Schiaffi pure da Macron. Parigi resta anti-Israele
lunedì 11 dicembre 2017 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 11 dicembre 2017Che peccato, che occasione perduta per l'Europa: se Macron avesse dimostrato davvero un po’ del coraggio che spesso gli si attribuisce l'Europa oggi avrebbe un leader vero, una guida. Un leader sa distinguere la vieta consuetudine politica da ciò che è giusto, sa attribuire il peso necessario alla verità quando tutte le bugie non hanno portato a nessun risultato, sa vedere quando per raggiungere l'unità l'Europa non deve utilizzare come ostaggio l'unica preda a disposizione per ottenere un voto compatto, Israele, mentre tutto il resto è dissidio. Sa individuare un alleato valoroso di fronte alle sfide del tempo, specie in tempo di terrorismo.
Invece Macron incontrando ieri Netanyahu all'Eliseo ha marcato di nuovo la sostanziale indifferenza dell'Europa per Israele, per la sua sicurezza e la sua esistenza: è la posizione ufficiale, quella di ripetere la parola Israele coniugandola sempre con occupazione, ignorando la realtà dei fatti, e Macron si è mosso da bravo scolaretto.
Eppure il suo linguaggio corporeo rispettoso e cordiale, il sorriso, le pacche sulle spalle nonché la sua immediata promessa di visitare Israele nel 2018 e la dichiarazione di non avere nessuna intenzione di organizzare un'altra fallimentare Conferenza di pace, segnalano un desiderio di accordo, un sottinteso proibito. Ma manca il coraggio di non essere quella solita Europa che biasima Israele, e anche, che bellezza, gli Stati Uniti.
Netanyahu ha detto nell'incontro dell'Eliseo in cui M;acron invocava la pace: "La cosa più importante per un negoziato di pace è riconoscere che l'altra parte ha il diritto di esistere. E' questo il punto che ha impedito la pace fra israeliani e palestinesi. Ecco la mia offerta: sediamoci insieme (ai palestinesi) e negoziamo la pace. Ho più volte invitato il Presidente Abbas e lo faccio di nuoco qui all'Eliseo. Questo è un gesto di pace, niente potrebbe essere più semplice". E' stata questa la risposta alla richiesta di Macron, che ha domandato al Primo Ministro d'Israele "un gesto coraggioso verso i palestinesi", accompagnato naturalmente dalla condanna del riconoscimento di Gerusalemme da parte di Trump.
Un gesto coraggioso? Forse era l'Europa, finalmente a dover mostrare un po’ di coraggio, in particolare la Francia dove l'antisemitismo ossessivo e omicida ha già spinto all'emigrazione nel 2016, 8.000 ebrei. E non è abbastanza coraggiosa Israele a mantenere una decisa, puntigliosa democrazia e un giudiziario impeccabile mentre è parafulmine dell'odio islamista che la bombarda di terrorismo? Non è abbastanza coraggiosa nel mantenere, mentre si impegna nella scienza e nell'arte, la sua proposta di dialogo per la pace quando i palestinesi pagano stipendi ai terroristi e nominano scuole e strade in loro onore? Non soddisfa l'Europa il fatto che Gerusalemme sia, benché unita come capitale di Israele dal 1950, affidata per quel che riguarda le tre religioni ai poteri di ciascuna delle tre fedi che la caratterizzano, garantendo così il libero accesso di tutti? E dov'è la richiesta di un gesto coraggioso ai palestinesi e al mondo arabo, mentre la violenza sembra la carta preferita e anzi l'unica che esso sa giocare, mentre in Europa si diffonde l'antisemitismo, come in Svezia dove è stata assalita una sinagoga? Netanyahu, per quel che se ne sa, ha preferito concentrasi con Macron sulle questioni libanesi, del mondo arabo, apprezzando il ruolo avuto nella vicenda di Saad Hariri, tornato al suo ruolo di Primo ministro. E ha invece stigmatizzato senza mezze parole il tono violento e antisemita di Erdogan, paragonabile solo a quello iraniano.
L'Iran è comunque un’altra questione di controversia con la Francia, perché Macron, che pure muove adesso passi sulla questione dei missili balistici degli ayatollah, ha tuttora un atteggiamento incerto.
Netanyahu nello stesso tempo in cui gli giungevano le notizie di un civile pugnalato in condizioni gravissime mentre difendeva col proprio corpo i passeggeri della stazione centrale; mentre l'esercito faceva saltare una galleria destinata da Hamas a portare terroristi fin dentro i kibbutz del sud; e mentre di nuovo vengono sparati da Gaza missili sulla città, di nuovo descriveva a Macron una realtà evidente a tutti: Gerusalemme è la capitale di Israele, dove ha sede la Knesset, gli uffici del governo, tutte le istituzioni importanti e soprattutto il cuore del popolo ebraico. Deve forse restare il solo a non scegliere la propria capitale?
Macron, quando dichiara che il riconoscimento di Gerusalemme è pericoloso, evidentemente non ha in mente, o finge di non sapere quanto sia invece pericoloso proseguire in una menzogna che tiene i palestinesi nell'illusione di potere ottenere tutto senza dare niente usando come leva il terrorismo, nel sogno di veder sparire Israele dalla Terra.