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SPIELBERG figli dell’Olocausto ecco il mio film Israele Le lacrime de i sopravvissuti

giovedì 3 marzo 1994 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV C’È già qualcosa di per sé oltraggioso nel portare un libro, un film, una riflessione sull’Olocausto in Israele. Ed è proprio perché il Paese in questi anni ha fatto un così drammatico sforzo di mettere da parte tutte le ideologie di fondazione, proprio perché nessuno può più vantare il copyright su chi ne ha più sofferto e onorato la memoria, che stasera a Tel Aviv è con relativa serenità che viene presentato a un pubblico scelto il film di Spielberg Schin dler’s List. Ogni invitato ha pagato 50 shekel, ovvero 250 mila lire di biglietto da devolversi a favore del Museo dell’Olocausto, lo Yad Va Shem. E il fatto stesso che il più geloso e accurato tutore della memoria dell’Olocausto abbia accettato di associare il suo nome a quello del regista americano di E.T. già ci parla, così come ce ne parlò chiaramente l’assoluzione di Demjanjuk qualche mese fa, di una progressiva capacità da parte di Israele di accettare punti di vista e interpretazioni diverse sul punto nevralgico della storia degli ebrei. Alla prima di stasera alle 7 al cinema Shahat di Tel Aviv, sarà presente tutto l’establishment politico e culturale, ci sarà Yitzhak Rabin, il presidente Ezer Weizmann, le rappresentanze diplomatiche. Ci sarà anche parte di quella sinistra che si è in questi giorni arrabbiata perché Spielberg ha voluto fare dell’Olocausto un avvenimento hollywoodiano, di quella sinistra che da una parte teme di veder ridurre l’Olocausto a un funebre luna park di consumo, e dall’altra parte ne paventa l’uso e la retorica. Non bisogna dimenticare che al tempo della guerra del Libano Menahem Begin esaltò molto l’idea di Israele come bastione contro un possibile futuro olocausto degli ebrei perpetrato dagli arabi. La sinistra ha questa ideologia come il fumo agli occhi, cerca di rimanere fredda di fronte al passato degli ebrei, e comunque di non proiettarlo sul presente. Perciò gli ambienti pacifisti aspettano Schin dler con scetticismo, così come accolgono con poco calore il Museo dell’Olocausto di Washington, o i libri di Elie Wiesel. del realismo. Però Schindler’s List ha già dei fortissimi sostenitori in Israele, ovvero alcuni di coloro che sopravvissero grazie, appunto, alla lista che l’industriale tedesco protagonista del film riuscì a compilare sottraendo poi quegli esseri umani ai forni crematori. Due sere fa, accompagnati dai figli e dai nipoti, ormai stanchi e invecchiati, i sopravvissuti hanno assistito a una visione privata del film. Un vecchio giudice, di nome Baiskij, uno della lista di Schindler, ha avuto parole di apprezzamento per il tedesco che li aveva salvati: importa niente né delle sue storie di donne né dei suoi profitti. Ci ha salvato la vita. Ci ha consentito di arrivare a questa età tra figli e nipoti. Spielberg in un’intervista televisiva che tutti volevano e che lui ha concesso al nuovo Canale 2 della televisione israeliana, ha mostrato emozione e grande sentimento: significa moltissimo, ha detto, e ha ricordato che da piccolo viveva in un quartiere americano dove la sua ebraicità non era gradita: preso tante botte. Qui, invece, per ora ha preso prevalentemente carezze, comportandosi come un bravo ragazzo ebreo, modesto e in parte persino consapevole di portare vasi a Samo. Fiamma Nirenstein

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