Serata di sorrisi tra Peres e Sharon Alla festa per gli 80 anni del P remio Nobel: riflessi sul governo?
martedì 23 settembre 2003 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Se non fosse stato per l'inaspettato romanzo fra Ariel Sharon e Shimon
Peres, la festa sarebbe risultata grandiosamente scontata, una riedizione
del compleanno di Nabucodonossor in versione democratica. Infatti è stata
una festa così entusiasta da rasentare il culto della personalità , così
nostalgica da rischiare di vanificare il suo messaggio di pace fra le
lacrime e i sorrisi. Ma in generale, le celebrazioni dell' ottantesimo
compleanno di Shimon Peres sono state, nonostante le critiche, un successo.
Da tempo non si era vista tanto buon umore dopo anni così terribili, da
tempo il mondo intero non aveva tributato a Israele tanta simpatia per il
suo spirito di resistenza e la sua vitalità ; e in un momento così difficile
non è piccola cosa che i ristoranti e gli alberghi di Tel Aviv abbiano
ospitato una folla di sorrisi importanti, tutti gli uomini del secolo da
Bill Clinton, a Gorbaciov, a De Clerck chiunque abbia a che fare con la
parola « pace» , e oltre; primi ministri, artisti, attori, scienziati, premi
Nobel...non mancava nessuno.
I 3500 ospiti molto importanti, nella serata di domenica sono convenuti
all'Echal ha Tarbut, il teatro nobile di Tel Aviv, dove suona sempre la
Filarmonica. Molta bella borghesia intellettuale con la camicia bianca,
senza cravatta, alla maniera del kibbutz. Chi, fra gli ospiti stranieri
mancava ha mandato, come Henry Kissinger o Jacques Chirac, auguri filmati
che sono divenuti parte di un programma di due ore e più di film, canzoni,
discorsi. Ieri i festeggiamenti comprendevano un dibattito accademico su
problemi economici della zona, una specie di riedizione del Nuovo Medio
Oriente.
In un clima di grande benevolenza, in cui Bill Clinton radiava amore
ricambiato per Israele, ed ha perfino cantato « Imagine» con quaranta bambini
palestinesi e quaranta israeliani uniti in un coro, Sharon e Peres hanno
stupito il mondo con un'affettuosità reciproca che è sfociato addirittura
nella proposta che ieri ha tenuta occupata tutta Israele, quella di un
eventuale ricostruzione del governo di coalizione. « La cosa che mi ha
colpito di più » ha detto il sindaco di Roma Walter Veltroni, uno dei rari
ospiti italiani « è proprio il grande rispetto fra il capo del governo e
dell'opposizione, la volontà di capirsi, di dialogare» .
Il dialogo l'ha aperto Sharon, dopo una serata passata seduto stretto
(letteralmente) a fianco di Peres nella prima fila: una decina di film
diversi gli aveva mostrato Peres da povero bambino appena immigrato, da
agricoltore improvvisato ma appassionato, da innamorato della Bibbia e poi
dei romanzi russi, sionista indomabile, alunno e innamorato
intellettualmente di David Ben Gurion, che a 29 anni già gli affidò il primo
dei mille ruoli pubblici, direttore del ministero della difesa (« non ti sai
tenere un lavoro» gli ha detto Clinton applauditissimo « ma ne hai provato di
tutti i colori, primo ministro, ministro degli esteri, della difesa, delle
costruzioni...hai cominciato molto prima di me, e finirai molto più tardi» ).
Dopo aver guardato Peres che costruisce la bomba di Dimona e l'aviazione,
Peres che riesce a liberare gli ostaggi a Entebbe, Peres che fa immigrare i
russi e gli etiopi, Peres che firma l'accordo di Oslo, Peres con Rabin fino
alla fine, Sharon lo ha colmato di buone parole: « Chissà che non si possa di
nuovo lavorare insieme per un fine comune» . Peres allora ha parlato di pace:
« Forse è molto più vicina di quanto tu non pensi o io non creda, e ci
possiamo lavorare» . Anche ieri, Peres si è rivolto a Arik intervenendo al
convegno: è il momento di fare, siamo in emergenza, non c'è tempo da
perdere. Ma restano fondamentali divergenze fra i due. Arafat per Sharon,
non può essere più un partner, e Peres ieri lo ha citato di nuovo, come per
chiamarlo a farsi vivo in modo positivo.