SODDISFAZIONE DOPO L’ ESCLUSIONE DALLA GUERRA DEL GOLFO Il « Piccolo Satana» nella coalizione Usa Gerusalemme darà man forte a combattere i terr oristi
martedì 18 settembre 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
5762: porta questo numero misterioso l'anno ebraico che si è aperto
ieri
sera, mentre Israele veniva arruolato nella coalizione di George Bush
che in
queste ore sta per entrare in guerra contro il terrorismo, chissà
dove,
chissà quando, chissà con quali conseguenze per questa scheggia di
Occidente
infissa nel cuore del mondo musulmano. L'anno trascorso è tutto
intero
quello sanguinoso dell'Intifada, la gente è carica di lutti, la vita
del
Paese è completamente cambiata: gli auguri che la gente si scambia
sono
minimali e carichi di sottintesi. « Speriamo che vada un po' meglio» .
Stamani
in tutte le sinagoghe del mondo risuona lo Shofar, il corno di
montone che
chiama a raccolta e che « ricorda gli ebrei a Dio» . Le strade sono
silenziose, senza traffico; la folla va a pregare a piedi, e davanti
a ogni
tempio poliziotti e servizi di sicurezza sono addensati nella
prevenzione di
atti di terrorismo. La cellula arrestata a Ramallah martedì notte
aveva
giusto programmato un grande attentato a Gerusalemme durante la
preghiera.
Sharon ha respirato quando nel corso di numerose telefonate con Bush,
Colin
Powell e Dick Chaney, prorpio nelle ore degli indirizzi di augurio
alla
nazione, è stato confermato che Israele è dentro la coalizione. E ha
potuto
annunciarlo con orgoglio, ricordando I profondi rapporti anche
emotivi che
specialmente in questi giorni legano Israele agli Usa.
Sembra dunque ormai sicuro che gli USA abbiano ritenuto incongruo,
nonostante tutti I rischi, tenere il Paese più attaccato dal
terrorismo in
questi anni fuori di una coalizione antiterrorismo. Prima,
l'Amministrazione
si era orientata verso una linea di grande cautela: mettere il
« piccolo
Satana» nello stesso raggruppamento, eventualmente, con Arafat e
l'Arabia
Saudita e magari, c'è chi dice, persino con la Siria e l'Iran, è
stato un
argomento molto discusso alla Casa Bianca e al Pentagono, e di
rimbalzo
negli uffici del Governo Israeliano. Sharon ha seguitato a dichiarare
semplicemente la disponibilità di Israele a entrare nella coalizione
e sotto
il tavolo la collaborazione è stata intensiva: da fonti di
Intelligence è
dato sapere che da giorni nel disegnare la mappa sia delle
organizzazioni
terroriste che degli Stati che le finanziano, Israele lavora ventre a
terra
con gli americani.
Si sa che già prima dell'attentato Israele aveva fornito agli
americani
informazioni che, si dice da queste parti, erano molto coerenti con
la
situazione di estremo pericolo, e che non sono state prese nella
debita
considerazione. Nell'accettare la disponibilità anche politica di
Israele
(perché quella tecnica avrebbe comunque seguitato ad essere fornita
sotto
banco) gli Usa assumono una posizione diversa rispetto a quando, nel
1991,
intimarono a Israele, benchè colpita dai missili di Saddam « Stai da
parte,
perché con il governo di Gerusalemme in scena il mondo arabo prenderà
fuoco
tutto intero» . La decisione americana, anche se probabilmente Israele
verrà ,
tuttavia, richiesta di non dispiegare la sua forza, è un
riconoscimento che
« il terrorismo è terrorismo dovunque si presenti, quello alla
discoteca di
Tel Aviv e alla Pizzeria Sbarro come quello di New York» , come hanno
ripetuto sia Sharon che Fuad Ben Eliezer il ministro della difesa nei
loro
indirizzi di auguri; è un rafforzamento dell'alleanza Usa-Israele in
ogni
circostanza e anche un avvertimento ai Paesi Arabi che la lotta sarà
dura e
seria, che l'espertise di Israele è richiesto al di là delle
sensibilità
politiche dei partecipanti alla coalizione. In una parola, anche se
gli
Americani desiderano fortemente vedere Arafat nella coalizione non
sono
pronti a pagargli il prezzo dell'esclusione di Israele, e anzi
chiedono
anche ad Arafat di abbassare il profilo e fare gesti di pace,
fermando il
terrorismo domestico.
Arafat sembra aver capito il messaggio, anche se sta certo ponderando
il da
farsi: la decisione è molto difficile per lui, data l'Intifada e
l'umore del
suo campo. Ma ha dato segnali di disponibilità inviando a Sharon un
messaggio in cui augura « un buon anno» agli ebrei e annuncia il suo
« cessate
il fuoco» chiedendo anche a Israele di porre fine alla « escalation di
violenza» . Per ora il capo di Stato Maggiore Shaul Mofaz dice che non
smettono le violenze, e che « dobbiamo giudicare solo dai fatti» . Le
prossime
ore diranno se il Raiss ha veramente deciso di bloccare il terrore.
Sharon
ha dichiarato che « si registra un certo calo nel numero degli
attentati» , ma
che anche lui è in una posizione di attesa. Dopo quarantotto ore di
pace
totale, ovvero dopo che il capodanno (dura da ieri sera a stasera
alle otto)
sarà stato attraversato in pace, è in programma di nuovo
l'organizzazione
dell'ormai mitologico incontro fra Peres e Arafat.