SI ARROVENTA LA CAMPAGNA ELETTORALE PALESTINESE Tra Abu Mazen e Hamas è l’ ora delle minacce
venerdì 7 gennaio 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
« Hamas deve capire bene: se continua con le minacce personali a Abu Mazen e
al Fatah, lanceremo un’ operazione nello stile di Falluja» ha detto un
ufficiale molto vicino al candidato di Fatah alle elezioni palestinesi che
avranno luogo domenica. Mancano due giorni, cambia lo stile: non si gioca
più , siamo a una scommessa per la vita e per la morte, il tema che
finalmente esplode, centrale e inevitabile, non è solo quello della
democrazia (tutti dicono di volerla quasi con le stesse parole, tutti i
candidati, anche i più estremisti, hanno interesse a superare la fase del
potere assoluto), ma quello della violenza, e si manifestano le posizioni
opposte. E così , si fronteggiano Fatah e Hamas con la Jihad Islamica, che
fin’ ora si rivolgevano complimenti e promesse di unità e di non
belligeranza. I nemici cominciano a mostrarsi la faccia per lo scontro.
Già da lunedì , Hamas aveva cominciato a pubblicizzare messaggi di minaccia:
« Abu Mazen - proclama un suo documento - sta pugnalando la resistenza
palestinese alla schiena» . E gli chiede di scusarsi per essersi pronunciato
contro l’ uso dei missili Kassam. Si tratta di un messaggio chiaro, pari a
una accusa di alto tradimento, e non pochi palestinesi hanno pagato con la
vita per questo: insomma, una condanna a morte. In quello stesso giorno
infatti, Abu Mazen aveva fatto infuriare Hamas di Gaza chiedendo proprio
alle folle di Gaza con grande coraggio, di smettere di colpire con una
pioggia di missili Kassam dentro e fuori la Linea Verde; aveva spiegato che
non serve a niente, e porta solo grandi lutti ai palestinesi quando
l’ Esercito israeliano compie le incursioni per distruggere i missili. La
risposta del movimento integralista affiancato da altri sei gruppi politici
ha sostenuto anche che questa richiesta corrisponde a una licenza per i
carri armati di entrare nei campi profughi e nelle città della Striscia:
Hamas e i suoi alleati, era la risposta del movimento integralista,
rifiutavano e promettevano di essere ancora « l’ incubo dei sionisti» .
E hanno mantenuto la promessa: parecchie decine di razzi sono piovute
incessanemente fino a ieri pomeriggio, con feriti e danni. Quando Hamas ha
minacciato direttamente la sua vita, l’ azione di Abu Mazen si è sdoppiata:
da una parte, il candidato del Fatah si è impegnato a smentire la terribile
accusa di essere un collaborazionista e a cercato di riqualificarsi sul
fronte dei falchi facendo dichiarazioni sempre più dure contro Israele, fino
a quella di martedi, quando ha definito Israele con la desueta e violenta
espressione di « nemico sionista» che neppure Arafat usava più . Dall’ altra
parte però si è dedicato al rafforzamento del suo rapporto con un’ altra
parte del movimento palestinese molto robusta anche dal punto di vista
militare: le Brigate di Al Aqsa, con il loro vasto sfondo di Tanzim e
Shabiba (le organizzazioni giovanili), le organizzazioni dei prigionieri e i
ricercati sempre in fuga davanti alla caccia che conduce Israele. Ieri a
Nablus, il comizio è stata un’ apoteosi della abilità di Abu Mazen a muoversi
in questa difficilissima base elettorale; con i capi pare che Abu Mazen
abbia stretto un patto scritto che prevede il sostegno nella lotta per
liberare i prigionieri, per aiutare i profughi e per Gerusalemme. Nella
città più caotica e armata della West Bank, le Brigate si sono presentate
non armate in onore del capo, l’ atteggiamento è stato favorevole come a
Jenin, quando il capo militare locale l’ ha portato sulle spalle davanti a
una folla (stavolta armata) identica per composizione a quella che nel 2003,
quando Abu Mazen era primo ministro, urlava sparando per aria « non vogliamo
agenti della Cia nel governo» .
Adesso Hamas potrebbe non limitarsi agli spari in aria ed è per questo che
Abu Mazen alla fine ha deciso di non tenere il suo tour elettorale a
Gerusalemme finale nella zona delle Moschee. Abu Mazen ha spiegato che
rifiuta di essere protetto dagli attentato lo spinga a tenere comizi in una
zona più controllabile. Alto anche il rischio che Hamas inviti, con modi non
precisamente cortesi, gli elettori a non andare a votare domenica prossima,
o addirittura, come riportano voci raccolte a Ramallah, che indichi Mustafa
Barguti, sottobanco, come suo candidato. Questo spiegeherebbe come mai il
leader in carcere ha fatto dichiarazioni molto dirette contro la posizione
del candidato di Fatah che ha chiesto di fermare gli attacchi con i missili.
La pioggia in questi giorni batte forte su Israele e l’ Autonomia: i due
grandi nemiche delle elezioni, la violenza e il maltempo, sono in agguato
contro la speranza di tanta gente che aspetta che domenica sorga il sole con
una luce nuova.