggono gli osservatori americani e inglesi, prelevato l’ uomo che uccise il ministro Zeevi
mercoledì 15 marzo 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
È finita con la cattura di Ahmed Saadat e degli assassini del ministro
Rahaman Zeevi l’ assalto alle mura della prigione di Gerico, che non sono
cadute al suono del corno di Giosuè , come nella Bibbia, ma dopo un
drammatico assedio dell’ esercito israeliano. Due morti palestinesi, 10
feriti israeliani, per ora otto rapiti di tutte le nazionalità occidentali,
un mare di rabbia.
Ma non è un episodio che finisce qui: sotto il livello del mare, sul suolo
giallo, vicino al Mar Morto, fra le palme che si agitano nell’ aria che trema
di caldo, infatti si è esibito per la prima volta sul grande palcoscenico
mondiale il tempo di Hamas al governo.
Quatti quatti se ne vanno
La mattina alle 9, diremmo quatti quatti, gli osservatori britannici escono
dall’ edificio candido del carcere di Gerico che avevano in consegna,
prendono fra i due lati di deserto la strada dritta che porta alla via
tortuosa fra le montagne della Giudea, e dicono addio a palestinesi e
israeliani.
Da cosa fuggono? Da una responsabilità insostenibile, specie da quando Hamas
è al governo, come spiegherà il ministro degli Esteri Jack Straw alla Camera
dei Comuni qualche ora più tardi. Gli osservatori britannici, infatti,
insieme a quelli americani, grazie a un accordo del 2002 fra Quartetto
(Stati Uniti, Russia, Unione Europea, Onu), Israele e l’ Autonomia
palestinese, si erano impegnati a sorvegliare il carcere in cui erano stati
rinchiusi gli assassini del ministro israeliano Rehavan Zevi, ucciso il 17
ottobre 2001 in un albergo di Gerusalemme.
I killer, appartenenti al gruppo terrorista del Fronte di Liberazione
palestinese, erano capeggiati da Ahmed Saadat. Subito dopo l’ attentato
Arafat li aveva accolti alla Mukhata di Ramallah. Israele aveva condotto un
lungo assedio: voleva gli assassini. L’ impressione fu immensa; alla fine le
pressioni internazionali ottengono che Israele accetti un accordo: Arafat
prende in consegna i suoi, ma li affida a forze esterne (americani e
britannici) e ai suoi poliziotti a Gerico.
Ieri mattina americani e inglesi se ne sono andati. A questa decisione si è
arrivati dopo che per mesi Jack Straw, ministro degli Esteri britannico,
aveva chiesto per anni al presidente dell’ Autorità palestinese Abu Mazen di
impegnarsi a consentire il lavoro degli osservatori, a bloccare i privilegi
che gli assassini ricevevano in carcere, a impedire le minacce ai suoi
uomini. Abu Mazen non si impegna, dice Straw, e gli osservatori vivono nel
disordine e nella paura.
Il presidente si lava le mani
L’ arrivo di Hamas al potere è letale: esso, lungi dall’ aiutare gli
osservatori, annuncia che libererà i prigionieri. Abu Mazen se ne lava le
mani: non dissento, dice, a patto che non mi si chieda di essere
responsabile della loro incolumità . Gli osservatori sentono che l’ aria si fa
pesante e che sta per giungere il momento in cui il nuovo governo può
procedere alla liberazione di Saadat e dei suoi. Che potrà fare allora la
forza di pace di Straw? Combattere? Essere complice dell’ infrazione
dell’ accordo internazionale? Straw alla Camera dei Comuni ha parlato di
minacce di rapimento.
Mezz’ ora dopo le nove, mentre il caldo aumenta, la Brigata del Nahal e
l’ unità speciale della polizia contro il terrorismo, Yamam, entrano a Gerico
e circondano il carcere: comincia l’ assedio che si concluderà dodici ore
dopo.
Il dramma è degno di un grande film di azione, escono subito alle prime
intimazioni un centinaio di prigionieri comuni, cominciano a andarsene i
poliziotti palestinesi. Tutti hanno le mani alzate. I prigionieri sono
costretti a spogliarsi. Tzahal, l’ esercito israeliano, porta i bulldozer,
intima con gli altoparlanti di uscire, dice che o gli assassini, che sono
tre, più altri tre ricercati speciali, si consegnino da soli, oppure
andranno a prenderli, vivi o morti.
Non ci sono state trattative. Sullo sfondo un milione di domande: forse
Tzahal è entrato subito a Gerico perché gli inglesi avevano avvertito
Olmert? La risposta di tutte le parti è « no» . Straw, questo sì , qualche
settimana fa aveva mandato a dire sia a Abu Mazen che a Olmert, (prima
ancora di un lettera che, l’ 8 di marzo, avvertiva tutte le parti della
progressiva insostenibilità della situazione), che se ne voleva andare.
Olmert a quanto pare aveva insistito perché gli inglesi restassero comunque:
« Meglio di nulla» , aveva detto. E « sappiate che se ve ne andate rompendo gli
accordi, non finisce lì : noi veniamo a prendere gli assassini di Zevi» .
« Non ci arrendiamo»
Dunque, mentre la vallata di Gerico, sotto il Monte delle Tentazioni,
risuona di cannonate, i bulldozer cominciano a distruggere le mura della
prigione. Dal carcere Saadat risponde al telefonino a varie interviste, in
una dialoga con la moglie in diretta; in un’ altra a Al Jazeera dichiara che
non uscirà mai dalla prigione, che lui e i suoi resisteranno. Non dice però
che vuole diventare uno shahid, un martire, e infatti non lo diventa. Dopo
varie telefonate con Abu Mazen, che è in viaggio tra Vienna a Strasburgo e
tenta - parlando con la comunità Europea, con gli inglesi, con gli
americani-, di riportare l’ orologio alle 8 di mattina, Saadat si consegna.
Con lui Israele porta in carcere per processarli altri cinque importanti
ricercati e quindici di secondo grado.
Ma la storia è ben lungi dall’ essersi conclusa: non solo Israele, ma anche
gli inglesi, gli americani, il Quartetto intero, sono adesso visti come
parte di un grande complotto per incarcerare non dei terroristi, ma dei
leader, che Hamas aveva già dichiarato eroi da scarcerare subito. L’ intera
comunità internazionale è sotto accusa e la raffica di rapimenti in corso
prende di mira tutte le nazionalità occidentali.