shalom nov
sabato 1 ottobre 2016 Generico 0 commenti
ottobre 2016Non esiste più la storia, lo sapevate? Non contate più sulla verità testimoniata da documenti e prove, essa è ormai diventata "la narrativa" secondo questo o quello scrittore, quello storico, quel testimone e anche secondo l'occhio di chi legge che presenta a sua volta una quantità infinita di varianti. Dunque, qualcuno può descrivere la grandezza dell'Impero Romano, oppure la dominazione del Papato su Roma, o l'importanza dei Medici a Firenze, o il valore della Resistenza nella lotta contro il nazifascismo... Ma a tutto questo sarà soltanto una "narrativa". I popoli colonizzati dai romani, o i cittadini della Roma papale o gli amici dei Degli Albizi di Firenze potranno sostenere che si è trattato di fantocci che hanno fatto solo ludibrio e danno di terre e ricchezze appartenenti ad altri. Usciranno i discendenti dei Galli che racconteranno che giunto al passaggio del Rubicone Giulio Cesare in realtà tornò indietro, o che il Papa ha portato a Roma solo miseria e predominio, o che i Medici erano dei volgari commercianti di danaro.. Del resto noi ebrei lo sappiamo bene, la menzogna storica regna sovrana e non ha confine: persino la Shoah è oggetto di negazione criminale, nonostante i testimoni siano ancora vivi, i documenti inequivocabili e caldi.
Qualcuno dice che il negazionismo di questi giorni, quello che nega ogni legame degli ebrei con la loro terra sia ancora peggiore di quello dello Shoah. Certamente, è altrettanto oltraggioso e lesivo. Ma la storia ormai è diventata uno strumento di guerra aperta contro gli ebrei e quelli che sono ritenuti i loro amici. Edward Said nei suoi libri pieni di inesattezze e anche di autentiche bugie (persino sulla sua stessa vita!) spiegò che gli storici del Medio Oriente, anche i migliori come Bernard Lewis, raccontano solo il punto di vista dell'imperialismo contro una verità che esclusivamente gli "indigeni" possono raccontare.
La storia non esiste più nella concezione relativista che ormai se ne è impossessato, forse nemmeno la geografia, dato che ciascuno ha una sua interpretazione dei confini, e lo si vede bene per esempio se guardiamo la revisione cui è andato sottoposta il trattato Sykes Picot, o il modo in cui le grandi controverse, per esempio quella con i Curdi, vengono viste dalle parti in causa. I palestinesi hanno fatto di questo punto di vista un'arma formidabile basandosi sull'ignoranza della gente, sulla viltà degli interlocutori consapevoli come l'Europa, sulla complicità degli amici interessati come il blocco islamico, e quindi sul conseguente automatismo anti-israeliano di tutta la comunità internazionale, dall'ONU e le sue agenzie all'Unione Europea.
Tutti hanno seguito in questi giorni la repugnante vicenda dell'UNESCO che ha consegnato al mondo islamico, nella lista dei beni culturali più importanti per l'umanità, addirittura Gerusalemme, il Monte del Tempio, il Muro del Pianto attribuendogli solo l'appellativo di musulmano, "Spianata delle Moschee". L'Unesco ha preso nella sua mano il cuore pulsante dell'ebraismo e l'ha consegnato al retaggio musulmano. L'avete visto, avete inorridito, siete rimasti stupefatti che questo possa accadere, avete seguito con un misto di sgomento e di soddisfazione il pentimento del Primo Ministro Matteo Renzi che si è accorto del disastro compiuto dalla sua delegazione all'Unesco e dal suo ministero degli esteri. "Automatismo", è stato detto a mo’ di giustificazione dell'astensione italiana: ma se è automatico ormai condannare Israele e il popolo ebraico a morte cancellandolo o tartassandolo, come del resto dimostrano i dati delle votazioni compulsive di tutte le organizzazioni dell'ONU e dell'UE, come può questo essere accettato da una mente razionale, ancorché diplomatica e desiderosa di unità a tutti i costi?
