SCENARI L’ IPERATTIVISMO DI PERES MENTRE LA POLITICA SI E’ FERMATA APP ARE INOPPORTUNO L’ amico-nemico tentato dal potere
lunedì 9 gennaio 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
Era stato, fra di loro, di più che un incontro politico: fra Peres e Sharon
era stato come un incontro atteso da tanti anni, erano stati sorrisi e
battute di affetto fra i decani della storia israeliana, l’ uno
statista-intellettuale di rango, l’ altro generale- contadino salvatore del
Paese, ambedue, da lidi lontani, convenuti sulla strada della pace. Peres,
che non ha mai preso la tessera di Kadima, era venuto perché credeva in
Sharon e perché Amir Peretz proprio non gli piace. Da un uomo della sua
esperienza e dei suoi sentimenti Israele si aspettava la migliore messa in
scena del dolore collettivo per le condizioni di Sharon. E invece non è
andata così . Si può forse immaginare che alle volte la vitalità sia oltre
che un dono una spinta un po’ inconsulta; o che l’ ispirazione politica a
cercare la pace sia una molla invincibile e un uomo di 82 ormai anni non
possa fare a meno di rincorrere il suo compito storico quando se ne presenta
l’ occasione. Eppure, Shimon Peres, Premio Nobel per la pace, il grande
personaggio che anche i bambini dei più sperduti Paesi conoscono, avrebbe
potuto darsi una tregua politica circa il suo ruolo nelle ore in cui l’ amico
di una vita e il suo compagno di strada dell’ ultima ora giace su un letto di
profonda tragedia e di dolore.
Ma non l’ ha fatto: invece di offrire al Primo Ministro ad interim Ehud
Olmert tutta la sua collaborazione, come invece, sinceri o meno, hanno
promesso in questa situazione tutti quanti, compreso chi è nemico giurato
del nuovo partito Kadima come Bibi Netanyahu o Amir Peretz, Peres ha
traccheggiato, ha risposto bofonchiando ai giornalisti israeliani e
stranieri che lo interrogavano sulle sue intenzioni. Sostegno a Olmert sì ,
ma solo come Primo ministro ad interim. Niente per Kadima o per il futuro
politico del Paese. Un silenzio sospetto. Sono cominciate a correre le voci
che Peres cercasse, data la malattia di Sharon, la strada del ritorno verso
i laburisti, naturalmente con una trattativa che ne facesse di nuovo il
personaggio di punto della sinistra pacifista. Si è ripetuto d’ altra parte
con insistenza che Peres trattava con Olmert, una volta stabilito che non
avrebbe potuto sostituire Sharon in testa alla lista del Kadima e quindi
come prossimo primo ministro, per il secondo posto in lista e anche per il
ruolo di ministro degli esteri. Sharon aveva detto: « Se Peres viene avrà da
me tutto quello che vorrà » ; un alto piedistallo da cui, a fronte di un
sessantenne come Olmert, Peres non può scendere. E Olmert non si sarebbe
pronunciato, è incerto fra l’ attribuzione di quel ruolo fra lui e la giovane
ministra della giustizia Tzipi Livni.
Mentre si sono succeduti, dunque, i bollettini medici drammatici delle
operazioni e delle TAC del primo ministro morente, Israele ha mandato ieri e
l’ altro ieri in onda le interviste a tutte le reti straniere, dalla BBC alla
CNN alle europee,in cui Peres veniva interrogato sul suo futuro politico. La
verità è che i primi sondaggi in cui Kadima risultava ancora vigorosamente
alla testa dell’ agone politico israeliano, mostravano anche una preferenza
della popolazione per un partito guidato da Peres, ancora un grande vecchio,
un nonno rassicurante per un paese sempre in pericolo, e adesso orfano più
che mai.
Peres si è dunque trincerato per tre giorni dietro l’ assunzione più volte
ripetuta che non è il caso di parlare di politica mentre una situazione di
emergenza come quella creatasi è in atto, e ha trattato, si dice, su due
fronti: quello di Kadima, di cui non è formalmente membro e cui può portate
otto seggi certi che controlla oggi presso i laburisti, il suo rapporto con
i vecchi laburisti che lo seguirebbero e il rapporto con gli immigrati russi
che di Olmert non sanno proprio niente. E quella del suo vecchio Partito
Laburista, che sembra aver bisogno di un leader politico che aiuti Amir
Peretz, il nuovo segretario-capolista, a una vittoria che invece gli attuali
sondaggi mostrano davvero lontana. Questa doppia manovra, peraltro male
accolta da ambedue le parti, gli è costato, almeno momentaneamente, una
reazione sprezzante da parte dell’ opinione pubblica. Così ieri Peres pallido
in volto e irato ha passato la giornata a ripetere ai giornalisti che i
sospetti lanciati in giro di sue manovre politiche legate alla crisi
corrente, sono sporche insinuazioni, pettegolezzi cui l’ unica risposta
sensata è che si deve piantarla di fare scenari politici seppellendo Sharon
quando ancora giace malato.
Una presa di posizione legittima specie per un leader di 82 anni, ma che non
allontana i sospetti di manovre da Peres, che oltre a un grande leader e un
uomo di idee rivoluzionarie, è sempre stato anche un politico instancabile
nella sua guerra per il potere. Alla fine, quello che si sembra intendere è
che a Peres non convenga affatto tornare all’ ovile socialista, visto il gelo
con cui Peretz ha accolto le voci di un eventuale rientro del grande padre
del processo di pace (« Noi non impediamo a nessuno di avvicinarsi al
partito, non chiudiamo certo le nostre porte, ma ci si deve decidere: o di
qua o di là » ); nè Olmert, per ora inaccessibile, sembra avere intenzione di
offrirgli qualche grande opportunità . Fino a ieri sera dunque Peres non
stava né da una parte né dall’ altra, con l’ unica prospettiva di restare il
solito grande uomo, e tuttavia richiamato alla realtà della sua età
dall’ errore di uno slancio giovanile verso il potere che non si confà alla
sua anagrafe e al suo ruolo storico.