Siria, Obama si prepara alla "guerra democratica"
domenica 25 agosto 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 25 agosto 2013L’opzione è ancora abbastanza confusa, ma è chiaro che ci sono due navi americane che possono sparare dal Mediterraneo fino a Damasco missili Tomahawk e a cui è stato revocato l’ordine previsto di rientrare alla base di Napoli. Obama sta valutando in queste ore se sia il caso di saltare la cosiddetta linea rossa, quella che si è disegnato quando ha dichiarato, più di un anno fa, che non avrebbe mai accettato l’uso di armi chimiche nella guerra siriana. Adesso che, dopo che peraltro questo sia già accaduto a marzo, il problema si è ripresentato con le immagini spaventose della strage di Damasco, dopo che il mondo intero gli ha chiesto conto, di fronte alle foto dei bambini uccisi dal gas Sarin, delle sue intenzioni, qualcosa si muove. Obama ieri ha riunito la squadra dei consiglieri per la sicurezza nazionale per discutere in maniera definitiva se mettere in moto la macchina militare.
Come aveva spiegato alla CNN è un’impresa molto difficile per un presidente americano se non c’è il supporto istituzionale delle Nazioni Unite. Ma sembra che ormai la pressione internazionale sia tale da indicare la strada della forzatura. Chuck Hagel, il ministro della difesa, ha dichiarato che gli USA “determineranno in breve cosa è accaduto in Siria”. Assad accusa Germania, Arabia Saudita e Qatar di fornire ai “terroristi” ovvero ai ribelli, sostanze chimiche, secondo la tv di Stato siriana ci sarebbero soldati in stato di soffocamento a causa di gas usati dai ribelli. Se anche fosse, ciò non lava Assad dalla strage sistematica che ha compiuto giorno dopo giorno dal gennaio 2011, e non solo dall’attacco di Damasco che alcune fonti dichiarano legato a un pericoloso avvicinamento dei ribelli ai centri del potere alawita nella capitale: sulla reputazione mondiale di Obama, sulla perdita della statura morale degli USA, pesano i più di centomila morti, i due milioni di profughi, i 5 milioni di sfollati: è una pesante crisi di coscienza di tutto l’Occidente quella che si è creata dopo che di fronte a tante brutture, che ricordano le passate sofferenze dell’Europa del secolo scorso, nessuno ha mosso un dito.
La probabilità che l’ONU approvi un intervento in Siria sono nulle, perché la Russia fa buona guardia al suo cliente preferito, che è anche l’unico rimasto all’Iran. L’asse è robusto: dunque l’ipotesi possibile che gli uomini di Obama stanno studiando è un intervento sul tipo del Kosovo, una guerra della NATO dall’aria (mai i famosi “stivali sul terreno” ricorderebbe troppo George Bush). Il Kosovo, come ha scritto il New York Times, è per Obama il precedente più ovvio perché anche là la molla fu la strage di civili, e Bill Clinton, allora presidente, poté usare la motivazione della protezione della popolazione vulnerabile per giustificare 78 giorni di attacchi aerei. Il precedente è buono per Obama anche perché Clinton rappresenta un precedente democratico e di sinistra, ottimo amico dei governi europei governati a loro volta in buon numero dalla sinistra (per Italia Obama potrebbe contare su Letta, come a quel tempo Clinton contò fra i suoi sostenitori D’Alema). Le ipotesi sono tutte quelle che non presuppongono un attacco portato da terra.
Le navi “Distroyer” potrebbero agire dall’acqua. Non si deve dimenticare anche che gli Stati Uniti hanno guidato le esercitazioni di gruppi di ribelli sul confine giordano-siriano, e se n’è occupata direttamente la CIA; Obama ha lasciato in Giordania 700 combattenti americani in seguito a una richiesta del governo Giordano. Le esercitazioni includevano l’uso del sistema Patriot (serve a bloccare missili nemici) e di aerei da combattimento. La decisione di intervenire contro Assad non significa necessariamente che si punti alla sua distruzione, un deterrente importante fin’ora è certo stata la natura dei gruppi ribelli fra quali molti estremisti jihadisti islamici, qaedisti, appartenenti a Jabat al Nusra che ha ingrandito le sue file da quando è riuscita a incamerare migliaia di combattenti del “Free Syrian Army”. I suoi 5000 uomini sono i più estremisti e i più decisi, si impongono rispetto ai 50mila dell’esercito, e formano alleanze col Fronte di Liberazione Siriano (37mila combattenti) e il Fronte Siriano Islamico (13mila guerrieri. Questi gruppi sono sostenitori dichiarati della Sharia e nel corso della guerra hanno compiuto atrocità innominabili, hanno torturato e ucciso senza freno. Certamente ieri gli esperti di Obama hanno discusso a lungo su che cosa potrà accadere il giorno dopo che Assad perderà il potere, e che fra i loro pensieri più preoccupati sia comparso, furioso e aggressivo, Vladimir Putin.