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SE IL PRESIDENTE È UNA DONNA COI PANTALONI

mercoledì 5 maggio 1999 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein CHE Rosa ed Emma siano candidate alla Presidenza della Repubblica, è una bella novità . Persino il suono di due nomi di donna nella discussione sulla più alta carica dello Stato, è un dono di modernità . Sarebbe certo una grande innovazione di costume avere finalmente una donna al Quirinale. Vorrebbe dire sancire l'eccellenza di un movimento femminile e poi femminista con una storia degna della migliore tradizione occidentale. L'Inghilterra ha avuto un primo ministro con i capelli cotonati, gli Usa hanno un ministro degli Esteri che porta grandi spille d'oro, nel lontano Oriente donne come Sonia Gandhi corrono nelle gare più importanti. E da noi le donne non mancano ogni giorno di dare notizia di sé . Tutto il mondo ha parlato ultimamente delle nostre deputate in blue jeans: l'abbigliamento simbolo della modernità , della democrazia e del moto perpetuo. Risulta dunque un po' strano, al contrario, che ambedue le candidate, sia pure così diverse e distanti tra di loro, escano da un mondo che è tutto politico, ambedue da sempre organizzatrici professionali del consenso o del dissenso. Certo, Emma Bonino, la più rappresentativa fra le laiche italiane, ha trascorso una vita nel vento delle piazze, in testa ai cortei, libera e sola, tutta dedita ai diritti civili. Invece Rossa Russo Jervolino è una placida ecumenica, una moderata ontologica, in libera uscita dalla sua vera vocazione, quella femminil- familiare. Ma quanti, al giorno d'oggi, possono ritenere ideale il professionismo politico? Quanti, in Italia, hanno il coraggio di ritenerlo moderno?

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