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Spari e morte sulla Spianata delle Moschee

sabato 15 luglio 2017 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 15 luglio 2017

(Gerusalemme) Alle sette di mattina la guardia di frontiera che sorveglia l'entrate sulla spianata delle Moschee vicina alla Porta dei Leoni, è abituata, specie di venerdì, all'andirivieni dei musulmani nel loro giorno santo della preghiera. Era imprevedibile un attacco così sofisticato, che addirittura salta fuori dalle Moschee stesse, si avventa sparando alla schiena  con armi automatiche sulle guardie, e riesce a ferirne a morte due prima che i tre terroristi vengano fermati col fuoco, non prima che uno di loro riesca a lanciarsi di nuovo con un coltello sui poliziotti. Una scena che rischia per la sua complessa ma evidente simbolicità di dare fuoco a tutto il Medio Oriente e oltre: Al Aqsa, il cui santino troneggia in milioni di case arabe, è per l'Islam il terzo luogo santo dopo la Mecca e la Medina, quello da cui si involò Maometto sul cavallo Al Buraq; ma questo è ancora poco rispetto a quello che avevano certo in testa i tre terroristi palestinesi.

Di nome tutti e tre Muhammad Jabarin (le omonimie qui sono molto comuni), uno di 29 anni e due di 19, vengono dalla cittadina di Umm el Fahem, cittadina israelo-palestinese, patria di Ra'ed Salah, fondatore e capo di un movimento islamista filo-terrorista ormai fuori legge; chissà se la loro complessa operazione che presuppone armi, spostamenti, allenamento, coordinazione e segretezza nasce con l'intervento di Hamas  o dell'Isis o degli Hezbollah. Chissà se aveva complici nel clero dentro le Grandi Moschee.Di certo quello che gli ha bombardato il cervello è la litania iniziata da Arafat per cui "le Moschee sono in pericolo": gli ebrei sono dei mostri, dei crudeli occupanti che nonostante abbiano, subito dopo la Guerra dei Sei Giorni, e questa è storia, affidato la Spianata a una gestione del tutto Giordano-Palestinese, vogliono schiacciare la fede islamica, e distruggere Al Aqsa. Secondo invece le norme intatte dello Status Quo non si vede un ebreo sulla Moschea se non a ore fissate dall'Waqf, l'autorità religiosa islamica. Ma quella del "pericolo" è una menzogna accompagnata dalla "fake history", falsa storia, per cui gli ebrei non hanno niente a che fare con Gerusalemme e tanto meno col grande Tempio ebraico che ben prima di Maometto sorgeva in loco, anche secondo moltissimi testi musulmani, fra cui una guida alla Spianata degli anni '30.

Gli uccisi dai terroristi sono due poliziotti drusi, Haiel Sitawe di 30 anni del villaggio di Maghar, che lascia moglie e un figlio neonato, e Kamil Shnaan di 22 anni la cui festa di fidanzamento era stata fissata in questi giorni a Hupeish, il suo villaggio. Era il figlio di un membro del parlamento socialista, Shachiv Shnaan. Questo rende la vicenda ancora più bruciante, è inenarrabile in poche righe il grande sforzo di integrazione che la comunità drusa, nobile e austera, sa compiere per Israele. Ed è molto triste e imbarazzante per Israele cercare di mantenere la libertà di culto per tutti mantenendo lo status quo di Gerusalemme che prevede controllo e dominio religioso intoccabile dell'Waqf, palesemente aggressivo. Ma subito il premier Netanyahu, raggiunto ieri da una rara telefonata di condanna dell'accaduto da parte di Abu Mazen ha assicurato che lo Status quo non si tocca.

E' facile immaginare che la telefonata di Abu Mazen sia stata soprattutto dettata dalla proccupazione che la la bomba islamica gli scoppi in mano. E'anche probabile che i giordani, che ci tengono ai rapporti con Israele e temono gli islamisti, e forse anche qualche telefonata dall' Arabia Saudita possano aver spinto il leader della Autorità Palestinese a parlare col premier israeliano. Una momentanea chiusura della Spianata e l'arresto (già seguito dal rilascio) del mufti Mohammed Hussein sono state mosse obbligate. Si aspetta il giorno dopo, con una sola decisa mossa di deterrenza: lo smatellamento delle "tende del lutto" delle famiglie dei terroristi.
 
Servirà a qualcosa tanta prudenza? Servirebbe solo se si fermasse l'incessante glorificazione del terrore che ha un contenuto ben concreto: il pagamento di un cospicuo stipendio ai terroristi in prigione e alle famiglie degli shahid. Qui Abu Mazen è cristallino: la richiesta del govero Trump, che minaccia di tagliargli i fondi se non smette, per ora è stata rifiutata con toni chiari. E la retorica degli ebrei estranei occupanti è supportata dall'UNESCO, con le sue continue risoluzioni che assegnano ai palestinesi i siti religiosi storici dell'ebraismo, compreso il Muro del Pianto che chiude il Monte del Tempio.

In queste ore impazza sui social network l'esaltazione dei supershahid che hanno scelto di morire sulla Spianata di Al Aqsa, il massimo delle aspirazioni del jihadista: "Il mio sorriso domani sarà più radioso con l'aiuto di Allah" ha scritto uno dei terroristi in un post su Facebook. Al Jazeera ha immediatamente comunicato l'evento così: "Almeno tre palestinesi uccisi da spari in Città Vecchia". "Fake news" pericolose davvero.

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giuseppe casarini , binasco
 domenica 16 luglio 2017  08:35:15

Letto: ben scritto!Shalomggc



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