La risposta risiede in un meccanismo difficile da smontare, e che si capisce molto bene quando il Ministro Gentiloni spiega che, anzi! L'Italia, aveva deciso di astenersi come del resto fa spesso, per evitare una situazione ancora peggiore. Ovvero: la consapevolezza che nel consesso internazionale l'antisemitismo palestinese sia diventato senso comune e persino regola diplomatica è acquisita come questione statica, immutabile, pietra di paragone persino di chi non intenda esercitare nessuna politica di odio nei confronti di Israele, persino per chi voglio essere amichevole. A tanto siamo arrivati.
Così le molteplici prove di funzionamento dell'attitudine irrazionale, ignorante, insensata che vige nelle istituzioni internazionali, hanno portato i palestinesi e i loro alleati, o anche semplicemente gli opportunisti, a alzare il tiro: all'Unesco era cominciato con Hevron e la tomba dei Patriarchi, che è diventata retaggio islamico, poi con la tomba di Rachele, adesso siamo arrivati al Muro del Pianto, complimenti, bella escalation, ma non è finita qui. Il palcoscenico diplomatico, per altro gestito in parallelo col terrorismo, paga, e adesso Abu Mazen pensa di portare a casa una serie di grandi successi: prima di tutto spera che Obama, nel periodo fra l'elezione del prossimo presidente e il suo abbandono della Casa Bianca, tolga al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il veto USA che ha sempre fermato la maggiore istanza internazionale esistente dal condannare Israele. Obama potrebbe procedere dopo la conclusione elettorale con una condanna degli insediamenti e la votazione di una soluzione del conflitto tutta favorevole ai palestinesi. E' possibile che Obama voglia segnare un goal dopo il novantesimo minuti a favore del suo retaggio in politica estera che si è dimostrato fallimentare e confuso e che abbisogna di una lustratina.
In secondo luogo, Abu Mazen ha annunciato che intende portare l'Inghilterra al Tribunale Internazionale per la decisione di 99 anni fa di consegnare al movimento sionista la famosa Dichiarazione Balfour, firmata appunto da Lord Arthur James Balfour per Lord Walter Rothschild a nome della Comunità ebraica.
Il 2 novembre del1917 Lord Balfour scriveva: "Il Governo di Sua Maestà vede con favore la fondazione in Palestina di una casa nazionale per il Popolo Ebraico, e farà del suo meglio per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo". Abu Mazen vuole fare passare questo documento come una delle tante scelte colonialiste dell'Inghilterra.Niente di più falso. Gli ebrei non hanno mai partecipato a nessun disegno coloniale, ovvero di espropriazione di terra altrui. Naturalmente ancora non esisteva neppure l'idea che potesse nascere l'uso della parola "palestinese" per designare un popolo locale arabo, essendo chiarissimo anche come risulta da molti documenti arabi che Israele prima dell'Impero Romano e della dominazione turca aveva appartenuto soltanto agli ebrei, e che gli arabi, presenti dalle conquiste islamiche, hanno sempre costituito una popolazione mista siriana, egiziana, e proveniente su quella piccola scheggia di terra riarsa solo in svariate ondate più avanti incrementate dal sionismo. E' lo sceicco Hussein che nel 1918 scriveva, da guardiano dei luoghi santi in Arabia Saudita, che "gli ebrei tornavano nella loro sacra e amata patria da cui erano stati esiliati", e l'Emiro Feisal nel 1919 scriveva "Porgiamo agli ebrei un sincero e sentito benvenuti a casa!".
La dichiarazione Balfour è la base della legittimità internazionale di Israele: nel giugno del 1922 la Lega delle Nazioni voto all'unanimità "il legame storico fra il Popolo Ebraico e la Palestina come base per la ricostruzione della loro casa nazionale in quel Paese". Questa è la fondamentale base storica della vicenda: mio padre Aaron-Alberto, prima della fondazione di Israele soldato nell'esercito di difesa dell'Yishuv, amava sentirsi chiamare "palestinese". Loro, gli ebrei immigrati, erano i palestinesi nel secolo scorso: gli ebrei tornati a casa loro. Adesso se ne vuole semplicemente sostituire l'identità negando legittimità a chi ne ha più diritto storicamente e quanto a status internazionale.