SIRIA PER L’ OMICIDIO DEL LIBANESE HARIRI, SAREBBE INDAGATO IL CAPO DE LLA SICUREZZA DI DAMASCO E COGNATO DEL PRESIDENTE L’ inchiesta Onu mira a lla corte di Assad
mercoledì 19 ottobre 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Punta l’ indice direttamente contro il palazzo di Bashar Assad, il rais
siriano, la commissione incaricata dall’ Onu di stabilire le responsabilità
nell’ omicidio di Rafik Hariri, l’ ex primo ministro libanese ucciso in un
attacco terrorista che dette la morte anche ad altre venti persone nel
febbraio scorso a Beirut. Lo rivela il giornale tedesco Stern, in attesa dei
risultati ufficiali del lavoro della commissione che saranno presentati a
Kofi Annan venerdì prossimo. Detlev Mehlis, il capo degli investigatori
incaricati, accuserà infatti Asef Shawkat, nientemeno che il cognato di
Assad e il capo dei servizi segreti dell’ esercito.
Il presidente della Siria con aria fra l’ infantile e lo stupefatto,
dichiarava solo tre giorni or sono alla giornalista della CNN Christiane
Amampour la sua totale innocenza nell’ assassinio e anche la sua volontà di
trascinare in processo come traditore chiunque avesse potuto risultare
colpevole. Non gli sarà , eventualmente, così semplice: prima di tutto,
sembra che Asef Shawkat sia già fuggito a Parigi in compagnia di sua moglie,
dei suoi figli e di altri personaggi indiziati; in secondo luogo, il ruolo
di Shawkat è talmente interno al regime che una sua pubblica testimonianza
potrebbe affrettare la fine del regime baathista di Assad: è considerato il
personaggio più importante di tutta la nomenclatura, secondo solo al rais,
intrinseco ai rapporti fra il regime e il deposto rais iracheno Saddam
Hussein; ha capeggiato una importante compagnia che gestiva gli scambi
relativi all’ accordo « oil for food» ; dopo l’ assassinio di Hariri ha preso il
posto del generale Hassan Khalil come capo dell’ Intelligence.
È il membro più importante del governo siriano e lo scrigno dei maggiori
segreti. Incriminarlo significa affondare un regime già profondamente nei
guai: gli Usa l’ hanno indiziato come regime che non solo ospita a Damasco
una quantità di organizzazioni terroriste che alimentano il conflitto
israelo palestinese; che fornisce agli Hezbollah il sostegno logistico
indispensabile, li usa a più scopi nel sud del Libano. E soprattutto che
alimenta con un passaggio intensivo di uomini e armi attraverso il proprio
confine con l’ Iraq il terrorismo in quel Paese. La messa sotto accusa di
Shawkat potrebbe essere l’ ultima goccia che secondo le intenzioni degli Usa,
che più volte hanno segnalato alla Siria che la pazienza era finita (ha
detto proprio così l’ ambasciatore americano in Iraq Zalman Khalizad) aprire
alle sanzioni del consiglio di sicurezza dell’ ONU che potrebbero indebolire
in modo letale un regime in crisi da tempo, specie da quando l’ altro regime
baathista del medio oriente, quello di Saddam, non esiste più . Quanto sia
seria la situazione della Siria lo si può valutare anche dall’ incontro a
sorpresa ieri mattina tra Condoleezza Rice e Kofi Annan. L’ alternativa ora
sembra: sanzioni o un sì di Assad alla fine del supporto al terrorismo.