SHLOMO BLASS SI PREPARA ALLA BATTAGLIA CONTRO IL CAPO DEL GOVERNO « No n intendo continuare a fare l’ ebreo errante» Un leader dei coloni: smantella re gli insediamenti sarebbe la fine di Israele
martedì 15 aprile 2003 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
SHLOMO Blass ha 28 anni, di cui ventisette e sei mesi vissuti da
colono
prima nel grande insediamento di Ofra, vicino a Ramallah, e quindi in
uno
che conta un migliaio di anime, Neve Tzuf, sul bordo di una foresta
in
Samaria. Qui l’ hanno portato i suoi genitori americani, il rabbino
Jonathan
Blass e la madre, Sharon. E’ una famiglia molto importante nel
movimento dei
coloni, che sono ormai 250mila. In queste ore iniziano la protesta
contro
l’ intervista in cui ieri Ariel Sharon dichiarava la sua disponibilità
a
cedere insiediamenti in cambio di sicurezza e a riconoscere uno Stato
palestinese. Shlomo studia storia e giornalismo all’ universita’ di
Gerusalemme, scrive e realizza video per una tv privata dei coloni,
dei
quali è divenuto un giovane leader. Come può un ragazzo giovane e
normale
come lui accettare di essere « un colono» inviso a quasi tutto il
mondo? « Mi
duole, certo che mi duole, ma anche i miei avi erano odiati perché
non erano
idolatri» . Lo troviamo già sulle barricate di una battaglia contro
Sharon.
E’ deluso? Arrabbiato?
« Molto, anche se Sharon è una tale volpe che magari sta solo cercando
di
sfruttare al meglio il dopoguerra, l’ amicizia con Bush» .
Così dicono anche alcuni leader palestinesi. Ma veniamo alla
sostanza.
Sharon parla di cedere quegli insediamenti di cui è considerato uno
dei
padri. Dunque, ha mentito quando li sosteneva o mente oggi?
« Sharon fu colui che invitò a costruire gli insediamenti, ma anche
quello
che li smantellò con le sue mani a Yamit, nel Sinai, dopo la pace con
l’ Egitto. La sua visione, anche se parla di una profonda sofferenza,
è molto
politica» .
Ma soprattutto legata alla sicurezza, che non solo gli insediementi
non
garantiscono, ma anche talvolta mettono a repentaglio costringendo i
soldati
a sorvegliarli, e a morire per voi.
« Rifiuto categoricamente questa impostazione. Prenda l’ insediamento
più
deprecato, Netzarim, a Gaza: è un avamposto, non un impaccio. Senza
di esso
non avremmo nessuna possibilità di capire che cosa sta accadendo a
Gaza,
come si organizza il terrorismo, come si combatte» .
Ma i palestinesi non sono dei sorvegliati speciali, sono un popolo
che
chiede un suo Stato.
« Cerchiamo di capire perché , alla base, noi non siamo d’ accordo con
Sharon:
io non mi considero un occupante di un bel niente, non ho ambizioni
espansionistiche, mi trovo ad avere recuperato la terra delle mie
origini
dopo una guerra di difesa» .
Che ha spodestato un altro popolo, ragion per cui c’ è una guerra
permanente
e c’ è il terrorismo.
« Niente affatto: la loro guerra contro di noi comincia ben prima del
1967,
ha conosciuto periodi di terrorismo terribili come quello attuale.
Perché
mentre ogni altro popolo che vive sulla sua terra d’ origine viene
considerato legittimamente legato ad essa, io devo continuare a
essere
l’ ebreo errante che non ha patria?» .
Sharon non la pensa certo così , solo che vede, sembrerebbe, la
possibilità
di una pace che contempli anche la sicurezza.
« La sicurezza non sarà certo garantita da uno Stato palestinese.
Troppi
morti è costato l’ errore dell’ accordo di Oslo, quando si pensò che
sgomberando le città , e lo facemmo, e armando l’ Autonomia, e lo
facemmo,
avremmo avuto la pace. Quando i palestinesi ci dicono che vorrebbero
vederci
fuori da qui, e che reclamano il diritto al ritorno nei confini di
Israele
(ciò che equivale, e lo dice anche Sharon, a decretarne la
sparizione)
ascoltiamoli. La sinistra fa finta di niente» .
Lei vede un mondo immobile, ma Saddam non esiste più , l’ Urss, che nel
passato sosteneneva il panarabismo, neppure. Gli insediamenti
sembrano aver
perso il senso della realtà .
« E’ vero il contrario, siamo gli unici ad averlo mantenuto. Uno Stato
palestinese preparerà il nostro annientamento con le armi, un piccolo
spostamento ne prepara uno molto più grande, chissà , fino al mare» .
Sharon rifiuta l’ idea che il popolo d’ Israele sia un oppressore.
« Io non voglio opprimere nessuno, ma non tollero il doppio standard:
io non
posso vivere dove voglio, che so, a Ramallah, loro possono
addirittura
buttarmi fuori, quando già hanno il diritto di stare dove credono.
Non si
dimentichi quanto siamo minuscoli. Io non accetto nel modo più
assoluto di
essere giudicato moralmente da un dittatore come Arafat che
imprigiona e
fucila senza processo, che non rispetta i diritti umani. Perché non
si
chiede uno standard più elevato ai palestinesi?» .
Glielo si chiede invece, quando si spera in Abu Mazen.
« Non so come sia Abu Mazen, e spero in bene. Ma la nuova generazione
non è
affatto pacifista, è piu’ educata all’ oltranzismo della vecchia. Non
mi
fido» .
Invece Sharon forse si fiderà , e voi resterete indietro. Signor
Blass, avete
avuto una quantità di morti in questa Intifada, se andate per strada
vi
sparano, di notte siete assediati.
« La mia zona, Matte Byniamin, ha avuto il più grande numero di morti
in
percentuale. Abbiamo donne e bambini uccisi sugli autobus con spari
provenienti dal vicino villaggio di Safa, in casa, per la strada. Io
viaggio
solo con un giubbotto antiproiettile, mia madre non è potuta venire
all’ ospedale quando hanno operato mio fratello perché era pericoloso
uscire
di casa» .
Mi domando come si può vivere in questo pericolo continuo, odiati, in
guardia.
« Io mi sento un privilegiato, vivo per un’ idea, non cambierei la mia
condizione con nessuno» .
Cosa farà quando Sharon vi dirà : “ Adesso fuori” ?
« Aspetti: gli dò il beneficio del dubbio» .