Siria, Israele non si nasconde «Nostri gli attacchi all'Iran»
martedì 22 gennaio 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 22 gennaio 2019"Siamo veramente impazienti di eliminare il regime sionista. I nostri giovani piloti non vedono l'ora di scontrarsi col regime sionista e di eliminarlo dalla faccia della terra". Così ieri Aziz Nasirzadeh, uno dei generali delle Forze di Quds, la sezione estera delle Guardie della Rivoluzione, poche ore dopo che i caccia israeliani hanno lanciato all'alba un attacco massiccio contro obiettivi iraniani all'aeroporto di Damasco in cui sono rimasti uccisi 11 soldati secondo le fonti siriane, 4 secondo quelle russe. Niente di nuovo nelle dichiarazioni di antisemitismo genocida dell'Iran, ormai una autentica antologia di ottusa ferocia. E nemmeno negli attacchi di Israele alle strutture iraniane (depositi di armi, strutture di intelligence...) in Siria, che secondo il capo di Stato maggiore uscente Gadi Eisenkot sono migliaia. Ma di cose nuove invece ce ne sono parecchie in ciò che è accaduto nelle ultime ore, e nessuna promette bene.
La prima: qualche ora prima dell'ultima tornata di scontri che è in corso da tre giorni prima il Capo di Stato maggiore e poi il Primo ministro Benjamin Netanyahu stesso hanno rivendicato pubblicamente a Israele la paternità degli attacchi. Un gesto che contraddice decenni di ambiguità, che invita il nemico a confrontarsi direttamente con una richiesta che da parte di Israele è sempre la stessa ma è sempre più dura: vattene dal mio confine, non consentiremo che sia stabilito qui uno Stato siriano vassallo delle Guardie della Rivoluzione. In particolare, chi doveva ascoltare l'invito stavolta era il grande generale cui è affidata l'espansione dell'Iran impegnato nella rivoluzione islamica mondiale, Qasem Suleimani. Dopo che Israele aveva causato il ritorno in Iran di un aereo carico di suoi colleghi della Guardia di Quds diretto a Damasco, piccato dall'atteggiamento israeliano diretto e minaccioso e preoccupato forse che Khamenei lo giudicasse indeciso rispetto alla tenuta sciita in Siria, ha deciso per il lancio di un missile terra-terra di grandi dimensioni, capace di una gittata di 300 chilometri, lanciato non su obiettivi militari ma sui campi di sci (gli unici di Israele, molto frequentati in questi giorni di neve) del Monte Hermon. Per fortuna "Iron Dome" il sistema israeliano di difesa antimissile ha bloccato l'attacco. Suleimani, pare, aveva preparato quel missile speciale: un analista famoso, Ron Ben Yshai, ritiene che ne abbia curato il lancio personalmente.
